2021-02-13
Una scalata all’ombra del Cupolone. Benotti spinto da Santa Sede e Acli
Il mediatore d'oro è riuscito a entrare (col cv falso) nei palazzi del potere grazie agli sponsor del mondo cattolico. Da indagato, fu scaricato da Sandro Gozi e ingaggiato dai ministri Giuliano Poletti e Graziano DelrioI rapporti di altissimo livello con la Santa Sede sono stati il passe-partout di Mario Benotti per entrare nei palazzi del potere italiani. E da lì per diventare lobbista e imprenditore. C'è anche questo retroscena dietro al mega affare da 801 milioni di mascherine acquistate dalla struttura del commissario Domenico Arcuri grazie all'intermediazione di Benotti & c. e sui cui adesso indaga la Procura di Roma. Famiglia di origine maremmana e natali romani (nel 1964), il caporedattore della Rai in aspettativa, cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme, è figlio di Teofilo, ex vicedirettore dell'Osservatore romano e amico personale di Giovanni Paolo II. Pure lui è stato collaboratore dell'organo di stampa della Santa Sede e, dal 1984 al 1989, poco più che ventenne, è stato accreditato per la Radio vaticana per seguire i viaggi di Papa Wojtyla. Successivamente ha frequentato un corso di diplomazia in Vaticano che deve essergli servito. Nel suo curriculum anche collaborazioni con L'Avvenire e Il Popolo, il giornale della Dc, sino all'assunzione in Rai. I contatti in Vaticano non gli mancano e sono stati importanti per la sua carriera. I frequentatori della sua bella casa a due passi da Castel Sant'Angelo e Piazza Navona, ricordano le cene in cui figuravano tra gli ospiti diversi alti prelati. Gli amici ricordano in particolare i suoi stretti rapporti con il cardinal Giuseppe Bertello e con gli arcivescovi Vincenzo Paglia e Zygmunt Zimowski, quest'ultimo deceduto nel 2016. E proprio dalla segreteria di Stato della Santa Sede guidata da Pietro Parolin sarebbe arrivata la segnalazione a Sandro Gozi, allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Renzi premier, per far entrare Benotti nella sua squadra. Il 22 maggio 2014 Gozi, con delega per gli Affari europei, firma il decreto di nomina di Benotti a segretario particolare, capo della segreteria particolare, consigliere per gli affari politici e istituzionali e coordinatore della attività di comunicazione. Ruoli che aveva iniziato a ricoprire già dal 28 febbraio. Nel decreto, oltre che come giornalista professionista, Benotti viene indicato come «Prof. Dott.», nonostante, come abbiamo visto, non risulti aver conseguito la laurea in giurisprudenza indicata nel suo curriculum.A Palazzo Chigi il compito di Benotti è anche quello di tenere i contatti con la Santa Sede, incarico che gli riesce benissimo. Quasi contemporaneamente diventa consulente del sindaco di Firenze Dario Nardella, il primo cittadino a cui Renzi aveva lasciato il posto. Anche qui l'incarico è fortemente legato ai suoi rapporti con la Chiesa, visto che si deve occupare dei rapporti con le confessioni per il dialogo interreligioso. In poche parole Benotti nel 2014 entra nell'orbita del Giglio magico sull'asse Roma-Firenze. Inizialmente viene pagato per la sua attività a Palazzo Chigi, ma il 28 ottobre dello stesso anno Gozi firma un decreto di conferma in cui si puntualizza che dal 7 ottobre quell'incarico viene ricoperto a titolo non oneroso. Nel medesimo documento viene specificato che Benotti «provvede, in particolare, al coordinamento degli impegni» di Gozi, «curandone l'agenda e la corrispondenza. Il prof. Dott. Mario Benotti svolge, altresì, funzione di supporto nella gestione delle attività di carattere politico e istituzionale e di comunicazione del Sottosegretario. Opera, inoltre, in collegamento con il capo della segreteria tecnica».A quell'epoca Benotti, sebbene si sia messo in aspettativa dalla Rai e offra i suoi servigi gratuitamente ai governanti, ha modo di arricchire a dismisura la sua agenda e di coltivare parallelamente le sue attività imprenditoriali. Per lui sembra filare tutto liscio, sino a quando, nell'autunno del 2015, per una sorta di contrappasso, viene coinvolto in un'indagine della procura di Terni che si incrocia con il cosiddetto processo Vatileaks 2 (in cui era solo testimone). In Umbria gli inquirenti ipotizzano reati come la concussione per induzione e l'accesso abusivo a sistema informatico e Benotti è costretto a fare un passo indietro: «Non voglio che il governo venga coinvolto da questa vicenda. Mi sono autosospeso per rispetto delle istituzioni» dichiara al Corriere della sera. «Sono certo che questa vicenda si chiuderà presto». In effetti l'inchiesta si concluderà con la sua archiviazione, ma prima che questa arrivi, nel luglio del 2018, lui si dimette da capo segreteria di Gozi e si accasa in altri due ministeri: va a fare il consigliere giuridico, anche questa volta gratis, nell'ufficio di gabinetto del ministero delle infrastrutture e trasporti Graziano Delrio, il quale lo ingaggia nel maggio del 2016 e lo conferma nel dicembre dello stesso anno sino alla fine del governo Gentiloni, anche in virtù del suo curriculum (che come abbiamo già scritto indica una laurea che Benotti non avrebbe mai preso).Guelfo Fiore, portavoce del presidente del gruppo Pd alla Camera, ci spiega: «Benotti si offrì di collaborare a titolo gratuito al Mit. Oltre al suo curriculum mostrava di avere precedenti esperienze tra cui quella con l'ufficio del sottosegretario Gozi. Per quanto riguarda la veridicità dei titoli inseriti nel curriculum non competeva al ministro svolgere il controllo e, del resto, proprio le precedenti esperienze difficilmente potevano far immaginare che il curriculum contenesse cose diverse dalla realtà dei fatti». Nell'aprile del 2016 il giornalista diventa anche consulente del ministero del Lavoro presieduto da Giuliano Poletti (che firma la nomina). In particolare viene arruolato dal sottosegretario Luigi Bobba, già presidente delle Acli (Associazioni cristiane dei lavoratori italiani), il quale ha «necessità di acquisire persona di alta professionalità che possa coadiuvarlo per l'espletamento della attività istituzionali a lui delegate con particolare riferimento alle tematiche “giovani, lavoro e innovazione"». L'incarico viene assegnato a Benotti in considerazione del fatto che il giornalista «gode della fiducia del sottosegretario» e «tenuto conto anche del suo curriculum vitae, che attesta i titoli posseduti e la sua esperienza professionale». Adesso, però, su quel cv sono sorti molti dubbi. Che il diretto interessato non ha ancora voluto chiarire.
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