2023-06-21
Violò il segreto sui verbali di Amara: l’ex pm Davigo condannato a 15 mesi
Il campione di Mani pulite è stato riconosciuto colpevole di aver fatto circolare le bugie del faccendiere sulla inesistente loggia Ungheria per azzoppare il collega Ardita. A cui ora dovrà pure pagare i danni.Quando, ieri, il giudice di Brescia Roberto Spanò lo ha condannato a 15 mesi di carcere (pena sospesa) e al pagamento delle spese processuali per rivelazione di segreto d’ufficio, a Piercamillo Davigo deve essere passata davanti tutta la sua vita. Un’esistenza che è un florilegio di massime che hanno fatto spellare le mani al pubblico del talk show Di Martedì e al conduttore Giovanni Floris, che quando Davigo la sparava grossa sogghignava divertito.«Una cosa può non essere reato, ma essere lo stesso una schifezza» aveva proclamato, per esempio, l’ex campione di Mani pulite a proposito delle assoluzioni di Silvio Berlusconi. Il suo mantra era: i «politici rubano» o, in alternativa, i «politici sono ladri». Ma la sua frase più celebre è un’altra: «Gli innocenti sono soltanto colpevoli che non sono stati presi». Adesso lui è nell’altra categoria, quella dei colpevoli conclamati, sebbene, per il momento, solo in primo grado. Chissà se nella trasmissione de La 7 la prossima volta lo sostituiranno con una foto e un mazzo di fiori.Il collegio presieduto da Spanò ha condannato Davigo pure a risarcire del «danno cagionato», con 20.000 euro, l’ex collega di Csm e compagno di corrente Sebastiano Ardita, che si è costituito parte civile nel processo. L’ex leader di Autonomia & indipendenza dovrà anche pagare le spese legali sostenute dallo stesso Ardita, liquidate in 5.000 euro. A parziale consolazione, all’ex giudice prezzemolino sono state concesse le attenuanti generiche e la non menzione della condanna nella cosiddetta fedina penale. Davigo è finito alla sbarra perché nel 2020 aveva convinto il pm Paolo Storari a consegnargli i verbali del faccendiere Piero Amara, quelli in cui l’avvocato siracusano sproloquiava di logge segrete e affiliati eccellenti. Un reato per cui i pm bresciani Donato Greco e Francesco Carlo Milanesi avevano chiesto 16 mesi di reclusione, uno in meno di quanto stabilito dalla corte.«Si erge a paladino della giustizia per tutelare la legalità, ma l’unica legalità violata è quella nel salotto di casa dove sono usciti dal perimetro investigativo atti coperti da segreto che dopo un po’ di tempo vanno a finire sui giornali pregiudicando una delicatissima indagine» aveva detto Greco nella sua requisitoria, ricordando che nell’appartamento di Davigo c’era stato il passaggio della chiavetta usb con i verbali. Che poi l’ex pm avrebbe distribuito o mostrato a colleghi e politici. Greco ha aggiunto: «Non è vero che il segreto era inopponibile a lui. Davigo ha detto a Storari il falso». Il motivo? Secondo l’avvocato Fabio Repici, legale di Ardita, presunta vittima della rivelazione, è lapalissiano: «L’unico fine di Davigo non era la giustizia o salvaguardare le indagini, ma abbattere Sebastiano Ardita». Il condannato ha cercato di giustificarsi sostenendo che le rivelazioni di Amara potessero rappresentare un pericolo per la Repubblica, attribuendosi così ancora una volta il ruolo di salvatore della Patria. Peccato che quei verbali contenessero calunnie che Ardita riteneva facilmente smascherabili dall’ex collega, come ha rimarcato durante la sua deposizione del 23 febbraio scorso: «Davigo era perfettamente in grado di capire che si trattava di spazzatura perché conosceva il ruolo che avevo avuto nei processi che riguardano Amara, ma soprattutto perché conosceva me». Repici ha spiegato che le ragioni che hanno indotto Davigo a utilizzare contro Ardita i verbali erano legate alle divergenze nelle scelte del Csm: «C’è stato un tentativo di golpe ai danni del Consiglio superiore della magistratura e il consigliere Ardita era stato visto come uno dei pochi ostacoli» ha accusato il legale. La segretaria di Davigo, Marcella Contrafatto, aveva ben sintetizzato come fosse considerato Ardita nell’entourage del suo capo: «Va per conto suo, è un ribelle… è proprio un talebano e si porta dietro il gemello diverso (Nino Di Matteo) e Cavanna (Stefano, ndr). Gli farà prendere un infarto a Davigo».Va detto che per uno strano scherzo del destino il Dottor Sottile delle toghe ha incassato una pena più alta di quella patteggiata da Luca Palamara a Perugia (un anno), a cui, però, la Procura aveva iniettato un invasivo trojan dentro al cellulare. Davigo, in veste componente della sezione disciplinare del Csm, nel 2020 aveva deciso la rimozione di Palamara dalla magistratura. L’ex protagonista di Tangentopoli non si era voluto astenere nonostante l’ex kingmaker delle nomine avesse più volte provato a ricusarlo a causa dei commenti caustici di Davigo sulla riunione dell’hotel Champagne. Poche settimane dopo quella sentenza l’allora consigliere è stato improvvisamente pensionato dal Csm e successivamente è venuta fuori la grana dei verbali della loggia Ungheria.Ma i guai giudiziari potrebbero non essere finiti: a Perugia è ancora pendente davanti al gup Piercarlo Frabotta un’opposizione alla richiesta di archiviazione di una denuncia dello stesso Palamara, il quale ritiene che Davigo avrebbe dichiarato il falso per non astenersi nel suo procedimento.Se la condanna nei suoi confronti passerà in giudicato, Piercavillo dovrà subire un processo per danno dell’immagine davanti alla Corte dei conti considerato il rilevante ruolo pubblico rivestito prima come pm e presidente di sezione della Corte di Cassazione e poi quale consigliere del Csm. Nell’ambito di tali giudizi la Corte dei conti valuta la notorietà del personaggio e i «riflessi mediatici» della condanna e della vicenda penale in genere, sicché il presenzialismo televisivo di Davigo, in questo caso, costituirebbe circostanza aggravante.Ultima annotazione: tra i molti libri scritti dal Robespierre in toga c’è anche In Italia violare la legge conviene. Vero!. Si dice che sia pronta la ristampa, con nuovo titolo: In Italia violare la legge conviene. Falso!.
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