2021-06-28
«Va bene il tifo alla tv ma io darei allo sport rilievo costituzionale»
Il sottosegretario Valentina Vezzali: «Scienze motorie al centro della scuola già dalle primarie. Il Pnrr toglierà la scusa dell'assenza di strutture»Ha trovato anche il tempo di scrivere non uno ma due libri: A viso scoperto e Io Valentina Vezzali. D'altronde, come dice la più grande fiorettista di tutti i tempi (9 medaglie olimpiche, di cui 6 d'oro, 25 medaglie ai Mondiali, 16 titoli iridati, 13 ori europei, 11 volte vincitrice della Coppa del mondo di specialità), «noi donne siamo multitasking». E capaci di tregue armate. Come è avvenuto nel Dream team, lo squadrone azzurro femminile di scherma. «Possiamo scannarci, non essere amiche, ma quando si tratta di far vincere l'Italia mettiamo da parte i personalismi».E a Wembley contro l'Austria i ragazzi di Mancini hanno vinto.«La nostra Nazionale sta davvero interpretando i sentimenti del Paese. Nella gara di sabato sera abbiamo sofferto, ci siamo anche un po' innervositi, ma non abbiamo mollato ed anche grazie alla forza e la qualità del gruppo che va ben oltre gli undici in campo, siamo riusciti ad ottenere l'obiettivo che era la qualificazione ai quarti. È il senso dello sport: sacrifici, impegni e sudore alla base di ogni successo. Ma l'immagine simbolo è l'abbraccio tra Gianluca Vialli e Roberto Mancini: c'è dentro amicizia sincera, ricordi, riscatto e voglia di mettersi alle spalle le sofferenze e le paure». Appeso il fioretto al chiodo, eccola sottosegretario con delega allo Sport. Pronta per i giochi olimpici nel ruolo, praticamente, di ministro dello Sport. Quando parte per Tokyo? «Il giorno prima della cerimonia inaugurale. Ci sono protocolli molto rigidi. Come autorità di governo, in rappresentanza del nostro Paese, potrò restare al massimo quattro giorni. Mi spiace molto, mi sarebbe piaciuto rimanere fino alla gara della Pellegrini. L'importante è esserci e dimostrare che il governo italiano è vicino allo sport azzurro».In effetti, anche i Giochi sono stati in forse fino all'ultimo.«Per fortuna la direzione presa è stata quella di farli disputare. Un'Olimpiade ancora più importante rispetto alle precedenti perché trasmette un messaggio di fiducia e di ripartenza. Non ci sarà pubblico internazionale ma solo giapponese e, all'inizio, nemmeno quello. Ma gli atleti che si troveranno a gareggiare, ben consapevoli che si stratta dell'Olimpiade dell'era post Covid, daranno comunque il meglio». Mattarella ha consegnato il Tricolore al Quirinale agli atleti in partenza per Tokyo. Ha un particolare significato sventolare la nostra bandiera adesso?«Il tricolore ci accomuna. Mentre mi recavo allo stadio per la prima partita degli Europei di calcio, ho visto tante persone portarlo sulle spalle. Al Coni, dove si sono festeggiati i due anni dall'assegnazione di Milano Cortina 2026, ho ricordato l'emozione provata il giorno del 2012 in cui ero al Quirinale come atleta a ricevere la bandiera dal presidente Napolitano; ora mi sono ritrovata, in qualità di sottosegretario, a parlare con Mattarella e con tutta la delegazione azzurra conoscendo benissimo le sensazioni che tutti stavano e stanno vivendo. Al Coni c'era il ministro Bianchi con il quale abbiamo presentato il protocollo d'intesa per la sensibilizzazione dello sport attraverso la scuola». Quindi, finalmente, si parla in maniera seria di scuola e sport. «Sono convinta che per radicare la cultura sportiva nel nostro Paese si deve cominciare proprio dalla scuola, riconoscendo il valore di una figura specialistica come quella dell'insegnante di Scienze motorie fin dalla scuola primaria. Bisogna dare ai bambini l'opportunità di conoscere il proprio corpo, sviluppare la psicomotricità, capire come funzionano i movimenti attraverso un vero professionista. La legge 107 della Buona scuola prevede che gli insegnanti pianifichino i programmi insieme a studentesse e studenti agonisti, in base alle loro esigenze. Ma troppo spesso l'insegnante reputa che lo sport tolga tempo allo studio, senza capire che invece l'atleta studia e allo stesso tempo riesce a portare avanti un'altra attività». Infatti, l'educazione fisica non fa parte delle materie considerate «importanti». C'è modo di dare una svolta?