2022-12-17
Unicredit sigla un patto con Azimut. Orcel smonta la «linea francese»
Andrea Orcel (Imagoeconomica)
Dopo la vendita di Pioneer, nell’era Mustier, l’istituto sviluppa una collaborazione nel risparmio gestito. La mossa si inserisce nella partita per il terzo polo bancario, atteso dal governo per risolvere il nodo Siena.Unicredit ha firmato con Azimut holding una lettera di intenti che definisce i principi fondamentali per la distribuzione in Italia di nuovi prodotti di risparmio gestito. L’obiettivo è quello di estendere la potenziale distribuzione dei suoi prodotti bancari ad Azimut e rafforzare la dimensione del gestito di Unicredit, a beneficio dei suoi 7 milioni di clienti in Italia. Più nel dettaglio Azimut costituirà e gestirà autonomamente in Irlanda una società di gestione che svilupperà prodotti di investimento da distribuire in Italia attraverso la rete di Unicredit su base non esclusiva. Il lancio dei fondi per i clienti italiani è previsto per la seconda metà del 2023. L’istituto guidato da Andrea Orcel avrà il diritto di esercitare un’opzione di acquisto sulla società di gestione irlandese, interamente controllata da Azimut, tra cinque anni o prima in base alle circostanze. In caso di esercizio dell’opzione call la banca potrà contare su una propria fabbrica prodotti ad alto valore che si aggiungerà alla piattaforma onemarkets Fund e alle altre entità di asset management del gruppo. L’operazione «fa parte di tanti tasselli che stiamo mettendo assieme», ha spiegato ieri Orcel bollando un’eventuale operazione di acquisizione nell’asset management come «senza senso». La strategia è chiara e, oltre ad Azimut, ne è un esempio la partnership con Allianz. «Stiamo ricostruendo le nostre fabbriche una a una, organicamente dove possiamo, altre dove non abbiamo le capacità o dove possiamo beneficiare di accordi con partner, le facciamo con loro. Così come è già chiaro che se la partnership con Azimut avrà successo sarà replicabile in altri Paesi dove il gruppo opera», ha aggiunto il banchiere. Che ha dunque deciso di smontare l’impostazione del suo predecessore Jean-Pierre Mustier che nel 2016 aveva deciso di vendere i fondi Pioneer alla francese Amundi. La stessa Amundi che ha ancora un accordo di distribuzione con Unicredit in scadenza nel 2027. «Se la partnership con Azimut Italia avrà successo, e lo credo, è replicabile in altri posti». Quanto all’accordo con Amundi in scadenza tra cinque anni «noi rispettiamo sempre i contratti. Poi o ci saranno altre partnership o ci saranno altri partner», ha detto ieri Orcel. E qui veniamo a un’altra lettura dell’operazione Unicredit-Azimut e ai riflessi che potrebbe avere sulle prossime manovre, non solo nel mercato dell’asset management, ma anche del risiko bancario. Perché a maggio Amundi, controllata dal Crédit Agricole, è salita al 5,16% del leader italiano del gestito, Anima, di cui è primo socio il Banco Bpm. Lo stesso Banco di cui l’Agricole ad aprile ha comprato quasi il 10%. E sempre Amundi è anche «in coabitazione» sul Creval (oggi di proprietà dell’Agricole) con la stessa Anima (il cui accordo scadrà nel 2027). A fine novembre, tra l’altro, il cda del Banco Bpm ha affidato alla «Banque verte» un periodo di esclusiva per l’alleanza commerciale nella distribuzione delle polizze del ramo danni valutato circa 300 milioni. L’accordo è rilevante anche per i futuri assetti di governance della banca di Piazza Meda: a primavera va rinnovato il board e l’Agricole oggi è il primo azionista del Banco guidato da Giuseppe Castagna. A riequilibrare il peso potrebbero essere le fondazioni di origine bancaria e le casse previdenziali, azioniste e titolari da fine 2020 attraverso un patto di consultazione di una quota complessiva di circa il 10%. Un blocco di soci italiani cui si è aggiunta recente anche l’Enasarco, l’Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresenti del commercio, che - come ha rivelato La Verità lo scorso 1° dicembre - ha deliberato l’acquisto fino al 2% del Banco milanese. E tra gli enti previdenziali si muove sottotraccia anche Enpaia, la cassa dei lavoratori agricoli.Il fatto che si allarghi lo spazio di manovra dell’Agricole e che, nello stesso momento, si rafforzi il peso delle casse previdenziali nel capitale di Piazza Meda va guardato anche con le lenti di chi monitora le prossime mosse del risiko del credito in Italia. Da cui può dipendere anche il futuro del Monte dei Paschi con il Tesoro che dovrà presto uscire dal capitale, trovare chi compri la banca o la fonda in un progetto più ampio. Come quello del terzo polo, di cui si parla ormai da qualche anno, che potrebbe coinvolgere proprio il Banco Bpm e l’Agricole, nel ruolo di pivot, mentre a equilibrare il potere dei francesi sarebbero appunto le casse e le fondazioni (azioniste anche di Rocca Salimbeni). Dall’altra parte, nelle sale operative si sottolinea che l’alleanza di Unicredit con Azimut annunciata ieri può essere interpretata anche come il segnale che l’istituto di piazza Gae Aulenti non intende tornare all’assalto del Banco Bpm, dopo che la fuga di notizie spifferate al Messaggero aveva fatto «abortire» l’operazione a febbraio e anche dopo le trattative con il Mef su Mps saltate a novembre dell’anno scorso.
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