2022-11-01
Toh, se il Viminale agisce i rave si sgombrano
Il tempestivo intervento del ministro Matteo Piantedosi ha messo fine al raduno illegale a Modena. Una svolta rispetto all’operato lassista di Luciana Lamorgese e un ottimo segnale dal governo, assieme ai giusti provvedimenti sui sanitari e la futura modifica del reddito grillino.Ma allora si può fare? Dunque non è vero che governare gli italiani è impossibile: basta avere il coraggio di farlo, senza piegarsi ai diktat delle lobby politiche e alle logiche politicamente corrette della sinistra e dei suoi laudatores. Giorgia Meloni e il suo governo sono in carica da appena dieci giorni, ma già si nota il cambiamento di passo. Il primo atto è stata l’abolizione delle assurde norme che costringevano i medici e gli infermieri non vaccinati a restare a casa mentre negli ospedali si registrava una carenza di personale che costringeva i pazienti a lunghe file di attesa per visite e controlli. E il secondo atto è quello che abbiamo visto ieri, con lo sgombero di un capannone industriale occupato da una banda di sballati che lo ha trasformato in un luogo dove migliaia di giovani potevano bere e drogarsi. Sabato scorso il gruppo aveva preso d’assalto l’edificio, con l’intenzione di usarlo per un grande raduno di musica da rave. Casse acustiche in gran quantità, gruppi elettrogeni, camion per trasportare l’attrezzatura necessaria per un accampamento affollato e prolungato. I gruppi si erano dati appuntamento via Telegram, con l’arrivo da ogni parte d’Italia e da tutta Europa. In pratica, c’era l’intenzione di ripetere ciò che era accaduto a Ferragosto dello scorso anno sulle sponde del lago di Mezzano, in provincia di Viterbo, quando una folla di sbandati aveva invaso i terreni di una tenuta agricola protetta, impiantando tende e strumentazione per diffondere musica techno a tutto volume. Nell’occasione, perì anche un giovane, senza parlare dei danni provocati, che i proprietari stimarono in svariate centinaia di migliaia di euro. All’epoca, quando i carabinieri si accorsero dell’anomalo afflusso di persone, il Viminale, nella persona del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, diede ordine di non intervenire, ma di scortare gli sballati fino a destinazione. Per una settimana, assistemmo a un abuso e a una violazione di proprietà privata, per non parlare dello spaccio di droga e delle devastazioni, sotto l’occhio vigile ma inutile delle forze dell’ordine. Gli occupanti lasciarono il sito quando si stancarono, senza che lo Stato facesse nulla per far rispettare la legge e a distanza di mesi l’unico responsabile dell’assalto fu individuato in un ragazzo straniero nullatenente, che ovviamente non era in grado di riparare ai danni.Ma ora, oltre a essere cambiato il ministro - alla Lamorgese è subentrato Matteo Piantedosi -, è cambiata anche la musica e ieri, prima sono stati fatti sloggiare i «fattoni», ovvero i drogati, togliendo loro la musica e convincendoli con le buone a sloggiare, poi è stato varato un decreto legge che introduce severe sanzioni per chiunque occupi abusivamente uno stabile o un terreno per tenervi un rave party. Le pene prevedono una condanna da tre a sei anni e multe fino a 10.000 euro e il decreto introduce inoltre la perseguibilità d’ufficio, ovvero non sarà necessaria la denuncia del soggetto vittima dell’occupazione. In pratica, basterà che le forze dell’ordine siano allertate di un pericolo per l’ordine pubblico per poter intervenire e confiscare le cose (camion, gruppi elettrogeni, casse acustiche eccetera) necessarie a commettere il reato. Ci voleva tanto? Invece di restare con le mani in mano, di scortare gli occupanti, si poteva intervenire per far sgomberare la zona e si potevano varare nuove misure, come hanno fatto altri Paesi, per impedire i raduni illegali a base di alcol e droga.Ma oltre alla buona notizia che il governo c’è e non serve solo a spartirsi le poltrone, ma anche a fare qualche cosa di utile come togliere le regole assurde introdotte nel periodo della pandemia e a fermare gli sballati dei rave party, ora è in arrivo una terza misura utile, ovvero una modifica al Reddito di cittadinanza. A quanto pare, il sussidio sarà conservato solo per chi davvero non può lavorare e non ha mezzi di sopravvivenza, mentre tutti gli altri, ovvero 660.000 persone che grazie al meccanismo voluto dai 5 stelle campano a sbafo, dovranno tornare a guadagnarsi lo stipendio. Non sarà solo un risparmio per le casse dello Stato, che così non butterà soldi dalle finestre, ma sarà anche un concreto intervento contro il lavoro nero, che proprio il Reddito di cittadinanza incentivava. Altro che tetto al contante. Questo è un tetto ai furbi e a chi le tasse prova a evaderle con tutti i mezzi. Purtroppo con la complicità della politica.
Nicola Pietrangeli (Getty Images)
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
Continua a leggereRiduci
Mark Zuckerberg (Getty Images)