2023-02-14
La doppietta rinsalda il centrodestra. Scongiurata la resa dei conti interna
Giorgia Meloni e Matteo Salvini (Getty Images)
La maggioranza si tiene la roccaforte lombarda ed espugna il Lazio, senza il tracollo di Lega e Fi che alcuni prevedevano. Matteo Salvini: «Vince il gioco di squadra». L’azzurra Licia Ronzulli: «Siamo noi la componente moderata».Il duo Azione-Iv non sfonda. Carlo Calenda: «Attrae pochi consensi, serve il partito di centro». Matteo Renzi si eclissa e manda avanti Luigi Marattin (Iv): «Dobbiamo guardare al lungo periodo».Lo speciale contiene due articoli.«Complimenti a Francesco Rocca e ad Attilio Fontana per la netta vittoria alle elezioni regionali 2023, sicura che daranno il massimo per onorare il mandato ricevuto dai cittadini di Lazio e Lombardia. Risultato che consolida la compattezza del centrodestra e rafforza il lavoro del governo». Giorgia Meloni, che si è complimentata telefonicamente con Fontana e Rocca, commenta con inevitabile soddisfazione, ma con la sobrietà che è prerogativa necessaria per un capo di governo, i risultati delle elezioni di ieri. Risultati che spazzano via non solo la sinistra, ma anche quella imponente mole di vaticini di sedicenti osservatori politici che prevedevano, non si capisce in nome di quale logica, che la vittoria del centrodestra avrebbe provocato problemi al governo. Il ragionamento che abbiamo letto e ascoltato, da parte di questi soloni, era il seguente: «Fratelli d’Italia surclasserà gli alleati e così Lega e Forza Italia dovranno giocoforza ostacolare il percorso della Meloni». Ragionamento che suscitava già prima dell’apertura delle urne più ilarità che stupore, e che oggi, risultati alla mano, appare nella cristallina immagine di una supercazzola: alla fine il centrodestra ha stravinto sia in Lombardia che nel Lazio, e quindi, come è ovvio, tutti i partiti della coalizione si sono consolidati, anche al di là delle aspettative, irrobustendo di conseguenza l’esecutivo nazionale. Guardiamo, ad esempio, la Lombardia: Fratelli d’Italia conquista un eccellente 26%, ma la Lega, che secondo i predicatori sinistrati sarebbe stata penalizzata dall’ascesa del partito della Meloni, al contrario tiene, e tiene bene: al 17,1% del Carroccio, infatti, va sommato il 6,2% della Lista Fontana. La stessa Forza Italia può essere comunque soddisfatta del suo 7,5% per un motivo estremamente semplice: la candidatura di Letizia Moratti andava a pescare nell’elettorato moderato, quello che tradizionalmente ha premiato il partito di Silvio Berlusconi. Il leggendario flop della Moratti e soprattutto dei terzopolisti targati Carlo Calenda e Matteo Renzi, sonoramente bocciati dagli elettori, deve essere considerato quindi non solo una importante affermazione per Fontana, ma pure per i forzisti, che sono riusciti a blindare il proprio elettorato, dimostrando che l’offerta politica del centro alleato alla destra risulta convincente, molto più di una proposta, quella di Azione e Italia viva, talmente confusa da apparire incomprensibile ai cittadini. Fontana, da parte sua, è stato premiato dai lombardi nonostante una campagna mediatica ossessiva messa in campo contro di lui, in particolare sulla gestione del Covid. Ennesima dimostrazione che la realtà vissuta dalle famiglie è sempre più forte delle narrazioni costruite a tavolino per infangare gli avversari politici. Il centrodestra, poi, fa bingo nel Lazio. Fratelli d’Italia, in una regione nella quale il voto a destra è storicamente radicato, supera addirittura il 33%, conseguendo un risultato storico, ma Forza Italia e la Lega, entrambe tra l’8% e il 9%, si attestano su percentuali più che soddisfacenti. Dunque, altro che problemi per il governo: qui a essere di fronte a una disfatta, l’ennesima, di proporzioni bibliche, sono solo e soltanto le opposizioni. Non regge, di fronte alla semplice aritmetica, neanche la scusa della divisione nell’ex campo largo, ormai assai ristretto, del centrosinistra: sia Fontana che Rocca superano abbondantemente il 50%, quindi le chiacchiere stanno a zero. «Il risultato della Lega mi fa molto piacere», commenta Attilio Fontana, «ed è la dimostrazione che il radicamento sul territorio riesce sempre a pagare. Credo che Salvini non abbia avuto momenti di debolezza, e queste elezioni sono un passaggio a favore della Lega nel suo complesso. Sia all’interno della Lega che dalla mia lista civica», aggiunge il rieletto presidente della Lombardia, «c’erano persone che hanno dimostrato in passato di saper svolgere bene il ruolo di amministratori». «È stata una corsa breve ma intensa», sottolinea Francesco Rocca, «prevale ora il senso di responsabilità che è enorme. L’astensionismo poi sottolinea che dieci anni di centrosinistra hanno allontanato i cittadini. Ci impegneremo per far tornare fiducia e partecipazione». «Con queste elezioni regionali», argomenta la