2021-05-10
«Una volta vaccinati gli elettori torneranno a premiare la Lega»
Il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli: «Fdi ha il beneficio dell'opposizione ma non per molto ancora. Gabriele Albertini e Guido Bertolaso? Mai dire mai».Più volte ministro, Roberto Calderoli è oggi vicepresidente del Senato. Veterano leghista, grande esperto di meccanismi istituzionali, ha conversato con La Verità nelle prime ore dopo la fine di una lunga quarantena.Presidente, è stato segregato? «È il mio primo giorno da uomo libero. Sono appena sceso dal mio trattore, non sa che gioia dopo tanto tempo»Ci racconti tutto.«È stata una vicenda curiosissima. Venerdì mattina 23 aprile ho deciso di rientrare con un volo Roma-Milano Linate. Ho notato la presenza a bordo di un certo numero di indiani…».Di questi tempi ci si preoccupa…«Il comandante dice: “Dobbiamo sbarcare dei bagagli perché alcuni passeggeri non si trovano più". Arrabbiatura generale, e altri 30-40 minuti di attesa. Senonché a un certo punto il comandante annuncia che i passeggeri mancanti sono stati ritrovati, e infatti salgono a bordo altri 50 indiani».Tutto bene?«Fin lì sì. Ma il giovedì della settimana successiva mi arriva una mail dal ministero della Salute che mi informa che ho viaggiato con due passeggeri a rischio di esser portatori di una variante. Morale: 14 giorni di quarantena dal momento del contatto. E soprattutto, nella settimana tra volo e mail, pur con mascherina e distanze, avevo presieduto a Palazzo Madama e incontrato una valanga di persone».Conoscendola, si sarà messo a spulciare tra le circolari ministeriali…«Allora: se sei entrato in contatto con un sospetto caso di Covid, sono 10 giorni di quarantena. Ma se si tratta di una variante, diventano 14… Naturalmente ho cercato di capire che variante fosse».E che le hanno detto?«Ho interloquito con persone squisite del ministero che però nulla possono rispetto alla macchina burocratica. Un giorno pareva che il sequenziamento genomico fosse in corso allo Spallanzani, il giorno dopo invece in Lombardia. Alla fine è venuto fuori che, siccome gli indiani erano residenti in Piemonte, l'esame era a Torino».Responso?«Mi hanno detto che era una variante indiana, anche se non la peggiore. Quindi 14 giorni, più due tamponi. E pure su questi, il delirio!».Perché?«Mi chiama una dottoressa dicendo: “Venga a fare il tampone". Obietto che, spostandomi, metterei a rischio altre persone. E che comunque i tamponi li ho già fatti. Mi chiede se sia stato fatto il sequenziamento. E lì mi arrabbio: “Ma di cosa? Il sequenziamento lo fai se è stato trovato qualcosa"».Sa cosa penseranno i nostri lettori?«Quello che ho pensato io. Io, bene o male, ho potuto parlare con degli interlocutori. Una persona senza questa possibilità, come migliaia e migliaia di italiani, si spara in un caso simile». Come sono andati secondo lei questi due mesi e mezzo di esecutivo Draghi? Mi dica una cosa che ha funzionato.«Sicuramente la campagna vaccinale. I 500.000 vaccini al giorno sono stati raggiunti, era un'asticella alta».Mi dica invece una cosa che proprio non va…«Eh, alcune misure non le concepisco, tipo il coprifuoco. Fai vivere un po' le persone, fai lavorare i ristoranti, fai fare due turni… Così eviti anche molti intasamenti».Come abbiamo potuto rinunciare così facilmente alla libertà? «La paura fa novanta. Diciamolo: molte misure, specie nel periodo Conte, erano evidentemente incostituzionali. Il passaggio al “rischio ragionato" di Draghi mi è parso molto positivo».Come mai secondo lei Draghi non si affretta a far saltare questi limiti? Se sono un ricco turista americano, vaccinatissimo, sto già prenotando le vacanze estive con la mia famiglia. E con tutti questi limiti in Italia, preferirò la Grecia…«Sicuramente il modo migliore di sbloccare le prenotazioni e dunque il turismo è far capire che stai ridando la “possibilità di vivere", pur senza arrivare al “liberi tutti". Però me lo faccia dire: ho tutta l'ammirazione possibile per Draghi».In che senso?«Mi viene da dire: “Ma chi gliel'ha fatto fare?". Ci pensa? Il Recovery, la ripartenza dell'economia, l'emergenza pandemica. E tutto questo con certi ministri che a vederli ti viene da farti subito il segno della croce…».Nomi e cognomi?«Diciamo che quando vedo alcuni in Cdm, tendo a recitare il rosario preventivamente. Intendiamoci, alcuni hanno una marcia in più. Ma se hai accanto certi altri… Ecco, ora il premier deve dimostrare di essere “Draghi", un fuoriclasse».Sembrano saltate le candidature di Albertini a Milano e Bertolaso a Roma. Il centrodestra è a «carissimo amico» in tutte le città principali.«Mai dire mai. Aspettiamo a dire cosa è saltato e cosa no. Posso comprendere che gli interessati, se non vedono piena convinzione o colgono qualche distinguo, si fermino».Chi ha avanzato dei distinguo? Fratelli d'Italia?