2025-02-02
Il Viminale tira dritto sui centri in Albania
Il ministero: «Le decisioni dei giudici sono di corto respiro e mirano solo a prendere tempo: il sistema fa parte del patto Ue che entrerà in vigore nel 2026». La retorica di Elly Schlein: «Il governo ha liberato Almasri e respinto le vittime delle sue torture».Ieri, intorno all’ora di pranzo, i 43 immigrati trasferiti lo scorso martedì in Albania hanno lasciato il porto di Shengjin in direzione Bari. Per la terza volta, dunque, i giudici non hanno convalidato i trattenimenti, rinviando la decisione alla Corte di giustizia europea, e le autorità sono state costrette a riportare in Italia il gruppo di richiedenti asilo. «Una giurisprudenza che appare di corto respiro», commentano fonti del Viminale, guidato da Matteo Piantedosi, «destinata a essere superata dagli eventi» e volta solo a «prendere tempo», «quando si tratta di un sistema già previsto dal nuovo Patto europeo immigrazione e asilo che entrerà al più tardi in vigore nel 2026». «Il governo andrà avanti», affermano, «nella convinzione che il contrasto all’immigrazione irregolare che si avvantaggia dell’utilizzo strumentale delle richieste di asilo sia la strada da perseguire per combattere gli affari dei trafficanti senza scrupoli». Il Protocollo Italia-Albania, aggiungono anche, «è il modello da cui partire per la realizzazione di veri e propri hub regionali sui quali c’è stata piena convergenza da parte dei ministri europei». Di tutt’altro avviso il segretario del Pd, Elly Schlein, secondo cui in Albania si trovavano «i torturati da Almasri», mentre quest’ultimo «è stato riportato a casa con un volo di Stato con tutti gli onori». «Per fortuna», aggiunge dal palco di un evento sul terzo settore a Monterotondo, «quelle persone stanno tornando e i giudici non hanno fatto altro che applicare una sentenza della Corte di giustizia europea». Il doppio attacco all’esecutivo, in cui convergono il libico rimpatriato e gli accordi con Tirana, procede come stabilito: «Non basta l’approccio securitario del governo», continua la Schlein: «Penso al modello Caivano, le zone rosse. Non basta aumentare i presidi delle Forze dell’ordine, pur così importanti. Poi, certo, se non li mandassero a centinaia a guardare delle prigioni vuote mentre calpestano i diritti fondamentali delle persone in Albania, sarebbe più intelligente».Non è difficile immaginare che cosa accadrebbe qualora l’immigrazione clandestina rientrasse tra i diritti fondamentali. Sulle «prigioni» vuote, invece, i sondaggi pubblicati venerdì anche da Giorgia Meloni mostrano che gli elettori comprendono le relazioni causali tra gli eventi: se nessun immigrato è lì ad attendere l’esito della richiesta d’asilo, è semplicemente perché le Procure hanno deciso di ostacolare l’azione del governo. Ieri, a tal proposito, è arrivata la dura risposta dei capigruppo di Fdi, Galeazzo Bignami e Lucio Malan: «Tutti e cinque i giudici che hanno firmato i provvedimenti della corte di Appello provengono dalla sezione specializzata del Tribunale di Roma. Sono addirittura ancora sul portale pubblico di giustizia. Quindi, il governo e il Parlamento hanno trasferito la competenza alla Corte di appello per sottrarla alle sezioni specializzate del tribunale e loro migrano in massa, grazie anche al provvedimento del presidente della Corte che glielo consente. Una chiara presa in giro del Parlamento. Anche le opposizioni dovrebbero far sentire la propria voce di sdegno. Perché si può essere d’accordo o meno con una legge dello Stato, ma in democrazia la legge si rispetta e si applica. E questo vale anche per chi fa parte della magistratura».Nonostante alcuni tentativi di minimizzare, lo scontro è ormai aperto. Dalla direzione nazionale di Fdi, tenutasi ieri a Roma, numerose voci si sono alzate contro l’operato dei giudici. In particolare verso Francesco Lo Voi, il quale «ci ha messo tre giorni per iscrivere mezzo governo nel registro degli indagati» ed «è apparso alquanto meno celere» nei confronti della commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid. «Quando un governo si occupa di sicurezza nazionale o di interesse nazionale», scrive su X il ministro Guido Crosetto, «non deve e non può guardare alla momentanea convenienza politica e, rimanendo nel giusto e nel solco della Costituzione, è tenuto a fare ogni cosa serva per tutelare la nazione. L’Italia viene prima di qualunque calcolo di opportunità politica. Usare questo dovere istituzionale per un attacco politico non è un danno per il governo ma, a mio avviso, per l’Italia». Abbassa i toni Carlo Fidanza, capo delegazione Fdi a Bruxelles: «Nessuno scontro con la magistratura, solo la volontà nostra e legittima di controllare le frontiere. Troveremo una soluzione, ne sono certo, ma non arretreremo». «L’elezione del Csm dovrà diventare un sorteggio proprio per impedire queste consorterie che vanno alla ricerca dei voti e poi distribuiscono gli incarichi», insiste il viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, secondo cui, però, «parlare di magistratura contro il governo è un errore da tutti i punti di vista». «La premier», specifica, «non parla dei magistrati, ma dice: chi dei magistrati vuole fare politica si deve candidare». E su Almasri: «È come se uno arresta Putin o arresta il capo di Stato maggiore della Russia. È una cosa che ha degli effetti». Secondo Giovanni Donzelli, i giudici con la loro scelta sono andati contro la Cassazione più che contro al governo. Dello stesso parere anche gli altri partiti di maggioranza. Il capogruppo di Fi al Senato, Maurizio Gasparri, ha dichiarato che «l’uso politico della giustizia non può impedire al governo di fare una politica di contrasto all’immigrazione clandestina», ribadendo che tali sentenze «smentiscono le decisioni della Cassazione». Per Nicola Molteni, sottosegretario all’Interno del Carroccio, la politica del governo sull’immigrazione «non cambia di un millimetro», ma «va approvato subito il ddl Sicurezza della Lega».