«Uomini, abbiate coraggio. Sostituite blu e neri con rosa e bordeaux»
- Il patron di Tagliatore, Franco Lerario, presenterà a Pitti la prossima collezione primavera estate, con colori inediti e tessuti super leggeri.
- La seconda vita della Manifattura tabacchi di Firenze. Verrà presentato domani il progetto di riqualificazione da 200 milioni dell'ex stabilimento industriale. Ospiterà anche il Polimoda.
- Vip e top model diventano i volti delle campagne di Etro e Armani. Tra i grandi nomi: Amber Valletta e Kate Moss.
Lo speciale comprende tre articoli, video e gallery fotografiche.
«Sin da quando ero giovincello ero chiamato “Franchino il tagliatore", fu questa la prima eredità che i miei genitori mi hanno lasciato». Lo ha scritto Franco Lerario nel suo libro autobiografico, Tagliatore, dai vestiti ai costumi, un'avventura di famiglia partita con Vito, il padre, tagliatore di tomaie. Un soprannome che divenne il suo nome come si usa al Sud, terra di professioni artigiane tramandate di generazione in generazione. Persino la madre era per tutti «Teresa la tagliatore». Insomma, non poteva che chiamarsi Tagliatore il marchio di Pino Lerario, la terza generazione dopo il nonno Vito e il papà Franco, che nel 1998 decise di dare una svolta alla Confezioni Lerario srl, nata nel 1984 come azienda conto terzi.
Una favola che parte da Martina Franca, in Puglia, e arriva perfino a Londra, sul set del film Batman di Tim Burton. Fu il costumista Bob Ringwood, passato davanti alla vetrina di Lerario a Londra, a innamorarsi del brand. Spalle larghe e morbide, giacche doppio petto a sei bottoni e pantaloni larghi con più pinces: ecco come vestiva Michael Keaton, alias Bruce Wayne, meglio conosciuto come Batman, in uno dei 300 abiti confezionati ad hoc. Per i Lerario è andato tutto in crescendo ma mantenendo ben salda la concretezza contadina e l'umiltà da grandi lavoratori.
«Mio nonno faceva le scarpe mentre mio padre prese la strada della sartoria», racconta Pino Lerario, «e ho sempre respirato l'aria dei tessuti. Ho iniziato a lavorare giovanissimo e mi sono subito appassionato al mestiere di mio padre tanto che frequentai la scuola di modellismo, penso di essere uno dei pochi che disegnano, tagliano e cuciono un abito in ogni suo passaggio».
Nella nuova collezione primavera estate 2020, che verrà presentata al Pitti uomo (dall'11 al 14 giugno a Firenze), il marchio ha introdotto il suo concetto di extralight, con fibre naturali come cotone, lana, lino e seta, uniti a nylon, ritorti e travel. Un nuovo approccio al vestire contemporaneo con giacche sfoderate, destrutturate e versatili.
Rigore maniacale, vestibilità perfetta, selezione severa dei tessuti: il valore aggiunto di Tagliatore.
«Ascoltare le esigenze dei clienti è fondamentale. Per questo usiamo tessuti stretch, confortevoli e ingualcibili. Prima di tutto c'è la necessità di sentirsi comodi e di poter fare tutti i movimenti con una giacca addosso. Senza dimenticare che all'uomo piace anche esibire il suo corpo».
Famosissime le giacche con i larghi revers, inconfondibili come un logo.
«I revers molto grandi rappresentano una scuola di sartoria, difficilmente si trova una giacca così in confezione. 2Non sono facili da vendere ma sono il nostro Dna e ci saranno sempre. Il problema è che quando indossi una giacca con i revers normali non ti senti più a posto. Non puoi più farne a meno».
All'interno del mondo Tagliatore modernità e tradizione si mescolano a un gusto made in Italy e a una visione cosmopolita del mercato dell'artigianato d'eccellenza. Per questo il vostro è un marchio internazionale.