«Vedo più che altro una sollecitazione di Fdi affinché la coalizione si sieda a un tavolo, una richiesta di coinvolgimento e rilancio. E se ti siedi al tavolo, la soluzione la trovi».Lei rimpiange il fatto che Fdi abbia scelto di non entrare al governo? Se fossero venuti in maggioranza, avreste avuto, tutti insieme, oltre 140 senatori, e quindi diritto di vita e di morte sul governo…«Mai pensato che potessero entrare: la loro linfa viene dallo stare all'opposizione. Ma è un ragionamento che vale nel breve. Quando a settembre-ottobre gli italiani saranno tutti vaccinati, e già da prima le attività saranno ripartite bene, credo che le tendenze dei sondaggi attuali saranno ribaltate. E saremo premiati noi, che, pur al prezzo di aver ingoiato tanti bocconi amari, abbiamo fatto una scelta giusta».Quindi avete fatto bene voi a entrare?«Condivido pienamente la scelta di Salvini e della Lega. Ed è stata fatta sapendo perfettamente che qualcuno sarebbe rimasto fuori, con relativa rendita di posizione».C'è modo, pur nella diversità delle scelte, di evitare che il centrodestra venga disarticolato?«Non è la prima volta, in tanti anni, che le forze di centrodestra hanno collocazioni diverse rispetto a un governo. Il momento di sintesi lo trovi proprio alle amministrative o alle regionali. È quello il test dove puoi ricomporre l'alleanza. Per questo il “tavolo" è auspicato anche da me. Stavolta ci sono anche candidati civici che si sono manifestati, che la gente riconosce come naturali. Se non ne facciamo tesoro, è la sindrome Tafazzi…». Legge Zan. Come mai il centrodestra è stato così timido a individuare il problema più grosso, e cioè l'articolo 4 che limita clamorosamente la libertà di opinione, precisando che le opinioni sono libere «purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimenti di atti discriminatori o violenti»? Che si fa, si affida al giudice stabilire cosa si può dire? «Sinceramente - e parlo sia del ddl Zan sia dello ius soli - siccome norme così non vanno mai in porto da tante legislature anche quando la sinistra è in maggioranza, può capitare che vengano sottovalutate. Ci credi e non ci credi, all'inizio. Lo dico con tutto il rispetto per certe battaglie, sia per la cittadinanza sia per i diritti: se il Pd pensa che la sua ragion d'essere stia in quelle battaglie, forse finisce davvero al 15%. La gente capisce quando fai le cose in modo ideologico».Permetta una critica da vecchio libertario. Io mi aspettavo che il centrodestra si concentrasse subito su questo. Invece vi siete fatti attirare in trappola, qualche suo collega si è fatto mettere - diciamo così - la maglietta da omofobo, e spesso il dibattito si concentra su aspetti controproducenti…«Non so. Tenga presente che il primo passaggio è stato alla Camera, luogo per me imperscrutabile in questa legislatura».Allude al sovradimensionamento grillino?«Non solo. Vede, quando ero ministro, in aula, tra Camera e Senato, avevo a che fare con figure come Mattarella, Amato, Bassanini, Napolitano, Barbera… Vogliamo parlare del livello di oggi?».Ora però in commissione Giustizia al Senato, i giallorossi hanno una maggioranza 12-9 e hanno ottenuto di discutere il ddl Zan separatamente dagli altri. Se tengono il punto, portano a casa la legge.«Un momento. Mi faccia partire da un altro esempio: la riforma costituzionale che introduce la tutela dell'ambiente in Costituzione. A un certo punto qualcuno voleva introdurre nell'articolo 9 la tutela degli animali. A quel punto, proprio io, che credo di essere il più animalista al mondo (ho avuto nel mio bosco ogni sorta di animale, li adoro), ho detto: “Attenti, così rischiate di rendere incostituzionali le norme che regolano molti settori della nostra economia, dell'agricoltura, dell'allevamento… E in più un conto è un animale domestico, altro è - per dire - una zanzara: le tutele dovranno pur essere diverse».E allora che ha fatto?«Ho presentato 250.000 emendamenti».Eh?«Mi sono anche contenuto. Ai tempi della riforma Renzi ne presentai 82 milioni».Dove vuole arrivare?«Io difendo questa maggioranza e questo governo, ma non esiste che poi in Parlamento torni la maggioranza di Conte. Ci vuole buonsenso: in quel caso, mi sono seduto con tutti, ho suggerito gradualità, ed è uscita una formulazione saggia e condivisa: “La legge stabilisce i termini e i modi della difesa degli animali"».Anche dopo un grande scontro si può trovare una mediazione.«Mi auguro che lo stesso buonsenso lo si applichi sulla Zan. Mettiamoci a scrivere una cosa ragionevole, che non sia censoria rispetto alle opinioni e alle idee».
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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