
Durante le indagini sulla strage di Piazza della Loggia il colonnello Giraudo rivolgeva ai testimoni domande sulla vita sessuale di una donna con suo marito (non indagati) e altri uomini. I racconti dei festini sono finiti nei faldoni del processo sull’attentato. Indagini a luci rosse. Il colonnello dei carabinieri Massimo Giraudo, 59 anni, denunciato per l’invio di video e messaggi osé da Donatella Di Rosa, conosciuta una trentina di anni fa come Lady Golpe, sembra essere un habitué delle domande sulla vita intima rivolte, fuori contesto, alle persone sottoposte a interrogatorio. Dai verbali delle deposizioni raccolte da Giraudo durante le indagini sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia, quello denunciato dalla Di Rosa appare come un vero e proprio metodo consolidato di lavoro, che ha fatto finire dettagli della vita sessuale di persone non indagate nei verbali depositati, e quindi non segreti, nel procedimento sull’attentato del 28 maggio 1974. Un metodo stigmatizzato dall’avvocato Stefano Casali, difensore di uno degli imputati, Roberto Zorzi, in un’accesa arringa del 2023. Il legale cita testimoni chiave mai presi in considerazione, altri invece sentiti decine di volte. Dopo aver ricordato che da trent’anni Giraudo si troverebbe nello stesso ufficio («altro record da guiness dei primati»), Casali evidenzia alcune «assolute anomalie» relative al modo di condurre le indagini da parte del colonnello Giraudo, ad esempio: una teste, O.G., sarebbe stata sentita 40 volte, di cui 38 volte dal solo Giraudo senza la copresenza di un sottufficiale dei carabinieri e solo nelle ultime due dai magistrati.Queste sommarie informazioni sarebbero state raccolte tra il 2013 e il 2021. Per Casali questi rapporti diventano «una fiction a puntate che dura anni, dove chi viene sentito aggiunge ogni volta un elemento in più per provare a pararsi il collo e assecondare per non avere problema chi le domande gliele fa». In ogni successivo verbale sarebbero stati aggiunti particolari mai rappresentati, neppure velatamente, in precedenza; sarebbero state usate deleghe dei pm a distanza di anni dal rilascio delle stesse, quando la durata massima delle indagini nei confronti di una persona per una specifica ipotesi di reato non può superare i due anni. Sarebbero stati svolti riconoscimenti fotografici senza chiedere prima al testimone prima una descrizione della persona da individuare. In più occasioni avrebbe intrattenuto rapporti assolutamente anomali, rispetto alle regole, per svolgere le indagini con le persone informate sui fatti, inviando, ad esempio, a O. G. foto via sms di un soggetto su cui cercava notizie. Inoltre il colonnello avrebbe consentito a quest’ultima di contattare telefonicamente un’altra persona potenzialmente informata sui fatti, per incontrarla e «interrogarla». Ma soprattutto avrebbe fatto domande personali decontestualizzate rispetto alle investigazioni: ad esempio domande sui genitori dei testi, eventuali su eventuali appartenenze a circoli o club quali il Rotary o i Lions. Ma soprattutto, come dimostrano i verbali esaminati dalla Verità, Giraudo pone moltissimi quesiti sulla vita intima delle persone.Il 3 dicembre 2012, negli uffici del comando unità mobili e specializzate Palidoro di Roma, Giraudo verbalizza la deposizione di tale Giuliano, cinquantottenne veneto. Al teste l’investigatore chiede chi sia un certo Armando, suo socio in un’attività commerciale, e l’uomo spiega che si tratta del «suo convivente dal 1974». Giraudo domanda di altre due persone, rispettivamente la nipote del suo convivente e il fidanzato di lei. Nessuno dei tre sarà oggetto di altre domande da parte di Giraudo al testimone, del quale, apparentemente, l’ufficiale, però, conosce già i dettagli della vita privata. Giuliano immagina che la sua convocazione possa essere legata ai suoi rapporti «con due veronesi che conosco, Paolo e Rita». La coppia sarebbe stata, secondo il racconto del testimone, in rapporti con una contessa, che avrebbe avuto una relazione extraconiugale con un «tale Zorzi», di cui però l’uomo non ricorda il nome. Non è chiaro se si tratti del più noto Delfo Zorzi, processato e poi assolto per la strage, o del suo omonimo Roberto, attualmente sotto processo per il medesimo attentato. Le domande di Giraudo sembrano vertere su temi del tutto estranei alla preparazione della strage. Ad esempio, chiede a Giuliano: «Lei è appassionato di esoterismo?». Poi l’investigatore inizia a scavare nella vita sessuale di Paolo e Rita, chiedendo al teste se i due abbiano «intrattenuto rapporti di carattere sessuale anche saltuario con la contessa», ottenendo una risposta negativa. A Giraudo interessa anche sapere se il testimone abbia mai aderito ad «Ananda Marga», movimento spirituale fondato in India. A pagina 7 del verbale Giraudo chiede a Giuliano, che all’inizio delle sue dichiarazioni ha premesso di essere omosessuale dichiarato da 1974, se abbia «avuto rapporti sessuali anche solo saltuari con Paolo e Rita». Il colonnello vuole anche sapere dal testimone se la coppia praticasse la «spermatofagia» e se fosse al corrente delle «disfunzioni sessuali» di Paolo. Infine, Giraudo chiede a Giuliano se abbia «notizie di rapporti omosessuali» di quest’ultimo e se gli abbia mai «mostrato foto della moglie nuda». All’incirca un mese dopo è tale Massimo a varcare la soglia della Palidoro. Giraudo lo