2021-03-07
Per i vaccini con i soldati mobilitiamo pure le Poste
Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)
Al di là delle inutili polemiche sull'uso dell'esercito, il ritardo accumulato da Domenico Arcuri e dall'Ue è enorme. Ora Francesco Paolo Figliuolo acceleri sul fronte delle assunzioni. Mentre a livello logistico si sfrutti la rete dei 13.000 uffici postali.Come i lettori sanno, per mesi abbiamo chiesto la rimozione di Domenico Arcuri, ritenendolo inadeguato al compito di sovrintendere alle misure di contrasto alla diffusione del coronavirus. Grazie al cielo, quello che inspiegabilmente Giuseppe Conte si rifiutava di fare, Mario Draghi lo ha fatto dieci giorni dopo essersi insediato.Il tempo di capire che le primule del commissario anti Covid non sarebbero mai sbocciate e che il piano vaccinale era in enorme ritardo, e il presidente del Consiglio ha provveduto a licenziare l'amministratore delegato di Invitalia, sostituendolo con il generale Francesco Paolo Figliuolo, ossia con il comandante del nucleo logistico dell'esercito. A differenza dei molti che si sono allarmati per la scelta di un militare, noi invece ne siamo tranquillizzati. Un servitore dello Stato in divisa è certo più affidabile di certi personaggi che abbiamo visto aggirarsi attorno alla struttura commissariale: almeno sa che cosa sono le istituzioni e come le si difendono. Del resto, non si capisce perché i soldati vadano bene se c'è da soccorrere le persone sotto le macerie di un terremoto o se si tratta di allestire un ospedale da campo e delle tende per gli alluvionati, e invece destino allarme quando devono preoccuparsi di un'emergenza come quella causata da un'epidemia. Per quanto ci riguarda, ben vengano i militari.Tuttavia, pur nutrendo stima e gratitudine infinite nei confronti dell'esercito e più in generale delle forze armate, ho paura che si trovino di fronte un compito enorme, che neppure persone capaci e competenti come i nostri ufficiali saranno facilmente in grado di affrontare. Innanzitutto, vaccinare 42 milioni di italiani (questo è il numero di persone che dovrebbe garantirci l'immunità di gregge) non è uno scherzo. Per riuscire nell'impresa di inoculare il farmaco anti Covid entro la fine di ottobre e cioè prima dell'inverno, al 70 per cento della popolazione, dovremmo procedere spediti, con un ritmo superiore alle 150.000 immunizzazioni al giorno, sabati, domeniche e festività compresi. Se si considera poi che non basta una sola iniezione per proteggere una persona dal coronavirus, ma serve anche il richiamo, si capisce quanto sia difficile l'intera campagna. Per raggiungere l'obiettivo, non ci si dovrà fermare né a Pasqua, né il 25 aprile o il primo maggio e ogni giorno le iniezioni dovranno essere doppie, dunque 300.000.L'operazione affidata al generale Figliuolo incontra un primo scoglio nel reperimento dei vaccini. Come è ormai evidente, a esclusione di pochi Tobias Piller per i quali l'Europa è sacra e Ursula von der Leyen la Madonna, la Commissione guidata dall'ex pupilla di Angela Merkel ha fallito. Ormai, a dirlo non è solo La Verità, ma se ne sono accorti tutti, a cominciare dai politici tedeschi per finire a quelli dei Paesi che si stanno dando da fare per procacciarsi i vaccini fuori dai contratti Ue. Le critiche sono piovute da diverse parti: Luigi Zingales, professore e commentatore non certo sospetto di simpatie sovraniste, l'ha detto chiaro e tondo, e ieri è arrivata la sentenza definitiva del Financial Times, con un editoriale intitolato «Giravolta Ue con gli Usa, un'arrampicata per il vaccino». In pratica, von der Leyen in ginocchio da Biden per avere altre dosi.Purtroppo, l'Italia deve fare i conti con gli errori di Bruxelles e dunque con meno di un decimo dei vaccini che servirebbero. Su questo ovviamente Figliuolo può far poco, se non sperare nella capacità negoziatrice di Draghi, che, come è immaginabile, ha autorevolezza e conoscenze superiori a quelle di Giuseppe Conte. Il generale e ora commissario però può fare molto per reperire i vaccinatori, ovvero i medici e gli infermieri che dovranno iniettare i vaccini. Arcuri aveva promesso di assumerne 15.000, ma al momento siamo sotto la metà di quelli promessi e dunque bisogna correre. Poi c'è da individuare i luoghi dove immunizzare gli italiani. Al ministero avevano ipotizzato gli studi medici e le farmacie, ma le cose sono state lasciate al caso, senza cioè verificare nulla, né per quanto riguarda gli spazi, né per ciò che attiene alla sicurezza. La soluzione più semplice sarebbe mobilitare la struttura più ramificata di cui disponiamo, ovvero le Poste. In Italia ci sono quasi 13.000 uffici postali, più di quanti siano i Comuni italiani, compresi i più piccoli. E le Poste dispongono di un esercito di 135.000 persone, un po' meno di tutti gli effettivi delle forze armate. Non dico di trasformarli in infermieri, ma volendo, fuori da ogni ufficio postale potrebbe essere facilmente installato un gazebo e, insieme con lettere e pacchi, le Poste, che sono l'unica grande organizzazione logistica del Paese, potrebbero consegnare i vaccini. In pratica, si tratterebbe di mettere un vaccinatore: al resto, cioè ai computer per registrare i vaccinati, penserebbero le Poste. Tra l'altro in alcune Regioni, tramite i Postamat e la tessera sanitaria, ci si può già prenotare per il vaccino e gli stessi portalettere sono attrezzati per prendere gli appuntamenti per l'inoculazione. Siamo in emergenza e ci serve un aiuto. Che sia un generale o un postino ad aiutarci, l'importante è che non sia Arcuri. Al resto penseremo poi.