2023-10-29
Usa, ostaggi, terrore: i dilemmi di Netanyahu
Israele continua devastanti attacchi di terra ma teme il fronte col Libano. Pressing di Joe Biden contro l’invasione. Il premier vede le famiglie dei rapiti. A Roma corteo pro Palestina: strappata la bandiera di David dalla Fao.Recep Tayyip Erdogan: «Gerusalemme criminale». Giorgia Meloni: «Astensione Onu per evitare escalation».Lo speciale contiene due articoli«La nostra sarà la vittoria del bene sul male». Parola di Benjamin Netanyahu. Il premier israeliano è intervenuto ieri sera in un discorso alla nazione: «I nostri soldati stanno combattendo e si trovano all’interno della Striscia di Gaza. Vogliamo distruggere il nemico, l’obiettivo è garantire la nostra esistenza». Al fianco di Netanyahu, che ha accusato l’Iran di sostenere Hamas con il 90% dei finanziamenti, il ministro della Difesa Yoav Gallant, ha detto senza troppi giri di parole che questa «sarà una guerra lunga» e che «soldati e aviazione sono pronti a tutto».Parole giunte al termine della giornata forse più dura e complicata da quel tremendo 7 ottobre, il giorno del massacro operato da Hamas. Lo è stata sicuramente per chi ancora vive all’interno dell’enclave palestinese, in particolar modo a Nord, dove da venerdì notte è in corso un’offensiva israeliana definita «senza precedenti». Raid aerei, colpi di artiglieria e numerose esplosioni hanno causato altre centinaia di morti e danneggiato centinaia di edifici, oltre all’interruzione delle reti telefoniche e delle comunicazioni via internet. Un’operazione massiccia che di fatto annuncia la cosiddetta «fase due» del conflitto: «Da venerdì notte è iniziata una nuova fase della guerra» ha spiegato Gallant: «La terra a Gaza ha tremato. Abbiamo attaccato i terroristi a tutti i livelli, in tutti i luoghi. L’operazione militare nella Striscia continuerà finché non verrà emesso un nuovo ordine». A queste parole hanno fatto seguito quelle del contrammiraglio Daniel Hagari. Il portavoce militare delle Forza armate israeliane ha comunicato che nel raid di venerdì notte sarebbero stati eliminati alcuni comandanti di Hamas: «La loro uccisione rappresenta per noi un passo avanti significativo nei combattimenti e vuol dire che combatteremo un nemico più debole». Tra questi, ci sarebbero il comandante delle forze navali della brigata di Gaza City, Ratib Abu Tzahiban, e il capo della formazione aerea di Hamas, Ezzam Abu Raffa, accusato quest’ultimo di aver pianificato ed eseguito l’attacco del 7 ottobre. Da quel giorno, il ministero della Sanità palestinese, controllato da Hamas, ha denunciato 7.703 morti a Gaza e oltre 19.450 feriti. L’esercito israeliano, tramite la distribuzione di alcuni volantini, ha sollecitato i civili rimasti a Gaza a spostarsi verso Sud: «La regione di Gaza City è diventata un campo di battaglia. I rifugi nel Nord e nell’intero governatorato non sono sicuri. Bisogna partire subito verso le zone a Sud del Wadi Gaza». Intanto, l’esercito israeliano si è detto pronto a far transitare maggiori aiuti umanitari dall’Egitto nel Sud della Striscia attraverso il valico di Rafah, ma secondo Reuters «ostacoli israeliani starebbero impedendo la consegna».Non si capisce bene ancora quale sia l’effettiva strategia israeliana. Secondo l’Ansa, che riporta alcune fonti qualificate, l’obiettivo è dividere la Striscia in tre parti per costringere Hamas a ritirarsi dagli avamposti attaccati e spingere la maggior parte dei civili a Sud. Con il blitz a Nord Israele avrebbe colpito finora circa 150 obiettivi, considerati basi terroristiche. Al Jazeera ha mandato in onda alcuni video che mostravano esplosioni nelle vicinanze dell’ospedale Al-Shifa, dove secondo l’esercito israeliano risiederebbe la base operativa di Hamas, accusata di utilizzare questo luogo sensibile come scudo umano. Il gruppo terrorista, che continua a negare questa ipotesi, ha cercato di rispondere all’attacco israeliano facendo partire dall’enclave palestinese diversi razzi diretti ad Ashkelon, città a ridosso del confine tra la Striscia e Israele. Secondo la stampa israeliana i razzi, tutti intercettati dalla prima linea di difesa Iron Dome, non hanno causato feriti e danni. Nel Nordest della Striscia, nei pressi di Beit Hanoun, a pochi chilometri da Sderot, ci sarebbe stato un violento combattimento tra le forze armate israeliane e la brigata al-Qassam, ala militare di Hamas. Altri scontri sono stati segnalati nella parte centrale della Striscia, a Bureji.C’è poi la questione legata agli ostaggi. Ieri il premier Netanyahu ha incontrato una delegazione dei familiari delle persone sequestrate dal gruppo terroristico, a cui ha detto che «maggiore sarà la pressione su Hamas e maggiori saranno le possibilità di rilascio». Una teoria che non convince e non può, evidentemente, placare la preoccupazione dei parenti, che, dopo l’incontro, si sono fermati in piazza per ribadire a gran voce quel che hanno chiesto al primo ministro, ossia compiere qualunque sforzo pur di riportare a casa i propri cari: «Abbiamo chiarito a Netanyahu che è necessario un accordo «tutti in cambio di tutti» - ha detto uno dei familiari - «Devono riportarli a casa con qualsiasi tipo di negoziato, non importa cosa gli danno in cambio», riferendosi all’offerta di Hamas di scambiare gli ostaggi israeliani con tutti i detenuti palestinesi ora in carcere. E proprio mentre Bibi incontrava i familiari degli ostaggi, Hamas non si è fatta sfuggire l’opportunità di accusare Israele di aver esitato troppo di fronte all’accordo sulla liberazione dei rapiti: «Si sono svolti contatti sulla questione dei prigionieri e c’era la possibilità di raggiungere un accordo, ma il nemico ha temporeggiato» ha scritto su Telegram il portavoce delle brigate al-Qassam, Abu Obaida, parlando di almeno 50 ostaggi che avrebbero perso la vita a causa del raid israeliano nella Striscia. Il portavoce dell’Idf Hagari, ha accusato Hamas di «usare gli ostaggi per fare terrorismo psicologico» e ha ribadito che il rilascio dei 229 ostaggi è «uno sforzo nazionale di massima importanza».