2024-11-15
Pronti, via e Ursula è già senza maggioranza
Ursula von der Leyen (Ansa)
Il Ppe vota con Ecr, Patrioti e Afd il rinvio del legge sulla deforestazione. Tensioni con socialisti, liberali e verdi sui veti incrociati a Teresa Ribera e Raffaele Fitto (blindato, però, da Sergio Mattarella) vicepresidenti. Voto in Aula il 27 novembre. Giorgia Meloni: «Ma che posizione ha il Pd?».Satelliti e analisi del Dna sul legno con sanzioni fino al 4% del fatturato. Cosa dice il testo dello scontro: divieti e obblighi sulle importazioni slittano fino al 2026.Lo speciale contiene due articoli.Uno stallo pericoloso quello che si sta vivendo in queste ore Bruxelles per l’avvio della nuova Commissione. Uno stallo frutto di veti incrociati e malumori che trovano sfogo sulle nomine dei vicepresidenti ma che nasce da prima dell’ultimo voto europeo.La maggioranza Ursula, infatti, già scricchiolava sulla fine del primo mandato: già lì i nodi di certe politiche stavano venendo al pettine, malumori mai esplosi e sedati fin qui. La divisione interna si è resa ieri plastica con il voto in Parlamento sulla legge di contrasto alla deforestazione, quando a emergere è stata una maggioranza «Venezuela». Si chiama così da quando, in occasione del riconoscimento di Edmundo González Urrutia come legittimo presidente del Venezuela, il Ppe si trovò a votare con Ecr, Patrioti (il gruppo di Fidesz, Lega, Rassemblement National e Vox) ed Europa delle Nazioni Sovrane (Alternative fur Deutschland). Ieri è accaduto di nuovo, ma per la prima volta su un testo legislativo: la maggioranza formata da Ppe socialisti, liberali e verdi non ha retto, nel momento più delicato in cui poteva accadere. Sì, perché sono ore di tensione per via del braccio di ferro che si sta consumando tra socialisti e popolari, non solo per nomina di Raffaele Fitto, il designato vicepresidente italiano e conservatore, ma anche, inaspettatamente, sul il nome di Teresa Ribera. I mal di pancia per la nomina della socialista spagnola nascono da dissidenti interni a Madrid. Ribera, vicepremier e ministro per la Transizione, è fortemente contestata perché ritenuta responsabile del mancato allarme in occasione dell’alluvione che a Valencia ha ucciso centinaia di persone. Per questo i popolari spagnoli chiedono che ne dia conto e che lo faccia al Congresso spagnolo. È prevista un’audizione per il 20 novembre e lì, allora, lo stallo potrebbe cadere. C’è dell’altro, però. Sembra che Ribera non piaccia agli industriali spagnoli, ma non solo. È accusata di attuare politiche green troppo radicali, che danneggiano la produttività. Anche per questo si spiegherebbe l’audizione molto cauta del 12 novembre, quando è sembrata intenzionata a lasciare più libero arbitrio sulla transizione di quanto sostenuto fino a quel momento. Ad ogni modo il nervosismo intorno alla socialista ha contribuito a tirar fuori rigurgiti di conflitti che sembravano superati. Sul nome di Fitto, infatti, sembrava si fosse trovata la quadra. Oggi, però, viene usato come leva da S&D e dai verdi che, infatti, hanno sfruttato il voto sulla deforestazione come un test politico al fine del via libera alla Commissione Von der Leyen 2.Si vocifera anche di una possibile candidatura di Ursula von der Leyen come cancelliere per le prossime elezioni tedesche, con una Cdu che, stando ai sondaggi, doppierebbe i socialisti di Olaf Scholz. Insomma dinamiche interne che si ripercuotono ai danni della Commissione.In Italia il Pd, che rappresenta il gruppo più numeroso all’interno di S&D a Strasburgo, sembra subire la situazione. Rivendicando persino la richiesta di far cadere la vicepresidenza di Fitto, a danno degli interessi dell’Italia intera. Fitto nel frattempo ha ricevuto la benedizione del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ieri lo ha ricevuto al Quirinale e, sostanzialmente, lo ha blindato per il suo nuovo incarico in Europa. Nel corso del colloquio gli ha esternato gli auguri per l’affidamento dell’incarico definendolo «così importante per l’Italia».La nota sembra essere un messaggio ai dem: è il momento di abbozzare e chiudere la partita. Il segretario Elly Schlein non ha proferito parola fin qui, ma è chiaro che il Pd a Strasburgo avrebbe i numeri per fare la differenza. «Da giorni chiedo alla segretaria del Pd di dire quale sia la posizione ufficiale del Pd» su Raffaele Fitto «e non riesco ad avere una risposta» ,ribatte Giorgia Meloni. «Dice “Non devo rispondere alla Meloni“. Non deve rispondere a me ma ai cittadini italiani, le persone serie fanno così».Il vicepremier Antonio Tajani, che è anche vicepresidente del Partito popolare dal 2002, dice: «Basta capricci. Credo che si debba lavorare nell’interesse dell’Europa, abbiamo di fronte un nuovo vertice degli Stati Uniti, anche l’Europa deve rinnovare il proprio, non si può perdere tempo per capricci di questo o quel partito. Fitto ha le carte in regola per fare il commissario e il vicepresidente esecutivo, lo hanno riconosciuto tutti, quindi credo sia giusto andare avanti per poterlo avere operativo, insieme a tutta la Commissione, quanto prima».Per il vicepremier Matteo Salvini, «se