2023-08-19
Quali offese, si vogliono reprimere le opinioni
Il generale Roberto Vannacci (Stato Maggiore Esercito)
Un tempo andavano di moda i «militari democratici»: ma se una divisa va contro il totem progressista ecco le punizioni. Le frasi sulla Egonu? Non sono razziste.Essere un bravo generale non equivale a essere un bravo scrittore o un eccellente opinionista. Dunque, non c’è da stupirsi se Il mondo al contrario, opera prima dell’ex comandante della Folgore, del reggimento d’assalto Col Moschin e delle forze speciali in Afghanistan, Roberto Vannacci, non entrerà a far parte dei testi fondamentali della letteratura italiana. Ci sono un’infinità di libri che scalano le classifiche dei titoli più venduti, perché a firma di note influencer o di personaggi alla moda, ma che non passano alla storia. Ciò detto, non si capisce perché un magistrato possa dire e scrivere ciò che vuole, protetto dall’indipendenza garantita dalla Costituzione e dall’articolo 21 che assicura libertà di parola a chiunque, e chi indossa una divisa sia costretto a tapparsi la bocca, pena il declassamento e il trasferimento. Negli anni Settanta andavano di moda i militari democratici, ovvero i soldati che si ribellavano alle imposizioni dei vertici delle forze armate, rivendicando il diritto di esprimere le proprie opinioni politiche. Guarda caso, essendo quasi sempre pensieri di sinistra, in linea con le idee del Sessantotto, ai compagni e ai giornali piaceva molto che fra le truppe ci fossero tanti militanti e infatti sostennero con benevolenza il movimento dei soldati democratici. E però, appena un ufficiale si azzardava a pensarla in maniera diversa, manifestando concetti contrari a quelli ritenuti progressisti, veniva subito bollato con l’accusa di essere un pericoloso reazionario. Anzi, un malefico golpista, pronto a incrociare le armi contro ogni evoluzione sociale in senso democratico.Temo che uguale sorte sia toccata a Roberto Vannacci, la cui unica colpa al momento mi pare sia quella di aver riempito con la penna alcune giornate lasciate vuote dagli incarichi militari, immaginando un futuro da polemista. Certo, alcuni temi sono trattati senza l’astuzia che richiedono i tempi moderni e alcuni concetti sono espressi in maniera tranchant, non tenendo in alcun conto la polizia del pensiero politicamente corretto che da tempo vigila su ciò che viene pubblicato. Ma al di là di queste ingenuità, quali cose così gravi ha scritto il generale? Se si toglie la propaganda di Repubblica e alcune frettolose sintesi operate con malizia da alcuni giornali, Vannacci non ha detto nulla di così incredibile e niente che potesse essere giudicato offensivo o razzista. Altro che matto, come lo si vorrebbe far passare sostenendo che si è paragonato a Giulio Cesare e si è autodefinito «speciale». L’ex capo delle forze speciali in Afghanistan ha solo osservato con un certo disincanto ciò che sta avvenendo nella nostra società, criticando la lobby Lgbt che vorrebbe imporre l’abolizione dell’identità di genere per applicare la dittatura della fluidità, senza più maschi e femmine e senza, soprattutto, famiglie con genitori biologici. Davvero è così grave dire che Paola Egonu è italiana, ma non rappresenta le caratteristiche fisiche di un’italiana? Significa essere razzisti ricordare le origini dei genitori di una ragazza nata a Cittadella? Spiegare che è una persona naturalizzata è offensivo? Perché a nessuno viene di offendersi se un italiano, nato da genitori italiani in Francia, viene definito naturalizzato? Perché questa voglia di annullare sempre e comunque le sfumature che ci rendono, per sesso o per nascita, diversi e non tutti uguali? Qualcuno ha scritto che un gay debba avere meno diritti di una persona eterosessuale? No. Vannacci ha sostenuto che Paola Egonu debba essere privata della cittadinanza italiana perché i suoi genitori sono nigeriani? Nemmeno. E allora non bisogna farla finita con il generale, ma con il conformismo politico che ci vorrebbe convincere a parlare tutti la stessa lingua dei compagni e a pensarla tutti allo stesso modo. Forse Vannacci non ha scritto un capolavoro e probabilmente avrebbe potuto argomentare meglio il suo pensiero senza lasciare spazio a polemiche. Ma i gendarmi delle opinioni politicamente corrette (e anche la polizia militare che ha prontamente rimosso l’ufficiale) se ne facciano una ragione. Se il libro dell’ex capo della Folgore sta in cima alle classifiche è perché le tesi che vi sono espresse incontrano il favore della maggioranza degli italiani. Impedirne la circolazione, così come si vuole impedire a un soldato di esprimere ciò che pensa, non servirà a cancellarle.
Sandro Mazzola (Getty Images)
Una foto di scena del fantasy «Snowpiercer» con Chris Evans e Tilda Swinton firmato dal coreano Bong Joon. Nel riquadro una tavola del fumetto