2022-03-30
Viaggio nella tessitura sotterranea dove l’acciaio vale più della seta
Alla resistenza mancano giubbotti antiproiettile. È caccia alle placche per imbottirli.da KievNel giorno in cui la Russia sembra aver dato una frenata all’avanzata verso Ovest, dichiarando di non voler assediare più Kiev ma di voler liberare il Donbass, gli umori in città non sono cambiati, anzi tutti sono ancora più diffidenti e non allentano la concentrazione neanche per un attimo. Anzi oggi sembra che la città si sia risvegliata con il ritmo doppio, si continuano a rinforzare tutte le trincee e le aree di difesa, si continua la ricerca e la produzione di attrezzature militari e soprattutto si cercano le famose placche antiproiettile.Da giorni ormai tutti raccontano quanto sia difficile trovare giubbotti ed elmetti di ultima generazione, un ufficiale ci racconta: «Ci siamo abituati a vedere soldati, e soprattutto quella parte di soldati che forma la difesa territoriale, sforniti di questi dispositivi, abbiamo visto i nostri ragazzi mettere i libri o delle lastre di ferro all’interno delle tasche che dovrebbero ospitare le placche antiproiettile di livello 4. Lo fanno perché si sentono psicologicamente più protetti ma sappiamo benissimo che senza un centimetro di acciaio puro un proiettile da guerra non si ferma». «Solo chi è nella primissima linea ha delle attrezzature da guerra di buon livello», prosegue, «e questi sono i corpi più specializzati del nostro esercito, ma i combattimenti ci sono anche in seconda e terza linea e soprattutto i bombardamenti. Senza le protezioni personali la percentuale di ragazzi che muore per una esplosione è infinitamente più alta».Dunque nonostante si sia parlato di enormi forniture date dai Paesi Nato e europei all’Ucraina - tra cui si dice che l’Italia abbia fornito attrezzature da difesa come appunto giubbotti ed elmetti antiproiettile di ultima generazione - non siamo in grado di verificare la veridicità di questa notizia almeno a Kiev dove tali attrezzature non si vedono. Andrey è il titolare di una aziendali moda che oggi fabbrica gratuitamente giubbotti per l’esercito e per la resistenza, come lui in città ci sono altre aziende che fabbricano giubbotti tattici nelle tasche frontali e posteriori dei quali vanno poi infilate le famose placche in acciaio. Andrey ci racconta che il problema non è la produzione dei giubbotti, il problema è cosa mettere dentro per fermare le pallottole di un Ak74 e altre armi da guerra: «Non riusciamo a trovare prodotti che siano sicuri e le truffe durante la guerra proliferano. Inizialmente abbiamo comprato placche di policarbonato da aziende che ci assicuravano il grado 4 di protezione, ci mandavano i video, dei falsi certificati e ci siamo fidati, ma poi quando siamo andati a fare le prove balistiche ci siamo resi conto che con quelle cose addosso la gente muore, ho fatto arrestare il produttore, i nostri servizi segreti se ne sono già occupati».Come in ogni guerra c’è chi cerca e riesce ad arricchirsi sulla pelle altrui ma farlo sui giubbotti antiproiettile e un omicidio, Andrey ci spiega dunque come scopre i furbetti delle placche ma ci racconta anche quanti sia difficile trovare placche balistiche in questo momento.Ci sono alcuni privati che si sono messi a fabbricare queste piastre antiproiettile ma non hanno l’esperienza o i materiali o in alcuni casi fanno delle prove balistiche con armi diverse dai fucili da guerra con i quali dovrebbero essere testate le placche. «Noi stiamo acquistando placche di prova da vari fornitori», spiega, «e quando come oggi ci alleniamo al poligono le proviamo. Dobbiamo ancora trovare delle placche che funzionino bene e poi capire se quelle che funzionano male ce le hanno vendute come truffa, e nel caso pagheranno caro, oppure se lo hanno fatto per errore servendosi da intermediari. Senza saperlo ci aiuteranno a trovare i truffatori».In uno dei tanti poligoni nel centro di Kiev insieme ad Andrey ci sono anche due un volontari e un poliziotto, si allenano a sparare e fanno parte del gruppo di difesa di questa piccola sartoria. Il loro scopo è difendere la produzione in caso di attacco, a tutti costi, ed è per questo che la produzione è svolta sottoterra. Dunque ci si allena e alla stesso tempo si testano placche fatte a mano, con lastre di acciaio in un unico pezzo, saldate o semplicemente stratificate con altri materiali come il kevlar.Le prove al poligono finiscono con una lastra su quattro che passa l’esame balistico e Andrey dovrà dunque ordinare queste piastre a sue spese per distribuirle a quella fetta di volontari che ancora è al fronte senza alcuna sicurezza.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)