«Distribuiamo in 450 punti vendita multibrand in Italia e 350 all'estero. Esportiamo per il 50%. La produzione è totalmente interna grazie alla professionalità dei nostri 180 dipendenti, i tessuti provengono per l'80% dal biellese e per il resto dalla Gran Bretagna, ogni capo è rifinito a mano. Abbiamo conquistato il Giappone con i nostri fit».
Da ben dodici stagioni siete tra i protagonisti di Pitti uomo. Quali sono le novità per l'estate 2020?
«Il colore. Nuance polverose dal bordeaux al rosa, al fucsia, al rosa e bianco e rosa e tortora, tinte che da un po' non usavamo. E poi rosso e arancio. Ovviamente i colori classici ci sono ma cerchiamo di rivitalizzare l'abbigliamento da uomo, almeno nella bella stagione. Non tutti saranno disposti a recepirli, bisogna anche saper osare. Usiamo tessuti ultra leggeri ma ci vuole anche una leggerezza visiva e certe tonalità trasmettono freschezza. I neri e blu ricordano abiti vecchi. Non basta una cravatta a ravvivare un insieme, anche se fa tanto. Ci vuole solo un minimo di coraggio per rompere gli schemi».
La seconda vita della Manifattura tabacchi di Firenze
Se a Milano c'è il Fuorisalone, si può pensare a un Fuori Pitti, però permanente, a Firenze? La domanda se la sono posta Michelangelo Giombini, capo sviluppo del prodotto di Manifattura tabacchi, e Linda Loppa, advisor strategia e visione di Polimoda nonché ex direttrice della scuola di moda. Non è un caso che il grande progetto di restyling della Manifattura tabacchi (complesso adibito alla produzione di sigari e sigarette per oltre 70 anni) venga presentato durante la manifestazione fiorentina dedicata alla moda maschile.
Non è di moda che si vuol parlare, ma del Pitti si vuole carpire l'internazionalità e la capacità di parlare al mondo. «La nostra idea», spiega Giombini, «è non depauperare il centro storico che vuol dire arte antica, artigianato tradizionale, cultura enogastronomica, ma spingere verso la Manifattura che ha la vocazione per diventare una piattaforma in altri ambiti. Penso a quei giovani che hanno deciso di rimanere nel capoluogo toscano per fare un prodotto radicato nell'oggi ma che parla la lingua del futuro».
Tutto parte dal mega progetto di riqualificazione, con la creazione di un nuovo polo culturale attraverso il recupero degli ex edifici industriali per un totale di circa 100.000 metri quadrati di superficie e la loro riconversione con diverse funzioni. Il progetto è stato affidato a Concrete architectural associates, studio olandese che ha interpretato il futuro di questi spazi recuperando la tradizione della piazza italiana e ha scelto di valorizzare gli edifici esistenti. Non è solo un recupero: è stato ridisegnato un pezzo di città.
«Lo scorso aprile è stata firmata la convenzione con il Comune di Firenze e abbiamo l'ufficialità dell'inizio dei lavori. Significa che un pezzo di città entra nel vivo di questo processo di restituzione a Firenze perché Manifattura tabacchi è un complesso costruito tra gli anni Trenta e Quaranta, vincolato dalla Sovrintendenza».
L'ex complesso industriale chiuso dal 2001 diventerà un polo di aggregazione connesso e sostenibile in cui formazione, cultura, turismo e creatività contemporanea offriranno nuove opportunità ai cittadini. Il progetto, che prevede un investimento di circa 200 milioni di euro, verrà realizzato grazie alla joint venture costituita dalla società immobiliare di Cassa depositi e prestiti e dal fondo di investimento Pw real estate III lp che fa capo a Aermont, al suo primo progetto in Italia.
