2023-06-11
Vendola sta rivendicando un sopruso
Nichi Vendola al Pride di Roma (Ansa)
L’ex leader di Sel ha allontanato un neonato da sua madre grazie alla legge canadese. Ora trasforma il suo caso in battaglia politica. Alla faccia dei più basilari diritti umani.Le esperienze dei singoli sono varie. L’esperienza di Nichi Vendola con le molteplici donne che - grazie alle opinabili leggi vigenti in Canada - ha potuto scegliere di far trattare chimicamente con ormoni artificiali per ottenere l’ovulo dall’una, sottoposta a laparoscopia durante la sua sindrome di iperstimolazione ovarica, e impiantarlo fecondato nell’altra, anche lei imbottita di ormoni per sorvegliare il suo ciclo e farlo attecchire, è risultata in una famiglia vicina ma lontana, fonte di orgoglio e buone parole e sentimenti. La madre ha dato via volentieri suo figlio, il quale si è adattato. Che potere ha un neonato di rimanere con chi gli ha dato la vita, l’unica presenza umana che ha conosciuto nella sua lunga esistenza intrauterina, colei alla quale istintivamente si rivolge per essere alimentato, accudito, scaldato, rassicurato? Nessuno laddove ci siano leggi che ammettono i contratti di compravendita della filiazione. C’è anche una cosuccia chiamata «diritto alla continuità familiare», che naturalmente è quello del neonato anche contro la «libera scelta» della portatrice, che non è costretta a non occuparsene per cause di forza maggiore - leggi figli dati in adozione - ma dalla firma di un contratto ancora prima di iniziare la gravidanza. La cosuccia è scritta negli elenchi dei diritti umani, ha fatto perplimere una rapporteur dell’Onu sui diritti dei bambini, Maud de Boer-Buqicchio, incaricata di esprimere un giudizio sulla surrogazione di maternità. Su quella detta «altruistica» ha sospeso il giudizio perché bisogna vedere caso per caso. La variante «commerciale» l’ha condannata tout court come traffico di esseri umani. Sì è vero, esagero, non sono «molteplici» le donne usate, sono solo due: questa doppia madre serve a imbrogliare le carte con la società e con loro stesse, che possono dirsi che il figlio non è di nessuna delle due dato che è rotta la continuità materna - a prezzo di esposizione a farmaci e operazioni pericolose - e serve a garantirsi che nessuna di loro possa legalmente spezzare il contratto con i Vendola. Se l’ovulo non è tuo, dicono i tribunali patriarcali, allora non è tuo figlio anche se la tua placenta lo ha nutrito, lo hai fatto crescere nel tuo ventre con il tuo sangue, lo hai partorito. Ad esempio la Corte suprema della California così rispose giudicando la richiesta di Anna Johnson di continuare a occuparsi di suo figlio nel 1993, la sentenza capostipite dell’industria della surrogazione di maternità in California: l’ovulo non è suo. Ma che c’entra la California con i Vendola, quelli sono andati in Canada, dove la surrogazione non è commerciale ma altruistica. Un’altra bella etichetta che si sovrappone a quella per cui i pagamenti sono «rimborsi spese» - mica vorrete che le portatrici paghino le tasse per il loro beau geste? Mica vorrete che un atto d’amore avvenga addirittura a spese loro - come se non fosse il rinunciare alla relazione materna il valore più prezioso che si mette sul piatto. Qualche decina di migliaia di dollari, che volete che sia? Serve giusto a persuaderle con il guadagno... ops volevo dire: a rimborsare le spese, no, anche i mancati guadagni, no, anche il college per gli altri figli - beh insomma, provate voi a trovare una donna che vi faccia il dono senza darle dei bei soldini! Anzi, i due doni, separando l’ovulo dalla gravidanza. Che però non sono doni: c’è un contratto. Vendola chiede: «Una donna, non ricattata dalla povertà, non condizionata da alcuna ipoteca, non potrà mai e in nessun caso decidere liberamente di mettere al mondo un figlio non suo?». Dimenticando un piccolo dettaglio: ha firmato con i Vendola, i Rossi, gli Smith un contratto che la lega, le toglie la decisione sull’aborto (chiamato «riduzione fetale»), le impedisce di viaggiare, avere rapporti sessuali, fumare, bere caffè e così via. La libera scelta pare finita per un po’ dopo il contratto. Potrà poi, diventata madre, magari cambiare idea come nei casi di adozione e, in un certo periodo di tempo, riconoscere la creatura che porta in grembo? No. E la sua frequentazione dei figli è lasciata al buon cuore dei Vendola, Rossi, Smith di turno. Hanno pagato perché lei nemmeno compaia sul certificato di nascita. Lei peraltro potrebbe avere problemi di salute per questa gravidanza commissionata da altri ed è provato che si hanno più problemi che con quelle naturali. Potrebbe non avere più figli suoi. Potrebbe rinfacciarsi per sempre l’abbandono, pardon: la consegna. Potrebbe anche morire - e lo stesso potrebbe succedere a quell’altra che si è fatta prendere gli ovuli maturati in sovrannumero dietro pagamento. Ma non sono certo lavori: non si può regolamentare come lavoro un’invasione del corpo così massiccia, seguita dalla destinazione familiare di un essere umano, oggetto di contratto. Allora diciamo che sono doni, così nessuno si preoccupa. È solo amore. Jennifer Lahn del centro di bioetica Cbc ha pubblicato proprio questa settimana un rapporto sulla Pma sulla surrogazione, documentando tutti i danni ai corpi femminili che vi si sottopongono, nonché i problemi, più frequenti, di questi neonati. Sul sito del Cbc tengono traccia delle donne morte dopo aver firmato per fare un bimbo e consegnarlo ad altri.La prima discriminazione è quella che subiscono i neonati commissionati proprio per essere allontanati dalle madri che ricevono soldi (ma non è una compravendita!) - ci vuole una certa faccia di bronzo per chiamare discriminazione il fatto che in Italia qualcuno non accetti i certificati di nascita falsi, scritti per cancellare l’apporto materno a quelle vite. Che cosa c’entrino poi i figli illegittimi delle ragazze madri, che cosa c’entri la discriminazione dei gay è tutto da spiegare. Già: perché mai le giornate dell’orgoglio gay sono diventate giornate di rivendicazione del mettere a valore le capacità riproduttive delle donne per farne un mercato? Caro Nichi, caro Tommaso, cari padri che per esserlo avete allontanato i neonati dalle loro madri. Avete delle famiglie bellissime. Perché non ringraziate la Dea che vi sia andata bene, evitando di farne una battaglia politica che vi squalifica? Il commercio di neonati commissionati davvero non appartiene a una società rispettosa delle donne, della loro capacità materna, dell’integrità dei loro corpi e dei loro sentimenti, nonché di quelli dei neonati. La compravendita dei neonati commissionati non è altro che sfruttamento delle donne e cancellazione dei diritti dei neonati stessi: è una rivendicazione di soprusi.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.