«Finché la cultura dei docenti non cambia, i ragazzi si troveranno sempre di fronte a un bivio che li porta a scegliere tra studio e sport. Lo sport può insegnare tanto, è un attività educativa e valoriale non indifferente: attraverso lo sport si imparano le regole, il rispetto dell'avversario, ad accettare una sconfitta e a gioire per una vittoria». La considerazione dello sport in Italia è ben lontana da quella dei Paesi anglosassoni. «È gravissimo che l'Italia si trovi al quintultimo posto in Europa per quanto riguarda la pratica sportiva e l'attività fisica. Si dovrà partire dalle bambine e dai bambini della scuola primaria. Una volta finita la scuola secondaria di secondo grado si dovrebbero trovare università pronte ad offrire, attraverso dei campus, la possibilità di interfacciarsi con il mondo sportivo che significa integrazione, inclusione e socialità. Lo sport non è solo l'alto livello. Di questo si occupa Sport e salute, il braccio operativo del dipartimento dello Sport». E le risorse? «Il Pnrr è un'occasione irripetibile di investire per il futuro. Allo sport sarà destinato un miliardo di euro. Le linee direttive sono volte alla digitalizzazione e alla green economy. Ed è attraverso questi mezzi che si dovrà arrivare al potenziamento e ristrutturazione degli impianti. In Italia le strutture sono molto carenti. Con i 300 milioni dedicati all'impiantistica sportiva scolastica verrà meno la scusa dell'assenza di palestre e di insegnanti di Scienze motorie per i nostri ragazzi. Le palestre verranno fatte anche nelle zone disagiate. L'italiano non deve essere sportivo solo davanti alla tv a fare il tifo per la nazionale di calcio o quando si vince una medaglia olimpica. Deve cambiare il sistema Paese e non solo a parole: forse un giorno arriveremo ad avere la volontà politica di inserire il diritto allo sport nella Costituzione». Dopo la riforma dello sport del primo governo Conte, ci sono stati profondi dissidi tra Coni e Sport e salute. Lei ritiene che si sia intrapresa la strada giusta?«Sono stata da subito molto chiara. La mia intenzione è definire in maniera netta le competenze dei vari organismi che compongono il mondo dello sport. Sto ultimando l'atto d'indirizzo di Sport e salute e farò partire una prima agenzia pilota a settembre nella quale Sport e salute e il territorio saranno punti di riferimento per tutto il mondo dello sport, in modo da offrire a tutti gli utenti una serie di servizi gratuiti che possano incrementare la pratica sportiva. Il mio compito è definire bene gli ambiti affinché Cip, Coni, Sport e salute siano complementari fra loro. Sono convinta che per far vincere lo sport bisogna fare un gioco di squadra, tutti con lo stesso obiettivo: far vincere l'Italia e avere un'Italia più sportiva». Perché ha iniziato a occuparsi di politica?«Nel 2012, subito dopo le Olimpiadi di Londra, avevo deciso di diventare mamma per la seconda volta, volevo dare un fratellino a Pietro e puntare alle Olimpiadi di Rio. Forse non è bello dire che si programma un figlio tra un'Olimpiade e l'altra ma un'atleta deve organizzarsi. Ricevetti una chiamata dal premier di allora, Mario Monti, che mi parlò di un progetto per coinvolgere personalità del mondo civile che avevano dato un contributo nei propri settori per provare a migliorare il nostro Paese. Lo sport mi ha dato tanto e in quel momento mi sono sentita in dovere, nonostante gli obiettivi delle Olimpiadi e del secondo figlio, di accettare per aiutare il mio mondo, fare ciò per cui mi sto battendo ancora oggi. Ho accettato di entrare in politica con Scelta civica con questo spirito, portando avanti tanti progetti durante la legislatura». Da Scelta civica è passata nel gruppo Misto, ha presentato 100 progetti di legge cofirmati e una quarantina con la sua sola firma. Come mai il cambio in corsa?«Come Scelta civica abbiamo appoggiato il governo di centrosinistra e non ho ritenuto opportuno passare al centrodestra nella fase finale della legislatura, credo che la coerenza non abbia prezzo. Finita la legislatura non mi sono identificata in nessun partito. Ho bisogno di crederci per mettere anima e cuore».In un certo senso si fa politica anche nello sport.«Prima di diventare sottosegretario ho fatto parte del Consiglio federale e anche lì ho avuto modo di comprendere quanto la scherma, pur essendo una piccola federazione, sia un gioiello e sappia trasmettere valori. Se si vincono tante medaglie è perché la macchina funziona bene. Nel 2011 è stata la prima federazione a inglobare il mondo paralimpico insieme a quello olimpico. La scherma italiana ha creato il settore per i non vedenti e per i bambini autistici e lavorato sul sociale. Credo che questo mi abbia aperto ulteriormente la mente e da atleta delle Fiamme oro sono diventata responsabile del settori giovanili che hanno una grande valenza, in particolare nei quartieri delle grandi città». L'ex ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, alla sua nomina ha rivendicato il primato della politica, dicendo che lei è sì una grande campionessa, ma chiedendosi se fosse in grado di gestire la delega allo sport. Cosa gli ha risposto?«Non ho risposto. Sono abituata a parlare con i fatti e da atleta con i risultati. Lavoro a testa bassa, con sacrificio, senza guardare l'orologio. Per vincere un Olimpiade ci vogliono anni di lavoro. Davanti a me la legislatura non è di tanti anni ma ponendomi degli obiettivi cercherò di raggiungerli concretamente. Dell'insegnante di Scienze motorie, ad esempio, si parla da oltre 50 anni. Ci hanno anche fatto delle campagne elettorali, ma poi alla fine non se ne è fatto mai nulla. Questo mi sono prefissa, non deve rimanere uno spot elettorale».