capogruppo al Senato di Forza Italia, Licia Ronzulli, «gli elettori hanno premiato il buon governo di centrodestra in questi primi 100 giorni. Siamo molto soddisfatti della riconferma della vittoria di Attilio Fontana e del centrodestra in Lombardia, ma anche della conquista del Lazio. Siamo la forza moderata della coalizione: il centro che vuole Calenda esiste già ed è Forza Italia», aggiunge la Ronzulli, che sottolinea «il fallimento totale del Terzo polo». «Per quanto riguarda la Lega», argomenta il vicepremier Matteo Salvini, «sono molto contento anche se mi interessa il lavoro di squadra, che con Giorgia e Silvio funziona al di là di quello di cui si è chiacchierato, competizioni intervento rivalità. Ho sentito sia Silvio che Giorgia, tutti siamo reciprocamente contenti della vittoria della squadra. Mi porto via questo risultato straordinario, inatteso, bello, che ci dà forza. Attilio Fontana è già al lavoro», aggiunge Salvini, «con Francesco Rocca mi sono già messaggiato, conto di incontrarlo mercoledì a Roma». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vittoria-centrodestra-regionali-2659411473.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-neonato-terzo-polo-ha-gia-stufato" data-post-id="2659411473" data-published-at="1676359845" data-use-pagination="False"> Il neonato Terzo polo ha già stufato Seduti sulla sponda del fiume, Carlo Calenda e Matteo Renzi sembrano seguire i consigli di Mao Tse Tung: aspettare che lungo il fiume passi il cadavere del nemico. Che non è il centrodestra, ma il centrosinistra. La strana coppia del Terzo polo aveva candidato Letizia Moratti a Milano per portarsi dietro il voto moderato e riformista della sinistra, più che per attrarre voti da destra. La missione è fallita. Azione e Italia viva non sfondano nemmeno a Milano dove pure erano andati bene alle politiche: dai primi scrutini del capoluogo la Moratti prende il 13% con la sua lista (7%) che sopravanza quella degli alleati (6%). Il Terzo polo resta inchiodato in una situazione che non è né carne né pesce, la stessa uscita dalle urne dello scorso 25 settembre: in questo momento Calenda e Renzi non sono in grado di scuotere la maggioranza di governo catturando quella parte di elettori moderati più allergici alla destra estrema. E non sono neppure nelle condizioni di porsi come ago della bilancia, come i partitini della Prima repubblica, che potevano condizionare la nascita di un governo o la spartizione dei posti di comando. Ma soprattutto Azione e Italia viva non riescono ad approfittare della crisi del loro vecchio partito. È questa la sconfitta più bruciante per Calenda e Renzi, i due ex Pd che non ce le fanno a raccogliere nemmeno i frammenti di una forza politica in briciole. Non basta tambureggiare sui social, non basta farsi vedere in tv, non basta la spocchia di proclamarsi migliori, quelli con le migliori ricette contro i mali del paese. E non basta neppure ripetere ancora una volta, come ha fatto anche ieri Calenda, che «la costruzione di un partito unico del centro riformista, liberale e popolare diventa ancora più urgente». Dannoso per la sinistra in Lombardia, il Terzo polo non ha portato valore aggiunto nemmeno nel Lazio. Il partito resta un mistero irrisolto. Renzi ieri non si è fatto sentire. Calenda invece non ha resistito alla tentazione twittarola e già attorno alle 17 ha ammesso la sconfitta. «La scelta degli elettori è stata chiara e inequivocabile, vince la destra ovunque», ha scritto sulla piattaforma sociale di Elon Musk, «Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti, neanche nell’ipotetico formato del campo largo». Parole di apprezzamento per una «coraggiosa Letizia Moratti» che «si è spesa moltissimo», tuttavia «fuori dal bacino di voti del Terzo polo non siamo riusciti ad attrarre consensi. Stessa cosa è accaduta ad Alessio D’Amato, cui vanno tutti i nostri ringraziamenti, rispetto al bacino dei voti Pd-Terzo polo». Calenda attribuisce il brutto risultato al «meccanismo bipolare delle elezioni regionali» e «alla minor presenza del voto di opinione». Per il renziano Luigi Marattin, d’altra parte, «la sfida del Terzo polo è ottenere consenso più duraturo». Tempi lunghi per i riformisti. A polemizzare con Calenda è Giorgio Gori, sindaco dem di Bergamo. «Possiamo a questo punto serenamente dire che la scelta del Terzo polo di sostenere Letizia Moratti è stata una sciocchezza?», ha twittato. «Con il maggioritario a turno secco si è competitivi solo unendo tutto il centrosinistra (sì, pure i 5 stelle). O lo capite o la destra vincerà ogni volta». La replica di Calenda non si è fatta attendere: «Sicuramente non ha funzionato, la questione però è un poco più complessa. La scorsa volta eravamo tutti con te e abbiamo preso meno del 30%». È la fotografia della crisi della sinistra, dove si litiga a oltranza senza strappare un solo voto all’altra parte.