2022-04-29
Unindustria chiede la revoca del decreto Sin dopo il caso Catalent
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Il presidente di Unindustria, Angelo Camilli (Imagoeconomica)
Angelo Camilli, presidente di Unindustria: «Non possiamo più permetterci una vicenda come quella di Catalent ad Anagni che ci lascia ancora increduli: per un’autorizzazione attesa e mai arrivata dopo oltre due anni, sono sfumati 100 milioni di dollari di investimento per un progetto di rilevanza mondiale e 100 posti di lavoro di giovani ricercatori. Dobbiamo sbloccare gli iter burocratici che fermano sviluppo e innovazione anche in eccellenze, come il nostro polo farmaceutico».Rituale standing ovation per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ospite d'onore dell'assemblea generale di Unindustria, accolto dal presidente Angelo Camilli e la sua squadra. Dopo le immagini della pandemia, delle vittorie olimpiche e della guerra in Ucraina, davanti a una platea composta da imprenditori, ministri, parlamentari di maggioranza e opposizione, sindacati, autorità locali e nazionali, il primo intervento è stato quello del sindaco di Roma Roberto Gualtieri che ha ribadito l'importanza della Capitale e del suo ruolo: «L'Italia ha bisogno del ruolo di Roma capitale perciò servono più risorse per una città che deve assumersi anche le responsabilità per avere il ruolo giusto nel Paese e in Europa. La nostra città mostra capacità di resilienza nelle fasi problematiche con potenziale economico attrattivo per investitori nazionali e internazionali con filiere che vanno sostenute e potenziate. Serve spirito di unità e compattezza per affrontare le sfide del futuro: migliorare il reddito dei cittadini, superare le diseguaglianze, sostenere le imprese e procedere spediti verso la transizione energetica e ambientale».Poi Gualtieri ha rivendicato la scelta del termovalorizzatore, ovvero «la chiusura del ciclo dei rifiuti per la prima volta all’interno del territorio provinciale di Roma attraverso strumenti tecnologicamente avanzati e rispettosi dell’ambiente». Poi il governatore della regione Lazio Nicola Zingaretti ha fatto il suo primo ultimo saluto ufficiale: «Sono certo che il rapporto continuerà anche se in modo diverso, perché questa è la mia terra. Ma dopo 9 anni, e per il Lazio è un record, l'anno prossimo a prendere la parola su questo palco sarà un nuovo presidente. Quello che posso assicurarvi è che fino alla fine non mollerò di un centimetro per rendere il Lazio sempre di più europeo». Per Zingaretti la parola chiave dev’essere «fiducia verso l’intera comunità e la città nel suo insieme, una fiducia che si accompagna a progetti e infrastrutture che potranno contare su 16 miliardi per la Regione Lazio, tra fondi del Pnrr e finanziamenti europei». Sulle sfide da affrontare la lotta alla burocrazia e la qualità dell’amministrazione, perché un caso come quello dell’industria Catalent (che per lungaggini ha rinunciato a 100 milioni di investimento e altrettanti posti di lavoro in provincia di Frosinone) non accada mai più: «Abbiamo chiesto la sospensiva del decreto Sin della Valle del Sacco, un decreto figlio di errori e illusioni che hanno finito nel tempo per bloccare tutto. La sospensiva servirà per ridefinire tutela bonifica e rilancio di un territorio, d’accordo con il presidente Draghi e il ministro alla Transizione ecologica Cingolani».Pronta la risposta del presidente Camilli nel suo intervento tra competitività del territorio, burocrazia anti-impresa, conseguenze della guerra, impegno per i giovani, ambizioni per la crescita del Lazio e rilancio della Capitale. «Non possiamo più permetterci una vicenda come quella di Catalent ad Anagni che ci lascia ancora increduli: per un’autorizzazione attesa e mai arrivata dopo oltre due anni, sono sfumati 100 milioni di dollari di investimento per un progetto di rilevanza mondiale e 100 posti di lavoro di giovani ricercatori. Catalent è solo la punta dell’iceberg di una situazione non all’altezza del secondo Paese manifatturiero d’Europa. Dobbiamo sbloccare gli iter burocratici che fermano sviluppo e innovazione anche in eccellenze, come il nostro polo farmaceutico». E a Gualtieri il presidente dice: «Sindaco ci dia un segnale forte, Roma si chiami Roma e basta, non Roma capitale ma abbia lo standing internazionale. Le opere del Pnrr e gli interventi per il Giubileo del 2025 sono un’armatura favorevole di investimenti pubblici, ma occorre lavorare ad un piano di rilancio organico e lungimirante. Con la conferma del Giubileo straordinario nel 2033, abbiamo davanti un percorso per tappe che apre quello che può diventare il ‘Decennio di Roma’. Senza dimenticare Expo 2030 su cui l’Italia, come accadde per Milano, dovrà fare quadrato. In questo progetto, il rilancio della Capitale è ovviamente il nostro booster». Il presidente di Unindustria ha poi ribadito come il modello Lazio, regione che produce un decimo del Pil nazionale, debba continuare ad essere un esempio per il Paese grazie alle imprese del territorio capaci di adottare diverse strategie di risposta prima alla pandemia e ora ai timori della guerra: «I nostri imprenditori si confrontano già con uno scenario mutato e cercano soluzioni, nuovi percorsi e nuove geometrie delle filiere produttive».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)