2020-04-05
«Valvole per respirare? Schieriamo i robot»
Il fondatore della startup bresciana Ultrafab Alessio Bernesco: «Io e i miei soci realizziamo tutto quello che gli ospedali ci chiedono: scudi facciali, adattatori, sensori. Tutto in 3D, senza muoverci da casa. Si è creata una rete fantastica, la nostra forza è la velocità di reazione».«Quello che serve facciamo». Valvole per mascherine, adattatori, componenti per respiratori, scudi facciali, sensori per monitoraggio. Tutto. Grazie al digitale, ai robot, alle stampanti 3D. Rapidi e invisibili come i famosi sommergibili, Alessio Bernesco, 46 anni, e i suoi soci Fabio Tampalini e Riccardo Dell'Oro stanno in casa a Brescia (rigorosamente ciascuno nella sua), ma al tempo stesso sono in trincea. Rispettano le norme governative ma combattono il virus dalla mattina alla sera. È un modo diverso di essere in prima linea, connessi in cloud, soluzioni per ogni problema, efficienza e generosità. «Non potevamo rimanere con le mani in mano mentre la nostra terra è in ginocchio». Anche i robot hanno un'anima.Così lavorano per aiutare gli altri. Tecnici nella tempesta. Qualcosa di molto italiano, soprattutto quando tira aria di allarme rosso. «Quando sei una startup giovane hai due vantaggi: la duttilità e la velocità di reazione. Adesso sono decisive». Così, osservando il dramma lombardo dalla tolda di un vascello leggero come Ultrafab, riusciamo a capire quali sono i valori forti di uomini e donne che lottano in silenzio per supportare medici e infermieri nel salvare la vita dei pazienti. Tutto questo nonostante la ragnatela della burocrazia (ma non si può aspettare l'ennesima certificazione mentre un uomo nella stanza di fianco non respira più). Nel frattempo a 700 chilometri di distanza, nella Roma dei palazzi della politica, più che altro si parla.Alessio Bernesco, come nasce questa frontline tecnologica contro il coronavirus?«Dall'idea di collaborare insieme per un bene comune come la salute. Tre settimane fa ricevo un messaggio dal direttore di Thefablab di Milano, Massimo Temporelli. È una richiesta di aiuto, di coinvolgimento: servono valvole per respiratori, l'ospedale di Brescia ne ha assoluto bisogno per le terapie intensive». Voi, esperti in robotica e industria 4.0, come reagite? «Come in ogni altra situazione. Mettiamo in campo tutto ciò che sappiamo, ci rimbocchiamo le maniche. Sanno farlo anche i robot. Quelle valvole bisogna disegnarle, stamparle, consegnarle. Siamo coinvolti noi, ma anche altre realtà imprenditoriali come Isinnova, Fabula, Opendot Fablab, MakeinItaly, e poi Confindustria Brescia. Insieme ce la facciamo, nasce una community. Avanti tutta».Ora siete a disposizione di altri ospedali.«Chi ha bisogno non ha che da chiamare. Dopo la prima esperienza le richieste si ampliano e anche la nostra capacità di risposta. Mi piace parlare della community. Nessun personalismo, nessun protagonismo, non è nella nostra natura e non è il momento. Qui si vince o si perde insieme».Parlava di nuovi help e di nuove soluzioni. «Sì, ci è stato chiesto di produrre adattatori per le famose maschere da snorkeling donate da Decathlon. Mentre nel primo caso non ci siamo cimentati nella produzione, ma solo nella progettazione, questi li abbiamo realizzati materialmente anche noi. E facendolo abbiamo capito che c'era spazio, che la nostra startup avrebbe potuto essere utile. Chi ha una struttura con macchinari digitali e competenze deve metterle a disposizione; possiamo dare una mano concreta a uscire dall'emergenza».Che potenziale avete in termini numerici? «Non potremmo ovviare a una forte carenza di materiali, non riusciremmo mai a sostituirci a industrie che producono 100.000 valvole e un milione di adattatori. Ma con la community ne abbiamo realizzati 500 e siamo riusciti a far fronte al primo stock di maschere Decathlon. Contano anche i tempi di reazione e la velocità: su questi siamo imbattibili».Ultrafab nasce nel 2018, è riconosciuta dal registro nazionale, a Brescia è stata premiata come migliore startup innovativa di quell'anno. Ma esattamente cosa fa? «Siamo specialisti nel taglio laser, nella stampa 3D, soprattutto nella robotica e nella sensoristica. Ci siamo messi a disposizione su MakeinItaly.org (una piattaforma per chiedere e fornire aiuto), e subito dopo le valvole abbiamo ricevuto la richiesta di produrre schermi facciali con la plastica trasparente da uno studio infermieristico di Brescia che aveva difficoltà a reperirli». Missione compiuta?«Sì, abbiamo risposto noi e Fabula. Ho saputo che anche privati con una stampante 3D in casa si sono messi in fila per realizzarli. La richiesta era di 15 pezzi, insieme ne abbiamo fatti 30, così hanno le scorte. Lavorare insieme è entusiasmante. A noi mancavano gli elastici; è bastata una colletta e sono arrivati».Vivete sull'onda dell'emozione.«Guardi, l'infermiere che ci ha chiesto quelle maschere aveva contratto il virus. Ecco, una realtà così drammatica ti spinge a dare una mano in modo spontaneo».In questo momento cosa state realizzando?«Siamo stati contattati da un medico che si occupa di case di riposo per anziani. Ha la necessità di installare sensori per tenere monitorati i malati e noi li stiamo progettando. Saranno a basso costo, utilizzabili in cloud. Questo periodo non può rimanere una semplice sospensione dell'esistenza, va messo a frutto. La ricerca applicata all'emergenza è fondamentale. È il tempo delle soluzioni pragmatiche, immediate».Sembrate una bella squadra. Avete compiti ben definiti?«Io sono uno dei fondatori e l'amministratore, gli altri due soci sono esperti in robotica ed elettronica. In tutto siamo cinque, tutti di estrazione tecnica. Abbiamo chiuso il laboratorio quando il governo ci ha messo in smart working; per noi quello è un metodo di lavoro naturale. Abbiamo riaperto tre giorni per gli scudi facciali, poi di nuovo a casa. Ma qui non ci si ferma mai».Dicono che la ripresa sarà durissima.«Forse da altre parti, qui non credo. Non abbiamo fatto un giorno di stop, stiamo seguendo anche i clienti produttivi, riceviamo richieste di contratti, teniamo conference call commerciali. Il tessuto industriale è tutt'altro che seduto. L'imprenditore bresciano non sta dormendo, fatelo uscire di casa e vi sorprenderà».
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