incalza su un certo Giuseppe, che è stato sposato con la solita Rita, già oggetto delle sue domande con il precedente testimone. Anche in questo caso, le informazioni verbalizzate non hanno nulla a che fare con la strage o con il contesto delle organizzazioni neofasciste. Come la spiegazione che dà Massimo sulla rottura dei rapporti con Giuseppe, nata dal fastidio per le foto «che ritraevano la moglie Rita in accoppiamenti multipli». Poi l’uomo aggiunge che Giuseppe «vantò la lunghezza del pene di una nuova persona con la quale si incontravano», che il testimone, imbeccato dall’investigatore, individua nel già citato Paolo. Il verbale di Massimo contiene altri particolari scabrosi, che sarebbero stati introdotti dalle domande di Giraudo: «Poiché lei mi parla di problemi erettili, le specifico che questi derivavano proprio, come mi disse Giuseppe, dal fatto di essere "asinino"». A Massimo, nel triangolo amoroso con Rita e il marito Giuseppe, sarebbe succeduto Paolo. L’uomo racconta anche che in passato i festini organizzati dalla coppia erano stati oggetto di attenzioni da parte dei finanzieri di una caserma vicina alla loro abitazione. I militari lo avevano interrogato per sapere se avesse mai partecipato, e la sua risposta negativa fu presa per buona. Il motivo? «Poiché il mio volto non compariva nelle foto orgiastiche». Il verbale prosegue con altri passaggi che nulla hanno a che vedere con la bomba: «Non ero un bacchettone e non avevo nessun problema ad andare a letto insieme al Beppe ed alla Rita, ma un conto eravamo noi ed un conto erano terzi. Il nostro rapporto a tre è durato per parecchio tempo, ma non ho mai vissuto nel loro appartamentino. Dovete comprendere che all’epoca non era facile come oggi avere avventure femminili, e, quindi, una donna spregiudicata come la Rita, veniva accettata anche se non particolarmente bella. Poi io ero amico del Beppe e fare le cose insieme a lui era normale». Ma, grazie al colonnello, scopriamo anche che Massimo al contrario di altri aficionados della coppia non era bisessuale. «Nell’ambito del triangolo io non ho mai avuto rapporti con il Giuseppe, ma ne abbiamo avuti insieme con la Rita» precisa in un passaggio. E aggiunge: «Rita fu in pratica obbligata a venire anche con me poiché essendo attratta da Giuseppe, volendocisi mettere insieme doveva per forza anche condividere l’amico del cuore». Infine, ancora una volta, Giraudo chiede se la donna, in questo caso insieme con il marito, praticasse la «spermatofagia». Il 25 febbraio 2015 il colonnello convoca Mariateresa, «cugina di primo grado» della solita Rita. Giraudo vuole sapere dalla donna, che nei verbali che la Verità ha avuto modo di visionare è l’unica che fornisce alcuni spunti relativi alla strage, chi abbia conosciuto tra gli amici di sua cugina. Alla teste Giraudo arriva poi a chiedere, senza tanti preamboli: «Le è stato proposto di partecipare a orge o a rapporti promiscui e plurimi sia con sua cugina che con il marito di lei?». La donna, però, cade dalle nuvole: «No, e non ricordo di aver saputo cose del genere. Poiché me lo chiede io non ricordo neanche di avere saputo di un sequestro di fotografie che ritraevano questo genere di rapporti. Poiché lei mi sollecita sul punto io le ribadisco quanto detto anche perché non credo che dimenticherei una cosa del genere. Debbo dire che il marito di mia cugina era di lei gelosissimo, anche in modo morboso, per cui, per tale ragione, poteva andare in escandescenze e talora mi sono trovata a fare da paciere». Giraudo approfondisce anche la figura di un certo Francesco, che sarebbe stato identificato in una foto scattata a Piazza della Loggia il giorno dell’attentato del 1974. Ma anche in questo caso, a verbale, si leggono più che altro dettagli pruriginosi: «In merito a Francesco posso ancora dire che il suo orientamento era palese e ribadisco intrattenuto non con coetanei ma con soggetti più giovani. Poiché me lo chiede, effettivamente, pur non avendolo visto, mi è stato riferito che Francesco era solito "rimorchiare" i suoi amichetti presso la stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova».In un ulteriore verbale, in questo caso redatto a casa di un avvocato, invece, Giraudo annota una scena degna di America oggi di Robert Altman, la cui importanza ai fini delle indagini non è chiara: «Mentre lo scrivente apriva il computer in un clima di evidente tensione tra i due coniugi- la signora infatti a voce alta commentava negativamente la politica, vantava di essere di una famiglia di sinistra e figlia di un sottoufficiale dell’Arma, con frasi che non apparivano dirette al sottoscritto, ma al marito- la donna si toglieva i pantaloni davanti allo scrivente rimanendo in collant trasparenti che lasciavano intravedere la biancheria intima».Il colonnello Giraudo, con i suoi testimoni, approfondisce anche pratiche sessuali estreme. Per esempio con l’allora cinquantottenne Stefano, il quale risponde: «Lei mi chiede quale fosse il significato esoterico della zoofilia: non sono in grado di illustrarlo. Ho visto gli accoppiamenti nelle foto di cui abbiamo parlato la scorsa volta e ricordo che si avvalevano del cane pastore tedesco di Giuseppe». Avrete capito che i verbali sulle stragi di Giraudo, il carabiniere che mandava i video hot a Lady Golpe, più che a un romanzo giallo assomigliano alle pagine del best seller erotico 50 sfumature di grigio.