2023-03-08
Usano anche il divieto di fumo pur di deviare l’attenzione dall’indagine sulla zona rossa
Il ministro Orazio Schillaci sconfessa la bozza: «Mai vista». Il dipartimento guidato da Giovanni Rezza che l’ha realizzata era responsabile del piano pandemico. E la polemica ha oscurato l’inchiesta.Tre giorni fa, domenica mattina, il quotidiano La Stampa andava in edicola con un bel pugno di pagine riportanti una fantomatica bozza di direttiva contro il fumo. Indiscrezioni ricche di dettagli e delucidazioni sulle imminenti restrizioni all’aperto, in prossimità di scuole, parchi, fermate dell’autobus, compreso il dettaglio che alla fine ha fatto più scalpore. Cioè, tutti i divieti varrebbero non solo per le bionde tradizionali ma anche per chi svapa con le e-cig e per chi tira dai device che garantiscono l’uso di tabacco non combusto. Tempo fa il titolare della Sanità, Orazio Schillaci, aveva avanzato una ipotesi molto assonante con le indiscrezioni riportate dalla Stampa. Motivo per cui le paginate del quotidiano della famiglia Agnelli hanno subito alzato un polverone. La notizia è stata ripresa e commentata. In generale è stata criticata, ma ciò che conta è che ha riempito spazi editoriali su carta, online e tv. Fino a ieri, quando il ministro ha rotto il silenzio. «La bozza che è uscita sui giornali non l’ho nemmeno visionata. È un percorso che stiamo facendo con grande attenzione alla prevenzione, ma senza andare a toccare le libertà individuali», ha detto Schillaci in occasione di un convegno, aggiungendo un passaggio molto interessante che rende l’idea della presa di distanza rispetto al testo ed evidentemente a chi l’ha imbastito: «Mi leggerò la bozza, vediamo com’è stata redatta avendo come obiettivo il rispetto della salute dei cittadini e le libertà individuali». Per chi crede che per mettere in campo divieti bastasse la sinistra il dettaglio è rassicurante. Certo, tutto è ancora da capire nei particolari, ma il primo dato certo è che contrariamente a quanto scrivevano La Stampa o Quotidiano Sanità la bozza non era sulla scrivania del ministro. Per essere ottimisti era nella sua anticamera. E qui viene il punto. Perché è stata anticipata alla Stampa in maniera certosina e verrebbe da pensare pianificata. Il lavoro di stesura e di macchina ha richiesto due giorni, il che riporta le lancette dell’orologio indietro allo scorso venerdì. Il giorno prima tutti i quotidiani italiani recavano in prima pagina la notizia dell’inchiesta di Bergamo sulla zona rossa e sui giorni del Covid, con tanto di interrogativi sul piano pandemico. Ed è proprio qui che l’occhio suggerisce il nesso. Tra piano pandemico e piano antifumo. Entrambi i documenti o le bozze fanno capo allo stesso dipartimento, quello della direzione generale della prevenzione sanitaria, guidato dal 2020 da Giovanni Rezza. A maggio, in piena pandemia il medico infettivologo era stato chiamato da Roberto Speranza a dirigere uno dei gangli più delicati del ministero. Rezza in quei giorni, provenendo dall’Istituto superiore di sanità, era già sulla cresta dell’onda anzi sulla cresta del Covid. Non è dunque difficile immaginare che la bozza di un documento non ancora visionato dal ministro e ancora in preparazione da parte della dirigente Daniela Galeone abbia fatto comodo nel tentativo di gettare una cortina di fumo attorno al vero tema sollevato dalla Procura di Bergamo. La Stampa d’altronde conferma la propria linea chiusurista. Prima ai tempi del Covid con la strenua difesa del lockdown, adesso sbandierando l’ipotesi di vietare pure per strada qualcosa che la scienza non ha mai condannato in modo aperto, semmai come recentemente ha scritto Nature ha moderatamente difeso. Non a caso sempre ieri il ministro si è soffermato sul rapporto tra scienza e politica. «È una bozza», ha ribadito Schillaci, «posso capire che chi l’ha letta con attenzione possa aver trovato delle cose che poi magari, nel provvedimento finale, non ci saranno. Io seguo da sempre il metodo scientifico, sto raccogliendo tutta la documentazione e quando avremo le idee più chiare magari ci confronteremo anche su questo argomento, anche perché ce ne sono di vari tipi. Bisogna seguire la scienza e non l’ideologia». Vedremo se il titolare della Sanità prenderà qualche provvedimento nei confronti di Rezza e della fuga di notizie, oppure se attenderà di valutare il responso della scienza. Certo, se poi i tecnici sono sempre gli stessi, quelli responsabili del piano pandemico e ora del piano antifumo, viene da porsi qualche interrogativo di fondo. Quali criteri scientifici verranno adottati? Per carità noi dubbi ne abbiamo pochi. La maggior parte dei Paesi più rigidi contro le bionde ha adottato una politica di sostituzione, in un certo senso incentivando le sigarette alternative. Le esperienze della Gran Bretagna ma anche della Nuova Zelanda portano nella direzione della sensibilizzazione e non del divieto. Comprendiamo anche che i dirigenti del ministero abbiano mantenuto fino a oggi una coerenza, quella dei divieti. Che si tratti di ristoranti, coprifuoco alle 22, uso di mascherine o delimitazione dello spazio vitale di chi cammina per strada con in mano uno stick. Perché la scienza dovrebbe fornire i numeri, ma spetta alla politica decidere e fissare i paletti di uno Stato che non può mai essere etico.