«Sarà una cittadella che unirà palazzi residenziali, formazione, cultura, turismo e artigianato. La maggior parte dello spazio sarà dedicato alle residenze e agli uffici, ma troveranno posto anche alberghi e strutture ricettive, piccoli e medi negozi, atelier e laboratori artigiani. C'è energia sufficiente per far traboccare questa cultura in luoghi evocativi che non fanno parte del centro storico perché Manifattura è la bella periferia di Firenze, a tre chilometri dal Duomo».
Già a ottobre il luogo si animerà di giovani. «Polimoda, una vera eccellenza nazionale che non prevede di aprire sedi all'estero ma di portare stranieri in Italia, inaugurerà qui la terza sede cittadina con oltre 1.000 studenti che animeranno questo luogo. La vita quindi riprenderà molto velocemente, nel giro di quattro o cinque mesi si vederà la trasformazione».
Si apre così un nuovo polo di opportunità. «Firenze potrebbe partecipare a una vita contemporanea molto ricca, ma non ha gli spazi. E Pitti è un evento indirizzato a quella cultura attuale di cui vogliamo farci interpreti senza parlare di Rinascimento. Abbiamo fatto un lavoro molto approfondito sull'arte contemporanea e sulla produzione artistica. Per questo abbiamo organizzato passeggiate notturne dentro il complesso, curate da Linda Loppa in occasione di Pitti proprio per contribuire a rendere più contemporanea Firenze. Il nostro progetto è un po' onirico, un momento a sé stante, lo spirito legato all'oggi».
I protagonisti della passeggiata saranno sette fra designer e artisti - Bart Hess, Lara Torres, Armando Chant, Moses Hamborg, Bernhard Willhelm, Clemens Thornquist, Senjan Jansen - che offriranno la possibilità di condividere la loro visione della moda e non solo. «Un momento magico e suggestivo per scoprire un luogo incontaminato e incantato che potrà essere il volto contemporaneo di Firenze».
Kate Moss e Amber Valletta i volti di Armani ed Etro
Sono i fantastici nove di Etro, quelli che interpreteranno la campagna pubblicitaria della collezione autunno-inverno 2019/2020. Marisa Berenson, Andreea Diaconu, Grace Elizabeth, Taylor Hill, Hiandra Martinez, Amber Valletta, David Alexander Flinn, John Pearson, Kohei Takabatake. Un mosaico di personaggi che formano la varietà più complessa degli individui di Etro e che interpretano un viaggio in continuo spostamento.
Quando è stata l'ultima volta che un cavallo bianco è apparso inaspettatamente nel bel mezzo di Manhattan? Deve essere stato quando Bianca Jagger ne ha cavalcato uno per entrare allo Studio 54. Fastforward al 2019, e un cavallo bianco è di nuovo in città insieme a un gruppo di personaggi dalla bellezza decisa e la provenienza eterogenea. Una famiglia, unita come una dinastia sotto il segno del Paisley. Ecco il clan itinerante di Etro, che si impadronisce di una delle zone più trafficate di New York. Gli Etro sono arrivati a Manhattan attraversando il mondo, trasportando i propri beni in bauli Paisley che esibiscono con orgoglio come tesori di famiglia. Si fermano per un momento per immortalare l'attimo: en plein air, contro un muro bianco o con la città di New York come sfondo. Il risultato è una serie di ritratti spontanei di personalità volitive immortalate dalla fotografa Cass Bird.
Kate Moss, per la prima volta, rappresenta lo stile di Giorgio Armani. «Kate Moss», spiegano dalla maison, «è una donna dalla bellezza singolare, scelta per la sua personalità ed energia, fuori dalle mode del momento». Insieme a lei i modelli Daisuke Ueda e Thijs Stenneberg interpretano la parte maschile della collezione Giorgio Armani Autunno/Inverno 2019/20, presentata, per la prima volta insieme a quella femminile, lo scorso febbraio all'Armani/Silos. La nuova campagna è stata scattata dai fotografi Mert Alas & Marcus Piggot, che in passato hanno già collaborato con Giorgio Armani.






































