2019-04-10
Vittoria di Haftar: saltano le elezioni in Libia
Continuano gli scontri intorno alla capitale: rinviato a data da destinarsi il meeting con Fayez Al Serraj, che doveva tenersi domenica prossima per organizzare il voto tanto caro a Emmanuel Macron. Si incrina l'asse fra Parigi e il generale, che si sta avvicinando alla Russia.Dopo una settimana di scontri attorno a Tripoli, le Nazioni Unite hanno deciso di rinviare a data da destinarsi la conferenza nazionale sulla Libia convocata neppure un mese fa, il 20 marzo scorso. Era prevista dal 14 al 16 aprile prossimi nell'oasi di Ghadames, città nel Sud Ovest desertico del Fezzan, nella regione che confina con Algeria e Tunisia. Ma ieri pomeriggio l'Unsmil, la missione dei caschi blu in Libia guidata dall'inviato Ghassan Salamé, ha deciso il rinvio, come anticipato ieri dalla Verità, non prima di aver evacuato i suoi impiegati a Tripoli: «Siamo sorpresi di udire di nuovo i tamburi di guerra con un attacco senza precedenti», si legge nel comunicato.capi tribùA nulla sono serviti i tentativi di mediazioni del presidente francese Emmanuel Macron con Khalifa Haftar (che si sta avvicinadno alla Russa e da cui Parigi sta cercando di prendere le distanze) e Fayez Al Serraj né quelli tra quest'ultimo e il premier italiano Giuseppe Conte. Caduto nel vuoto anche l'appello del segretario generale dell'Onu, António Guterres, tornato a chiedere la «fine immediata» delle operazioni militari e la de escalation per «prevenire una guerra totale». Il sottosegretario agli Affari esteri Guglielmo Picchi ha detto che il rinvio della conferenza nazionale «era inevitabile. L'unica cosa che mi sento di dire sulla situazione libica è che noi condanniamo quello che il generale Haftar sta cercando di fare. Non è nell'interesse del popolo libico una soluzione di forza e armata».A Ghadames erano attesi oltre 100 delegati libici: deputati dei due Parlamenti rivali (Tripoli e Tobruk), ma anche capi tribù, giovani, rappresentanti delle istituzioni economiche statali, come aveva spiegato l'ambasciatore libico in Italia, Omar Abdelsalam Al Tarhouni. Obiettivo: definire data e modalità delle prossime elezioni nazionali (entro fine anno, secondo quanto auspicato dalle Nazioni Unite, che aveva fissato la data della conferenza con almeno quattro mesi di ritardo). Il 20 marzo scorso, a un giornalista che chiedeva cosa sarebbe potuto succedere in caso di fallimento della conferenza, Salamè rispondeva: «Non mi faccia questa domanda, non c'è un'alternativa e comunque nessuna delle parti ha interesse che fallisca».Ma lo scoppio del conflitto attorno alla capitale ha costretto Salamé a rivedere i suoi piani. Negli ultimi giorni la situazione è infatti precipitata. Fondamentale è stato il via libera all'offensiva lanciata giovedì scorso da Haftar da parte dell'Arabia Saudita, che punta a mettere le mani su tutto il Nord Africa (dal già alleato Egitto di Abdel Fattah Al Sisi fino all'Algeria, passando per la Libia). Ieri Haftar ha ordinato a tutte le sue forze di convergere su Tripoli, come riferito dal suo portavoce all'agenzia russa Sputnik. E la sua aviazione ha compiuto un raid sull'aeroporto internazionale di Tripoli, chiuso nel 2014 e riconquistato lunedì dalle milizie di Al Serraj. Lunedì, invece, un raid dei caccia della Cirenaica aveva costretto alla chiusura l'aeroporto di Mitiga, l'unico funzionante nella capitale (poi riaperto ma soltanto per i voli notturni). Le forze aeree governative si stanno invece riorganizzando con il sostegno della città Stato di Misurata: hanno annunciato di avere ripreso il «controllo totale» della base militare di Yarmouk, ad alcuni chilometri a Nord dell'aeroporto internazionale di Tripoli, e di quella Al Sawarikh.E del caos ha approfittato lo Stato islamico, che nella notte tra lunedì e martedì ha compiuto un attacco nel centro della Libia, a Fuhaqa, uccidendo due persone tra cui il presidente del Consiglio comunale e rapendo il capo delle guardie municipali.Da Roma è tornato a parlare l'ambasciatore libico Tarhouni in un'intervista all'Adnkronos. La comunità internazionale «ha lasciato il popolo libico da solo», ha dichiarato: «Solo dopo cinque giorni di guerra qualche Paese ha cominciato a dire apertamente al generale Khalifa Haftar di fermare le operazioni militari». Il silenzio della comunità internazionale che preoccupa il governo di Tripoli è lo stesso che ha offerto ad Haftar l'occasione di un'offensiva sulla capitale che ha portato al rinvio della conferenza di Ghadames. Un incontro che mai, già da prima dell'attacco alla capitale, aveva convinto il generale. Con il petrolio che ha raggiunto i massimi da novembre, l'Italia guarda con preoccupazione al rinvio della conferenza di Ghadames, città che dispone di un importante bacino di idrocarburi che da 15 anni attende di venir sfruttato e ha condotte già pronte per portare petrolio e gas alla raffineria e al porto di Tripoli. Ghadames è importante per Eni, che ha buona parte dei suoi interessi nei territori ancora sotto il controllo di Al Serraj. difficoltàIl Cane a sei zampe nell'ottobre scorso si è aggiudicato il 42,5% (cioè la metà delle quote prima di Bp; la Libyan investment authority detiene il restante 15%) di tre enormi campi petroliferi da esplorare. Uno si trova al largo di Sirte (città che potrebbe essere il prossimo terreno di scontro tra le forze di Haftar e quelle di Serraj), gli altri due sono proprio a Ghadames. L'Eni sperava nella conferenza per poter fare entrare entrare in funzione i due pozzi entro l'anno, seguendo l'iter delle elezioni. Ma l'offensiva di Haftar ha fatto saltare i piano delle Nazioni Unite ma anche messo in difficoltà l'Italia e l'azienda.