2023-12-05
Vannacci si insedia e parte subito l’inchiesta
Il generale Roberto Vannacci (Ansa)
La sinistra è andata su tutte le furie per il nuovo incarico del generale nello Stato maggiore. E il ministero della Difesa ha aperto l’indagine formale contro di lui. Che alla «Verità» assicura: «Nessuna irregolarità, farò valere le mie ragioni». Meno male che sono arrivati gli amici di Repubblica a spiegarci che, in fondo, il nuovo incarico conferito a Roberto Vannacci è insulso, non conta niente ed è quasi umiliante. Secondo Gianluca Di Feo, tale incarico è «altisonante e in apparenza di alto prestigio: capo di stato maggiore del comando forze terrestri. Fa pensare a un condottiero destinato a guidare schiere di tank e ondate di bersaglieri ma in realtà si tratta di un compito assolutamente burocratico. Non c’è nulla in questa posizione che possa evocare La Marmora o Diaz: il generale Roberto Vannacci è stato destinato a una scrivania senza poteri autonomi, dove dovrà coordinare lo staff agli ordini del generale Salvatore Camporeale, un carrista ed ex comandante dell’accademia di Modena, che è stato anche consigliere al Quirinale del presidente Carlo Azeglio Ciampi e poi di Giorgio Napolitano». Capito? Non immaginatevi un eroico Vannacci pronto ad assaltare i nemici col pugnale fra i denti e le bombe a mano; non figuratevelo come Leonida a schierare gli uomini in vista di una fatale battaglia. No, il generale è stato al massimo promosso a passacarte, a impiegatuccio, a mezzemaniche in divisa. Ancora Di Feo chiarisce che «il Comfoter, come viene chiamato secondo la passione degli acronimi che caratterizza i militari di tutto il pianeta, oggi è soltanto una struttura che “supporta” il capo di stato maggiore dell’Esercito - il generale Pietro Serino, che in questo caso ne è il comandante - per la gestione di una serie di operazioni».Ma certo: il generale è stato confinato dietro a una scrivania, sarà una sottospecie di segretario, un poveretto costretto a piegare la testa. Sempre ammesso che possa continuare a fare il soldato, visto che sulla sua testa pende una inchiesta formale di cui fra poco diremo i dettagli. Altro che onori, altro che visibilità, altro che medaglie. Poco ci manca che Vannacci venga descritto come un imbucato. E sarà pure: sarà che non lo hanno davvero promosso, come ci ha tenuto a specificare il ministro Guido Crosetto (cioè il vero artefice del successo de Il mondo al contrario: il più classico degli autocomplotti). Sarà pure che lo hanno sbattuto nel primo buco disponibile, e che all’autore del bestseller dell’estate non saranno richieste azioni eroiche o incredibili sacrifici. Sarà pur vero tutto. Ma se le cose stanno così, se cioè Vannacci è stato liquidato con una pernacchia, non si capisce perché la notizia della sua nomina a capo di stato maggiore abbia suscitato un putiferio del genere: un impazzimento generale, all’altezza del grado.Il Fatto tuonava indignato: «Vannacci sale, Crosetto scende. Il ministro si arrende al generale». La Stampa ha sbattuto il mostro in prima pagina: «Esercito, lite su Vannacci». A corredo, una paginata di intervista (per altro datata 22 novembre e non aggiornata, davvero singolare) al «controverso generale», il cui primo obiettivo era evidentemente quello di coglierlo in fallo e di costringerlo a proferire qualche bestialità sessista, omofoba o razzista (missione fallita, per inciso). La stessa Repubblica ringhiava in un titolone: «A Vannacci nessuna punizione e un incarico da capo di stato maggiore». E per fortuna che - secondo il medesimo giornale progressista - gli hanno affibbiato un posto che non conta niente: chissà che sarebbe successo se avesse ottenuto un incarico realmente importante…Il grottesco spettacolino mediatico unito ai latrati di Pd, 5 stelle, Sinistra italiana, Italia viva e via grufolando, ci svela una ottima ragione per provare simpatia nei confronti del generale: ha la straordinaria capacità di far impazzire i progressisti di ogni latitudine. Li fa schiumare di rabbia, poiché si è mosso sul loro stesso terreno (quello dell’editoria e della produzione saggistica) e li ha schiantati a suon di copie vendute, per altro guadagnandoci qualche lira. Non solo. Vannacci ha dimostrato di non essere affatto uno scemo con l’anello al naso o un troglodita dai modi belluini. Anzi, ha esibito una notevole proprietà di linguaggio e si è mostrato piuttosto bravo a sostenere le sue «scandalose» tesi. Il risultato è che i suoi critici difficilmente possono imputargli più di qualche ragionamento effettivamente semplicistico: ogni volta che provano a metterlo nel sacco, lui si sfila. In più, ha dimostrato di godere di un certo sostegno popolare, cosa che non guasta.Ai sinistrorsi e ai liberali non resta che arricciare la narice e berciare chiedendo punizioni esemplari e censure per il generale saggista. È l’atteggiamento consueto: se qualcuno si permette di esprimere opinioni divergenti, ecco che va immediatamente ridotto al silenzio, oscurato, sanzionato. Viene da chiedersi, tuttavia, per quale ragione Vannacci dovrebbe essere colpito da reprimende o procedimenti disciplinari. Per aver osato riassumere in un libro le sue idee?In ogni caso, Repubblica e soci possono dirsi soddisfatti. Ieri il generale si è regolarmente presentato per assumere il nuovo incarico e gli è stato immediatamente notificato l’avvio dell’inchiesta formale nei suoi confronti. Per altro con una curiosa tempistica: l’Ansa è uscita un paio di ore prima che al generale fosse resa nota l’esistenza di un procedimento disciplinare nei suoi riguardi. Informazione che può essere uscita soltanto da ambienti della Difesa. Ad agosto era stata avviata una inchiesta informale sul libro del generale. A quanto pare, da quella inchiesta sono emersi elementi che hanno fatto ritenere agli inquirenti che esista spazio per muovere contestazioni a Vannacci, il quale potrà a sua volta presentare una memoria difensiva. Nel mentre si è fatto sentire pure il ministro della Difesa. Guido Crosetto ha spiegato che l’inchiesta sommaria su Vannacci «era stata disposta dal capo di Stato maggiore dell’Esercito Pietro Serino, il 18 agosto e si è conclusa il 16 ottobre. Al termine, il capo di Stato Maggiore, visti gli esiti dell’inchiesta sommaria, ha proposto al ministro della Difesa l’apertura di un’inchiesta formale per accertare eventuali infrazioni disciplinari. Quindi, anche sulla base della relazione della Direzione generale del personale militare, ho accolto la sua richiesta, lo scorso 1 dicembre, nominando contestualmente l’Ufficiale inquirente, il generale Mauro D’Ubaldi». A quanto risulta, nel giro di poco tempo si dovrebbe conoscere il destino del militare scrittore. Il quale, da noi contattato al telefono, spiega di essere sicuro di non aver commesso alcuna irregolarità e di essere pronto a sostenere le proprie ragioni in tutte le sedi opportune. Nel frattempo, Vannacci si è preso una licenza di un mese. «Non è stata una reazione alla notizia del procedimento disciplinare. Era programmata da tempo e io avevo rappresentato giorni prima l’intenzione di prendere questo periodo per me», spiega. Un mese: giusto in tempo per vendere qualche copia in più del libro durante le feste.
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