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/usa-ostaggi-terrore-i-dilemmi-di-netanyahu-2666091919.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="bibi-richiama-i-diplomatici-da-ankara-hamas-mosca-e-lalleata-piu-cara" data-post-id="2666091919" data-published-at="1698526285" data-use-pagination="False"> Bibi richiama i diplomatici da Ankara. Hamas: «Mosca è l’alleata più cara» La totale mancanza di qualsiasi condanna nei confronti di Hamas, il mancato conoscimento del sacrosanto diritto di Israele di difendersi e nessuna richiesta di liberazione degli ostaggi. Queste le ragioni per le quali l’Italia si è astenuta dal votare la risoluzione presentata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella quale si chiede la tregua immediata a Gaza. Chi aveva proposto il testo approvato a larga maggioranza, tra gli applausi, con 120 voti a favore? I Paesi arabi che da tempo dettano la linea all’Onu, in questo caso capitanati dalla Giordania. Quattordici hanno votato contro, tra cui gli Stati Uniti e Israele. L’ambasciatore italiano all’Onu, Maurizio Massari, ha affermato: «Non potevamo sostenere la risoluzione. L’Italia è e sarà con fermezza solidale verso Israele. Per noi la sicurezza di Israele non è negoziabile. Questo è ciò che il governo italiano, dal primo ministro al ministro degli Esteri, ha sempre sostenuto». Per il premier Giorgia Meloni «quella dell’Italia era la più equilibrata tra le posizioni possibili, non a caso è la posizione della maggioranza dei paesi europei e del G7». La decisione italiana non è piaciuta a Giuseppe Conte, che ha parlato «di codardia e debolezza» del governo. Sul fronte diplomatico, le operazioni militari israeliane di queste ore stanno provocando forti reazioni. Il ministero degli Esteri dell’Arabia Saudita, in una nota diffusa da al-Jazeera, ha condannato qualsiasi operazione di terra delle forze israeliane che possa minacciare la vita dei civili palestinesi. «Il Regno condanna e denuncia le operazioni di terra condotte dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza e avverte del pericolo di continuare a compiere queste palesi e ingiustificate violazioni del diritto internazionale contro i nostri fratelli palestinesi». Anche il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha attaccato Israele: «A Gaza c’è il rischio di una catastrofe che potrebbe durare secoli. Israele fa la strategia della terra bruciata. Mentre condanniamo il terrorismo, siamo categoricamente in disaccordo sul fatto che si possa rispondere al terrorismo violando le norme del diritto umanitario internazionale, compreso l’uso indiscriminato della forza contro obiettivi in cui è nota la presenza di civili, ostaggi compresi». «La Russia è il nostro amico più caro», ha dal canto suo dichiarato Musa Abu Marzuk, capo del dipartimento per le relazioni estere di Hamas, a Ria Novosti. Poi ha proseguito: «Da parte russa, attraverso il ministero degli Affari esteri, abbiamo ricevuto un elenco di cittadini che hanno la doppia cittadinanza. Siamo molto attenti a questo elenco e lo elaboreremo con attenzione, perché consideriamo la Russia come il nostro amico più caro e una volta trovati li lasceremo andare». Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il suo omologo cinese, Wang Yi, hanno discusso della guerra tra Israele e Hamas durante i loro incontri delle ultime ore in Usa. «Blinken - scrive il Dipartimento di Stato - ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti al diritto di Israele a difendersi» e ha anche sottolineato l’importanza che tutti i Paesi, in particolare i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, denuncino inequivocabilmente gli attacchi terroristici di Hamas e usino la loro influenza per prevenire l’escalation e l’espansione del conflitto». Ieri è stata anche la giornata della manifestazione organizzata a Istanbul dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha radunato una folla impressionante davanti alla quale hanno parlato numerose personalità del mondo islamico come Cat Stevens, ribattezzatosi Yusuf Islam, cantante britannico convertitosi all’islam nel 1977. Erdogan ha usato parole di fuoco: «Israele è un criminale di guerra, l’Occidente è responsabile del massacro a Gaza a opera dell’esercito israeliano». Dopo queste parole, il ministro degli esteri Eli Cohen ha ordinato il rientro dei diplomatici israeliani dalla Turchia «per condurre una rivalutazione delle relazioni Israele-Turchia».
«Murdaugh: Morte in famiglia» (Disney+)
In Murdaugh: Morte in famiglia, Patricia Arquette guida il racconto di una saga reale di potere e tragedia. La serie Disney+ ricostruisce il crollo della famiglia che per generazioni ha dominato la giustizia nel Sud Carolina, fino all’omicidio e al processo mediatico.