2021-11-19
Undici accademici lanciano l’allarme: «I sieri che ci danno non sono vaccini»
La lettera di un gruppo di scienziati: «Si stanno somministrando terapie geniche alla popolazione senza i controlli necessari».Massimo Cacciari: «È ora di ascoltare questi dubbi». Per il filosofo, quello firmato dai professori «è un documento importante e andrebbe preso in seria considerazione. Le politiche adottate non sono buone, bisogna cambiare». Un vaccino è un preparato biologico prodotto allo scopo di procurare un'immunità acquisita attiva contro un particolare tipo di infezione. Un farmaco, invece, è un prodotto, realizzato con principi attivi (naturali o sintetici), imprescindibilmente conformi alle norme di buona fabbricazione, definite da specifiche regole, procedure e linee guida, in grado di indurre modificazioni funzionali in un organismo vivente. I vaccini vengono somministrati a persone sane con l'obbiettivo di conseguire un beneficio futuro (azione di profilassi o prevenzione). I farmaci vengono dati a persone malate con l'obbiettivo di conseguire un risultato immediato. Ne consegue che la sicurezza (inclusi gli effetti a lungo termine) dei primi in quanto somministrati a persone sane, è assai più rilevante rispetto ai secondi che vengono utilizzati in individui più o meno gravemente malati.Nel primo caso non si deve comunque compromettere una condizione che - in partenza - si ritiene essere «di buona salute». Nel secondo ci si propone di modificare la condizione attuale di malattia.Mentre nel secondo caso l'eventuale comparsa di eventi avversi potrebbe anche essere ascritta all'evoluzione della malattia e/o alla sua risposta al trattamento, gli effetti secondari dopo somministrazione del vaccino non potrebbero non essere ascritti al vaccino stesso, dato che la condizione di partenza è per definizione quella di «buona salute».Queste sostanziali differenze fanno sì che le autorizzazioni all'immissione in commercio di vaccini o farmaci siano soggette a differenti regolamentazione e controlli demandati ad organi diversi. Negli Usa, i farmaci sono supervisionati dal Center for drug evaluation and research (Cder), mentre i vaccini sono supervisionati dal Center for biologics evaluation and research (Cber), entrambi regolati dalla Food and drug administration (Fda). Anche la vigilanza circa gli eventi avversi è demandata a istituti distinti: per il vaccino al Center for disease control di Atlanta; per i farmaci alla stessa Fda. Per un farmaco, come la terapia genica, è obbligatorio valutare la mutagenicità e la cancerogenicità, due caposaldi della farmacovigilanza. Per i vaccini questo step valutativo non è invece - paradossalmente - richiesto. Di fatto, molte domande pertinenti la sicurezza ed efficacia dei vaccini a mRna restano a tutt'oggi inevase, come denunciato con forza dal British medical journal.I vaccini Pfizer e Moderna (per non parlare di quelli a Dna) non sono in realtà vaccini ma esempi di «terapia genica», come descritto in numerosi articoli scientifici e sottolineato da recenti dichiarazioni ufficiali del presidente della Bayer. Questi prodotti contengono acidi nucleici (Dna o Rna) che stimolano la produzione della proteina virale e hanno la capacità di interferire significativamente con le funzioni cellulari. L'utilizzo di questi «vaccini genetici», il cui uso è stato finora limitato a campi limitati e in presenza di malattie (immunoterapia del cancro, terapia genica di malattie genetiche), è stato ampliato enormemente a tutta la popolazione sana senza i necessari controlli di sicurezza, soprattutto a lungo termine. L'approvazione dei «vaccini» a mRNA in regime di urgenza ha permesso di «risolvere» i dubbi e la doverosa necessità di studi sulla sicurezza a breve e medio-lungo termine che, nel corso degli ultimi vent'anni, hanno impedito alla terapia genica di imporsi come metodo generalizzato di cura (senza per altro evidenza di efficacia).L'obbiettivo è chiaro: soppiantare l'apparato farmacologico tradizionale in cui la cura o la profilassi sono basate sull'evidenza, con una miriade di farmaci/vaccini basati sulla sequenza dell'Rna (o Dna), poco controllati, gestiti da poche multinazionali del farmaco e utilizzati su ampia scala.Questo spiega bene perché i media si industrino a negare il fatto che i due nuovi vaccini siano forme di terapia genica e perché lo stravolgimento delle regole normalmente seguite per l'immissione in commercio dei vaccini sia stato avallato tanto avventatamente. Queste preoccupazioni meritano di essere affrontate con laica razionalità in ambito scientifico e