2021-12-05
Il vizio sinistro di decidere sui figli altrui
Tanti esperti invocano cautela, ma la propaganda sul vaccino ai piccoli è martellante. Come con Bibbiano, persiste la convinzione, cara ai progressisti, che lo Stato abbia il diritto di disporre dei minori. Anche scavalcando i genitori, trasformati in una minaccia.Mancava solo la televendita dei vaccini rivolta ai bambini piccolissimi. La «lacuna» è stata colmata, in un surreale videomessaggio esplicitamente indirizzato ai bimbi, dal premier canadese Justin Trudeau: «Potrete avere il vostro vaccino appena arriverete a 5 anni. So che siete eccitati, so che siete desiderosi…». Non è uno scherzo. E non si tratta di un videoclip per pubblicizzare caramelle o giochi o articoli sportivi, o per anticipare l’arrivo dei regali di Babbo Natale. No, era ed è un video, divenuto virale, in cui un primo ministro si abbandona ad una incredibile leggerezza, trattando una faccenda delicatissima e controversa con un tono da animatore di villaggi turistici, con una superficialità che davvero non gli fa onore, perfino al di là dell’opinione di ciascuno sul merito della vicenda. Ci sarà da sorridere la prossima volta in cui il network politico progressista, a cui Trudeau appartiene, evocherà il «principio di precauzione», divenuto molto spesso il parametro al quale adeguare politiche e soluzioni. Ecco, proprio stavolta, quando la precauzione sarebbe massimamente necessaria, si procede invece senza alcuna incertezza, senza alcun caveat, senza alcuna cautela. Il fatto che scienziati e comitati scientifici di mezzo mondo siano divisi; il fatto che moltissime ed autorevoli voci segnalino come il calcolo costi/benefici della vaccinazione, applicato ai bimbi piccolissimi, dia un esito per lo meno allarmante (rischi scarsi o nulli dal Covid, e invece rischi contenuti ma tutt’altro che irrilevanti derivanti dagli eventuali effetti avversi del vaccino), non sembra aver fermato Trudeau. Né, qui in Europa e in Italia, sembra aver fermato quanti si stanno trasformando in propagandisti di una vaccinazione - quella rivolta ai bambini piccolissimi - che dovrebbe essere affrontata con delicatezza e con un sovrappiù di riflessione. A meno di accontentarsi di trial realizzati su appena 1.300 bimbi, prima dell’autorizzazione: un numero piccolissimo, più o meno il campione di un sondaggio d’opinione, e comunque una cifra non idonea a intercettare ed evidenziare subito gli eventuali effetti avversi più gravi e inquietanti.A ben vedere, ci sarebbero due approcci possibili a questa scottante materia. Il primo, rispettoso della libertà dei genitori e delle famiglie, sarebbe quello di fornire ai cittadini, ai papà e alle mamme, la più ampia e onesta informazione possibile. Citare i benefici ma anche i rischi, evocare gli aspetti positivi ma pure le eventuali reazioni avverse. E, su questa base, affidare ai genitori una scelta libera e consapevole. Avrebbe detto Luigi Einaudi: «Conoscere per deliberare». In altre parole, in questa prima (e auspicabile) prospettiva, allo Stato spetterebbe solo il compito di fornire un’informazione imparziale, articolata e contraddittoria; e alle famiglie l’onere della scelta. Con ottime ragioni per orientarsi liberamente in un senso o nell’altro.Il secondo approccio è quello che invece sembra esser prevalso in troppi paesi, a partire dal nostro: e cioè una campagna univoca e martellante, con le voci contrarie aggredite e presentate come in odore di eresia. Quasi si fosse in presenza di dogmi, di verità rivelate, di credenze religiose. A ben vedere, questa seconda impostazione cela un’ulteriore insidia concettuale, già emersa in tutt’altro contesto - inutile nasconderlo - ai tempi della vicenda di Bibbiano, ben al di là delle vicende giudiziarie in cui alcuni protagonisti sono tuttora rimasti impigliati. L’impostazione culturale di alcuni - allora e ora - è quella secondo cui i bimbi «appartengano» allo Stato, e che lo Stato (una volta attraverso un giudice, un’altra volta attraverso il ministro della Salute pro tempore) possa arrogarsi il diritto di assumere decisioni letteralmente vitali. Anche scavalcando i genitori. Anzi, trasformando i genitori in soggetti da cui il minore va protetto. Come se fosse lo Stato, l’apparato pubblico, il garante delle migliori decisioni possibili per un bimbo. È una concezione illiberale, pericolosa, aberrante, che calpesta e travolge il valore della famiglia, il senso della maternità e della paternità, la sfera ultima in cui la volontà dei singoli dovrebbe essere protetta dall’arbitro dei poteri pubblici. Tutte cose che ai dogmatici, agli autoritari, e, diciamolo pure, ai comunisti (ex, neo e post, comunque travestiti e mascherati), non stanno minimamente a cuore.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 12 settembre con Carlo Cambi
iStock
Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
Continua a leggereRiduci