
Il pubblico ministero avevo chiesto nei suoi confronti una condanna a 30 anni di reclusione contestando anche il sequestro di persona a scopo di estorsione. Ma i giudici della Corte d’assise lo hanno assolto per questo capo di imputazione.Portò una ragazzina in un casolare e la violentò per poi abbandonarla in una stazione di servizio. Per questo episodio il Tribunale di Reggio Emilia ha condannato a 16 anni di reclusione un trentunenne pakistano, Muhammad Waqar, che adesso si trova in carcere. La vittima era, all’epoca dei fatti, una profuga siriana di 17 anni. I giudici (la Corte d’assise era presieduta dal giudice Cristina Beretti) hanno condannato il pakistano in primo grado a una pena di 16 anni di carcere complessivi di cui 12 per violenza sessuale e lesioni, e quattro per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le indagini accertarono quello che accadde quel giorno: l’adolescente (che oggi ha 18 anni) fu portata dal pakistano con la forza in un casolare nella periferia di Guastalla, nella Bassa Reggiana. Il pubblico ministero Giulia Galfano avevo chiesto nei suoi confronti una condanna a 30 anni di reclusione contestando anche il sequestro di persona a scopo di estorsione. Ma i giudici della Corte d’assise lo hanno assolto per questo capo di imputazione. Nel corso delle indagini e del processo emersero particolari agghiaccianti su quell’episodio di violenza. La giovane, che oggi ha 18 anni, era fuggita con la sua famiglia dalla guerra e dal terremoto in Siria. Ma quella fuga era stato un incubo. Lei e la sua famiglia, infatti, finirono nelle mani di trafficanti di esseri umani. Si trattò di un vero e proprio viaggio della speranza, dalla Slovenia alla Germania, ma che in realtà si trasformò in una trappola. Il padre e l’altro figlio fecero poi una tappa a Udine, mentre la mamma e la ragazza (che era ancora minorenne) furono portati in Emilia. Una volta qui, secondo l’accusa, la ragazzina fu separata dalla madre, segregata in un casolare e abusata. Il trentunenne pakistano fu poi arrestato e fu rinviato a giudizio con l’accusa di violenza sessuale pluriaggravata, ma anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il pakistano, su quest’ultimo capo di imputazione, era accusato in concorso con altre due persone: un pakistano di 29 anni e una donna albanese di 24 che è ancora latitante. Mentre il connazionale ha scelto il rito abbreviato. Storie quotidiane di follia che hanno come protagonisti giovani immigrati, alcuni anche con regolare permesso di soggiorno. In tempi brevissimi i carabinieri della compagnia di Cagliari sono riusciti a individuare il responsabile di un accoltellamento avvenuto la scorsa notte a bordo di un autobus di linea a Cagliari. I militari hanno fermato un ventottenne di origini straniere. Il giovane aveva regolare permesso di soggiorno, ma era già noto alle Forze dell’ordine per diversi precedenti penali. Da quanto è stato ricostruito, all’improvviso su un un autobus di linea è scoppiata una lite per futili motivi tra gruppi di persone che non si conoscevano. A un certo punto la situazione è degenerata e il ventottenne (sempre secondo l’accusa) ha tirato fuori un coltello ferendo all’addome un giovane. Il ferito è stato trasportato d’urgenza in ospedale e ha una prognosi di alcuni giorni. Intanto, sono scattate le indagini dei carabinieri che in breve tempo sono riusciti ad arrivare al giovane arrestato. Sono state determinanti le testimonianze di alcune persone presenti sul luogo dell’accoltellamento. Fondamentali, inoltre, le immagini delle telecamere di videosorveglianza che si trovavano in zona. Nel corso degli accertamenti, i militari sono riusciti a rinvenire l’arma con la quale il ventottenne ha ferito la sua vittima. Ma le indagini dei carabinieri proseguono alla ricerca di eventuali altre persone che avrebbero svolto un ruolo nella lite e nell’accoltellamento. Il fatto ha generato un clima di paura e preoccupazione tra i cittadini soprattutto per l’escalation di episodi di questo genere.
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