2024-09-08
Volevano uccidere il Papa a Giacarta Sette arrestati: «Sono legati all’Isis»
Papa Francesco (Getty Images)
Trovati volantini pro Stato islamico, armi e un drone. L’ordine di eliminare il Pontefice in Indonesia è arrivato dopo la dichiarazione congiunta con un imam: «È blasfemia». Francesco si trova ora in Papua Nuova Guinea. La polizia indonesiana ha arrestato sette persone accusate di aver architettato un (fallito) complotto per attaccare papa Francesco, che lo sorso 6 settembre ha concluso la prima tappa del tour Asia-Pacifico di 12 giorni nell’arcipelago.Secondo il comunicato stampa rilasciato dall’unità antiterrorismo Densus-88 della polizia nazionale indonesiana, i sette sono stati arrestati (la maggior parte il 2 e il 3 settembre) a Giacarta, nelle città periferiche di Bogor e Bekasi, nella provincia di Sumatra occidentale e nella provincia delle isole Bangka Belitung. Il colonello Aswin Siregar, portavoce dell’unità antiterrorismo, ha dichiarato che le indagini sono in corso e che non è stato ancora stabilito se i sette detenuti si conoscono tra loro o se sono membri della stessa cellula: «Abbiamo un meccanismo per monitorare e filtrare. Abbiamo ricevuto informazioni grazie a una soffiata da membri del gruppo».Il 21 agosto scorso un militante affiliato ad Al Qaeda, Yudi Lukito Kurniawan, indonesiano cinquantunenne che nel 2014 aveva pianificato un piano mai realizzato per attaccare la Borsa di Singapore, è stato arrestato a Gorontalo, nella parte settentrionale dell’isola di Sulawesi. Le perquisizioni condotte nella casa di uno dei militanti che stavano pianificando l’attacco a Francesco, che ha visitato Giacarta dal 3 al 6 settembre, «hanno portato al sequestro di archi e frecce, un drone e volantini dell’Isis», ha detto una fonte al The Straits Times, aggiungendo che «alcuni degli arrestati avevano giurato fedeltà allo Stato islamico».Secondo i primi riscontri investigativi, uno degli arrestati è un militante che appartiene alla rete terroristica Jamaah ansharut daulah (Aiutanti della congregazione dello Stato - Jad) collegata all’Isis, che il 10 ottobre 2019 aveva attentato alla vita dell’allora ministro della Sicurezza ed ex generale Wiranto, accoltellato da due uomini in Menes square a Pandeglang (Isola di Giava). La Jad è stata costituita in Indonesia nel 2015 come organizzazione mantello per almeno 24 gruppi estremisti locali che hanno giurato fedeltà all’Isis. Attualmente Jad rappresenta la più grande rete terroristica affiliata all’Isis in Indonesia e ha compiuto numerosi attentati. È ancora complesso eliminare i membri della Jad poiché ogni cellula agisce in modo indipendente e non dispone di una struttura di comando centralizzata. Inoltre, le cellule possono operare senza avere conoscenza l’una dell’altra. Questa autonomia, combinata con la loro ampia diffusione nel Paese, rende possibile che diversi attacchi da parte delle cellule della Jad avvengano quasi simultaneamente o che un’azione di una cellula inneschi una reazione a catena, spingendo altre cellule ad agire.Papa Francesco - insieme a Donald Trump, Joe Biden e Vladimir Putin - è uno degli obiettivi dichiarati dello Stato islamico tanto che la sua immagine è molto utilizzata nella propaganda jihadista. A far infuriare i militanti della Jad è stata la visita del Papa alla moschea Istiqlal di Giacarta, la più grande del Sud-Est asiatico: si sono detti sconvolti dall’appello del governo alle emittenti televisive di astenersi dalla consueta trasmissione dell’azan (la chiamata islamica alla preghiera) mentre era in corso una trasmissione in diretta della visita del Pontefice. Le emittenti televisive hanno sostituito le trasmissioni dell’azan con un testo scorrevole.Sui canali jihadisti la dichiarazione congiunta fatta dal Papa con il grande imam della moschea Istiqla è stata ritenuta blasfema e da qui l’ordine di ucciderlo. Un rischio che resta altissimo dato che il Pontefice ha da tempo iniziato un dialogo con il mondo dell’islam che è ritenuto inaccettabile dai gruppi estremisti. L’Indonesia, che è la più grande nazione al mondo a maggioranza musulmana, è da tempo in lotta con l’estremismo islamico che nel Paese ha fatto molti proseliti tanto che, dall’inizio della guerra civile siriana nel 2012, più di 900 indonesiani sono partiti per il «Siraq». La lotta dell’Indonesia contro il terrorismo dura ormai da decenni ed è stata segnata da attacchi di alto profilo, tra cui l’attentato di Bali del 2002 (il più grande attacco terroristico mai subito dal Paese) e gli attacchi agli hotel di Giacarta del 2009. Il Densus-88 è stato spesso elogiato per i suoi arresti spettacolari e le sue rapide incursioni che hanno impedito numerosi potenziali attacchi In Indonesia, la cui popolazione musulmana adotta in larga parte una forma moderata di islam.Infine, per tornare al viaggio di Francesco, ieri è arrivato in Papua Nuova Guinea (arcipelago dell’Oceania sotto la Corona britannica) dove la maggioranza cristiana (il 30% della popolazione) fronteggia i conflitti tribali interni. Il Pontefice, nel suo primo discorso ufficiale durante la visita in Papua Nuova Guinea, rivolgendosi a circa 300 tra leader politici, religiosi, ambasciatori, imprenditori e rappresentanti della società civile e culturale, ha evidenziato la responsabilità derivante dalla straordinaria ricchezza culturale e naturale dell’arcipelago dell’Oceania, sotto il dominio britannico, da usare per superare la sfida di costruire armonia nelle differenze, offrendo al mondo «un segno di fraternità». Oggi tappa nella cittadina di Vanimo, nel Nord di Papua Nuova Guinea, dove il Papa consegnerà otto valigie piene di farmaci e di beni di prima necessità destinati ai poveri e ai bambini del posto e ai missionari del luogo.
(Ansa)
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