l’Europa perde altro tempo bisogna ripensare tutto quanto. La Lega, col gruppo dei Patrioti, è il terzo gruppo all’Europarlamento e voteremo quello che serve all’Italia. Spero che Fitto diventi commissario. Lui e qualche altro commissario sono persone valide e in gamba, conto che non vengano travolti dallo scontro politico».Il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, predica calma e gesso. «Si voterà sulla prossima Commissione il 27 novembre. C’è ancora tempo. Il Parlamento è pienamente impegnato a garantire l’insediamento della nuova Commissione. Questa è la nostra responsabilità e la prendiamo molto sul serio. Soprattutto quando guardiamo cosa sta succedendo nel mondo», ha detto in Aula. «I primi mesi di ogni nuova legislatura sono sempre difficili», ha continuato, «l’importante è lavorare insieme. Abbiamo bisogno di stabilità in tempi di cambiamento».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ursula-gia-senza-maggioranza-2669885379.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="satelliti-e-analisi-del-dna-sul-legno-con-sanzioni-fino-al-4-del-fatturato" data-post-id="2669885379" data-published-at="1731678591" data-use-pagination="False"> Satelliti e analisi del Dna sul legno con sanzioni fino al 4% del fatturato Il Parlamento europeo, nella giornata di ieri, ha approvato il rinvio dell’applicazione del nuovo regolamento sulla deforestazione. La proroga è passata in Aula con 371 voti favorevoli, 240 contrari e 30 astensioni. Si tratta di una normativa che, secondo gli intenti della Commissione europea, «mira a garantire che i prodotti venduti in Ue non provengano da terreni disboscati». La data per l’entrata in vigore della legge avrebbe dovuto essere il 30 dicembre 2024. Tuttavia, «in risposta alle preoccupazioni espresse dai Paesi dell’Ue, da Paesi terzi, da commercianti e da operatori sull’impossibilità di rispettare pienamente le norme» entro la fine del 2024, l’Europarlamento ha deciso di rinviare tutto di un anno: per quanto riguarda i grandi operatori, il regolamento sarà applicato a partire dal 30 dicembre 2025, mentre per le piccole imprese la legge entrerà in vigore il 30 giugno 2026. Adottato il 19 aprile 2023 e pubblicato il 9 giugno dello stesso anno in Gazzetta ufficiale, il regolamento Ue sulla deforestazione abroga e sostituisce la legge del 2010, il cosiddetto «regolamento Legno», ponendosi come obiettivo quello di «contrastare i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità» imponendo alle imprese di «garantire che i prodotti venduti nell’Ue non siano all’origine di deforestazione». Nel concreto, la legge prevede che «le aziende potranno vendere nell’Ue solo i prodotti il cui fornitore abbia rilasciato una dichiarazione di “diligenza dovuta” (due diligence in inglese) che attesti che il prodotto non proviene da terreni deforestati e non ha contribuito al degrado di foreste dopo il 31 dicembre 2020». Le imprese, inoltre, «dovranno verificare che tali prodotti siano conformi alla legislazione pertinente del Paese di produzione, anche in materia di diritti umani, e che i diritti delle popolazioni indigene interessate siano stati rispettati». Il regolamento riguarda diversi prodotti, tra cui rientrano capi di bestiame, cacao, caffè, olio di palma, soia, legno e loro derivati (come per esempio cuoio, cioccolato, mobili ecc.), nonché gomma, carbone e prodotti di carta stampata. Nel testo approvato nel 2023, inoltre, è stata ampliata la definizione di «degrado forestale» che, adesso, include «la conversione delle foreste primarie o rigenerate naturalmente in piantagioni forestali o in altri terreni boschivi». Per quanto riguarda le aree interessate dalla deforestazione da cui provengono questi prodotti, la Commissione Ue aveva classificato i Paesi «come a basso rischio, rischio standard o alto rischio». Più basso è il rischio e più le procedure di diligenza dovuta sono semplificate e viceversa. Per controllare che tutto sia a norma, Bruxelles ha preteso di «avere accesso alle informazioni fornite dalle società, come ad esempio le coordinate di geolocalizzazione», a cui si aggiunge l’uso di «strumenti di monitoraggio via satellite e analisi del Dna per verificare la provenienza dei prodotti». In caso di violazioni, è prevista «un’ammenda massima pari ad almeno il 4% del fatturato annuo totale nell’Ue dell’operatore o commerciante». Oltre al rinvio dell’entrata in vigore del regolamento, il Parlamento europeo ha approvato alcuni emendamenti alla normativa. Tra questi, figura anche l’introduzione di una quarta categoria per classificare le nazioni di provenienza dei prodotti. Accanto a Paesi ad alto, medio e basso rischio, adesso ci sono pure quelli «senza rischio» che, quindi, «sarebbero soggetti a requisiti significativamente meno rigorosi». Sempre secondo il testo emendato e approvato ieri, la Commissione si è impegnata a «mettere a punto un sistema di analisi comparativa per Paese entro il 30 giugno 2025». Adesso il testo dovrà essere negoziato con il Consiglio Ue: è l’ultimo passaggio formale prima che la normativa possa entrare definitivamente in vigore.
Giancarlo Giorgetti (Ansa)