Vince il centrodestra. Fdi vola al 26,1%, sprofondo Lega: 8,8%. Conte regge il M5s. Arranca il Pd di Letta

A notte inoltrata le proiezioni hanno lasciato sempre meno incertezze, quando già dal Viminale i dati relativi allo spoglio vero e proprio cominciavano ad affluire speditamente: il centrodestra potrà contare sulla maggioranza assoluta dei seggi sia alla Camera sia al Senato. Giorgia Meloni e i suoi alleati Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sono pervenuti alla vittoria e la leader di Fdi otterrà con ogni probabilità, al termine del giro di consultazioni al Quirinale, il mandato per formare il governo con cui sostituirà a Palazzo Chigi l’attuale inquilino, il dimissionario Mario Draghi. Questo porta con sé anche l’altro dato politico rilevante di questa tornata elettorale, e cioè che, dopo ben undici anni di maggioranze ibride, di alleanze formatesi in Parlamento con formule diverse da quelle presentate agli italiani durante la campagna elettorale e di premier usciti dal cilindro del Quirinale o dai tavoli delle segreterie di partito, al timone del Paese tornerà una maggioranza politicamente coerente e - salvo improbabili colpi di scena - un presidente del Consiglio legittimato dal voto popolare.
Entrando nel merito di numeri e percentuali, le proiezioni hanno detto che il primo partito a livello nazionale è Fratelli d’Italia col 26,1% dei voti, davanti al Pd di Enrico Letta, che otterrebbe il 18,7%. Un exploit, quello della formazione di Giorgia Meloni che, seppur prevista, rimane straordinaria. Un calo minore alle attese, o se si preferisce un recupero rispetto ai sondaggi delle settimane scorse, per il M5s di Giuseppe Conte, che porterebbe il Movimento al 16%, dopo l’exploit del 2018, quando era stato incoronato primo partito col 32% dei voti. Certamente, dopo i contrasti con Beppe Grillo successivi alla scalata al Movimento e le difficoltà con alcuni big culminate con la scissione di Luigi Di Maio, la buona notizia per Conte è che ora potrà contare su dei gruppi parlamentari che fanno riferimento a lui.
In calo anche la Lega, che prende l’8,8% e che cinque anni fa aveva preso il 17%. Un ridimensionamento indiscutibile, che però non avrà conseguenze sul piano della governabilità, poiché in termini di seggi, al Senato, il centrodestra otterrebbe una maggioranza salda, con una forbice compresa tra i 105 e i 125 seggi. Niente doppia cifra per il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi, che pure avevano additato questo come obiettivo minimo per parlare di buona performance: si fermerebbero al 7,7%, mentre Forza Italia conferma il trend in calo (ma con una risultato non da sprofondo rosso come si ipotizzava alla vigilia) ottenendo l’8,2% (nel 2018 aveva incassato il 14%). A sinistra, l’alleanza rossoverde di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli (alleata col Pd) fa segnare il 3,6%, e sempre nel recinto dell’alleanza progressista, +Europa prenderebbe il 3,1%.
Andando al centro, il cartello dei moderati alleati col centrodestra e capitanati da Maurizio Lupi otterrebbe lo 0,9%, uno score non esaltante ma meglio di quello di Di Maio, che col neonato Impegno Civico si fermerebbe allo 0,6%. Italexit di Gianluigi Paragone prende l’1,7%, non bene Unione Popolare di Luigi De Magistris, all’1,3%.
Questo per quanto riguarda la parte proporzionale, che come è noto assegna circa i due terzi dei seggi. Ai fini del conseguimento della maggioranza e della vittoria, determinanti per il centrodestra sono state le vittorie nei collegi uninominali, dove il fatto di essersi presentata come una coalizione unita ha fatto la differenza. Sovvertendo in alcuni casi tradizioni elettorali cinquantennali, come in alcuni collegi dell’Emilia-Romagna e della Toscana. Tra i casi più clamorosi, la sconfitta a Napoli di Di Maio contro il grillino ed ex-ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che sancisce l’uscita dal Parlamento del ministro degli Esteri, beffarda se si pensa alla regola del terzo mandato che l’ex-capo politico del M5s aveva tentato di eludere. Poi, c’è la vittoria della senatrice di Fdi Isabella Rauti contro il dem Emanuele Fiano a Sesto San Giovanni, senza dimenticare quella di Daniela Santanché contro Carlo Cottarelli a Cremona. Da aggiungere che al computo dei seggi risultante dallo spoglio di stanotte andrà aggiunto quello del voto degli italiani all’Estero, che assegnerà otto seggi alla Camera e quattro al Senato.
Infine, l’affluenza: gli ultimi dati diffusi dal Viminale parlavano di un’affluenza totale in calo rispetto al 2018, poco sotto il 64%, con dei veri e propri crolli nel Sud, dove in alcuni casi è rimasta al di sotto del 50 per cento. Un dato che storicamente ha sempre avvantaggiato la sinistra ma che in questo caso, al contrario, avrebbe danneggiato i partiti avversari del centrodestra. Il calo sarebbe maggiore dell’8 per cento, favorito dal maltempo e dalla lunga procedura di votazione.






