2018-04-10
«Il brano anti burqa spaventa perfino i miei collaboratori»
Andrea Vantini, l'autore di Meno male che Silvio c'è, lancia un videoclip sul sessismo islamico. «Chi lo ha girato teme ritorsioni».Una giovane donna musulmana guarda rilassata un videoclip musicale sul suo portatile. Mentre le sue dita sfiorano la tastiera, sorride all'artista nello schermo, che indossa una bandana nera e che canta Toca la vida. L'italiano si intreccia allo spagnolo, le immagini in bianco e nero di un dramma che sta per consumarsi a quelle del mare e delle bianche spiagge di Santo Domingo. Dove tutto è gioia, festa, spensieratezza. E amore. Il testo è facile da ricordare, la musica orecchiabile. Forse la donna immagina di ballare quella canzone in riva al mare, in qualche discoteca all'aperto. La donna non bada a suo marito che la spia, appostato dietro uno stipite. Lo sguardo dell'uomo tradisce una dura disapprovazione per ciò che la donna sta facendo; forse è geloso del cantante racchiuso nel monitor, oppure odia quell'ambiente dove le ragazze si divertono, indossando leggeri abiti colorati. Lunghi capelli al vento, le ballerine, danzando, scoprono parti del corpo. La giovane musulmana vuole raggiungere quel cantante, quel mondo così lieve che la attrae. Indossa il suo burqa per uscire da casa, sale su una vecchia auto svedese e, entrando nel locale dove Toca la vida impazza, prova a liberarsi dal suo pesante abito. Al video a colori si sostituiscono i fermi immagini in bianco e nero della tragedia. Lei tenta di unirsi a chi balla intorno al cantante, ma il marito l'ha seguita: impugna una pistola e spara uccidendo l'artista che mette il suo corpo fra le pallottole e quello della donna. Andrea Vantini, cantautore quarantottenne di Meno male che Silvio c'è, pezzo tornato in auge per le ultime elezioni politiche, è l'autore di questo videoclip di denuncia e di forti contrasti, girato fra Verona e Santo Domingo. Le riprese si sono concluse un mese fa.Vantini, ma che ha fatto? In un videoclip musicale, così estivo e ballabile, infila una storia talmente drammatica? Dove poi, alla fine, è proprio lei che muore ucciso da un marito musulmano geloso?«Non sopporto la segregazione della donna nei Paesi musulmani e vorrei denunciarne alcuni aspetti. Il burqa è uno di questi. Le donne non possono indossarlo e vivere la vita, “tocar la vida", al tempo stesso. Da artista, mi piacerebbe che anche la donna dei Paesi arabi potesse sentirsi sicura e libera di esprimersi, così come quelle musulmane immigrate che vivono in Europa e in Italia. Peraltro Toca la vida, che sto lanciando sul mercato arabo e europeo, ha già avuto riscontri positivi da parte di diverse donne arabe e credenti». In quali Paesi sta diffondendo Toca la vida?«I primi sono stati Egitto, Tunisia, Marocco, Emirati arabi e Turchia. Adesso mi sto occupando anche dell'Europa. Inizierò dall'Austria, da Vienna. Poi passerò in Germania».Chi l'ha aiutata a realizzare il video non vuole firmare questo lavoro. È vero? «Sì. Purtroppo arrangiatori, videomaker e altri collaboratori non vogliono mettere la firma su Toca la vida. Temono possa essere interpretato male dai musulmani. Hanno paura di ritorsioni. Alcuni mi hanno detto di temere per la loro vita e per quella delle loro famiglie. Eppure non me la sono presa né con Maometto né con la religione. Il mio bersaglio è un abito che, da occidentale, non posso accettare come imposizione sulla donna. Bisogna avere il coraggio di dire no a tali costumi, anche nel ricordo e nel rispetto delle giovani donne musulmane uccise da familiari o fidanzati violenti, pure in Italia». Davanti a tale comportamento di persone a lei vicine, se non amiche, qual è la sua prima impressione? «La mia paura è che l'islam violento stia vincendo. Nel senso che coi loro atti di sangue, coi loro vigliacchi attacchi, quei terroristi che si professano credenti islamici ci stanno già limitando nei pensieri e nei comportamenti quotidiani. Da parte nostra è come se ci stessimo censurando preventivamente, da soli, prima ancora che lo possano fare loro. Mi dispiace vedere alcuni miei collaboratori vivere di paura e non firmare le loro fatiche. Ormai l'Italia è talmente impaurita dai terroristi islamici… Forse, in parte, lo sono anche i nostri governanti che hanno mantenuto un profilo troppo basso sulla questione».Una volta si innamorò di una ragazza di Dubai. Come finì?«Cinque anni fa. Quella giovane mi piaceva davvero tanto. Lei era gentile, aggraziata e io cotto. Ma la sua famiglia e i suoi parenti, una volta accortisi del sentimento reciproco, me la sottrassero, facendola scomparire. Poi mi fecero capire chiaramente che, per me, era tempo di lasciare Dubai».Vorrebbe recarsi in Egitto, nel deserto, per un tour musicale in sette tappe. Non teme brutti incontri?«No. E tra qualche settimana caricherò su You tube una versione ridotta di Toca la vida, con alcune ragazze che indosseranno il burqa. Mi recherò in quel Paese arabo a cantare, solo a cantare, difendendo il diritto di tutte le donne del mondo a essere libere».Però qualcuno l'ha già minacciata, proprio sulla pagina Facebook di Toca la vida.«Vero. È stato un tunisino. Mi ha scritto: attento».