legislativo, senza nascondersi dietro il paravento degli slogan e della propaganda, ma propugnando il ritorno ad una scienza indipendente che non si pieghi ad essere serva di interessi economici o altro.Marco Cosentino Università dell'InsubriaStefano Dumontet Università ParthenopeDavid Conversi Università La Sapienza Maria Luisa Chiusano Università Federico IINicola Schiavone Università di FirenzeLeonardo Vignoli Università Roma TreSalvatore Valiante Università Federico II Marco Milanesi Università del Piemonte orientaleCarlo Gambacorti-Passerini Università di Milano BicoccaMonica Facco Università di PadovaDaniele Porretta Università La Sapienza<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/undici-accademici-lanciano-lallarme-i-sieri-che-ci-danno-non-sono-vaccini-2655760693.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="cacciari-e-ora-di-ascoltare-questi-dubbi" data-post-id="2655760693" data-published-at="1637265799" data-use-pagination="False"> Cacciari: «È ora di ascoltare questi dubbi» Massimo Cacciari (Ansa) Se in Italia esistesse ancora la possibilità di porre domande e di ottenere risposte sensate al netto degli slogan e dell'ideologia, una lettera firmata da undici professori universitari verrebbe senz'altro presa in seria considerazione. Purtroppo, la sensazione è che da queste parti le possibilità di partecipare a una discussione seria siano estremamente limitate. In ogni caso, riteniamo che il testo redatto da alcuni accademici (ordinari in importanti atenei del Nord, del Centro e del Sud) meriti di essere non solo pubblicato, ma anche discusso. La domanda che i professori pongono è molto chiara: abbiamo a che fare con un vaccino o con un farmaco? Le differenze non sono poche o irrilevanti. Farmaci e vaccini, infatti, vengono testati e approvati secondo procedure diverse. Vengono somministrati a persone diverse e hanno, ovviamente, effetti molto diversi. Ecco perché sarebbe necessario ottenere chiarimenti dalle istituzioni, dati alla mano. «Si tratta di un documento importante», dice Massimo Cacciari dopo aver letto il testo. «Questa lettera investe problemi rilevanti, che andrebbero presi in seria considerazione, anche perché a porli sono illustri professori. E non solo. Stefan Oelrich, membro del Board of Management della Bayer, ha detto che il vaccino è un farmaco genico. Si tratta solo di capire se si sia bevuto il cervello e se i professori che firmano la lettera vaneggino, oppure no». In realtà, secondo il filosofo, c'è anche un'altra cosa importante da comprendere: «Dobbiamo capire se sia ancora possibile ragionare, oppure se la verità debba essere una soltanto, e a gestirla debbano essere solo gli scienziati di regime». Come noto, Cacciari non è un «no vax». Semplicemente, da mesi fa il suo mestiere: pensa e avanza dubbi più che ragionevoli sulla gestione della pandemia. E pretende alcuni chiarimenti. «I dati ci sono, e sono inoppugnabili», spiega. «Rispetto alla precedente ondata, la vaccinazione ha ridotto l'intensità, ha attenuato l'impatto del virus. Ma è lungi dal metterci totalmente al sicuro. Ormai si è capito che, anche da vaccinati, ci si può contagiare e si può contagiare. A questo punto, o si cambia strategia oppure si continuerà ad andare avanti un po' alla cieca, magari vaccinando ogni sei mesi». Il problema è che alla vaccinazione è attualmente legato anche l'esercizio di alcuni diritti non secondari. Ed è proprio questo aspetto a rendere più fosco il quadro. A ciò si aggiungono le ormai continue richieste di ulteriori restrizioni. «La situazione è gravissima», dice Cacciari. «E reagire è molto difficile, chi lo fa non ha vita facile. Qualcuno tuttavia ci prova, come gli scienziati che hanno firmato la lettera di cui stiamo parlando e gli altri che abbiamo riunito a Torino giorni fa. Faremo un'altra riunione a dicembre, con molte altre personalità. Chiederemo a chi governa e ai medici che consigliano chi governa di rispondere alle domande che verranno poste senza limitarsi a dire che il vaccino ha avuto effetti positivi. Che li abbia avuti è indubitabile, ma non sta risolvendo il problema. Ci sono Stati, come il Giappone, dove i vaccinati sono il 30 o 40%, eppure i casi sono molto pochi. Come si spiega? Intanto qui da noi pensano a vaccinare i bambini, cosa fuori dal mondo. Viene il sospetto, osservando quanto sta accadendo, che quella di basarsi soltanto sul vaccino non sia una buona politica». Il punto è sempre è soltanto questo: sarebbe ora di raccontare le cose come stanno, e di lasciare da parte la propaganda. Sbagliare è consentito a tutti, mentire un po' meno.