2019-04-28
Dieci mesi di raid contro la Lega
In coincidenza con il 25 aprile ci hanno riempito la testa di allarmi antifascisti. Secondo giornali e tv, la crescita della Lega sarebbe accompagnata dall'aumento di episodi di intolleranza nei confronti degli immigrati, ma soprattutto avrebbero rialzato la testa i movimenti che si ispirano al periodo mussoliniano: roba da ventennio. Insomma, per dirla in termini semplici, come la dicono i vari Scalfari in televisione e nei loro sermoni settimanali, siamo alla vigilia di una nuova dittatura. Sarà, ma di questi allarmi negli ultimi 25 anni, cioè da quando Silvio Berlusconi è sceso in campo, ne ho sentiti tanti. (...)(...) Tranne nel periodo in cui il Cavaliere non è stato al governo, ogni 25 aprile è stato uguale all'altro, con le medesime litanie, le solite prediche e le identiche sfilate anti regime. Adesso, come pericolo per la democrazia e la libertà, non si menziona più il leader di Forza Italia, sostituito da quello della Lega, ma la zuppa è la stessa e anche la noia. Ciò detto, se di un allarme bisogna parlare, è quello che riguarda gli atti di intolleranza contro la Lega. L'ultimo è di qualche giorno fa: ignoti hanno appiccato il fuoco a una sede del partito di Salvini dalle parti di Casoria, in provincia di Napoli. Non ci sono stati feriti e neppure si segnalano grandi danni e dunque nessuno, neanche i leghisti, l'hanno messa giù dura. Ma se si scorre l'elenco predisposto dai dirigenti vicini al ministro dell'Interno, si scopre che gli episodi di intimidazione, quando non di propria e vera aggressione, nei confronti della Lega e dei suoi esponenti sono una quantità da far paura. Dall'inizio dell'anno a oggi sono almeno un centinaio i fatti segnalati. Il 2019 si è aperto con un colpo di pistola contro l'auto del coordinatore provinciale della Lega a Taurianova, poi a Bolzano c'è stata un'aggressione a un consigliere comunale del partito, mentre a Pisa alcuni anarchici hanno assalito un deputato del Carroccio, insultandolo e lanciandogli contro delle uova. Dalle Alpi alla Sicilia, l'elenco è dettagliato: si va dai colpi di pistola sparati contro auto o sedi, alle aggressioni, ai volantini di minaccia, alle lettere accompagnate da cartucce, danneggiamenti, ingiurie varie, contestazioni durante comizi o manifestazioni. La più colpita è - incredibile a dirsi - la Lombardia, seguita dall'Emilia Romagna, dal Trentino e dalla Toscana. Nessun episodio da segnalare, invece, in Basilicata, dove pure la Lega ha appena strappato la guida della Regione dopo anni di mal governo del Pd. Al centinaio di episodi che nei primi mesi dell'anno riguardano il partito si sommano poi quelli rivolti contro il suo capo. In quattro mesi fanno 127 tra volantini, scritte e intimidazioni. Della lista non fanno parte danneggiamenti o altro, ma solo perché Salvini è scortato, sennò ci sarebbe da immaginare che l'odio che lo accompagna non avrebbe argine. Al momento, tra minacce di morte via lettera e scritte apparse sui muri delle località frequentate dal ministro dell'Interno, si può dire che non sia passato giorno senza che qualcuno gli rivolgesse una carineria. C'è chi gli augura la morte, chi gli assicura che farà la stessa fine di Mussolini, chi invita a sparargli e chi gli riserva qualche epiteto. Piazzale Loreto, dove i partigiani appesero a testa in giù il cadavere del Duce, è evocato con una certa frequenza. Le ingiurie ovviamente non si contano, sia sul Web che durante le manifestazioni in piazza. A volte gli autori vengono identificati e si tratta in genere di persone che provengono dall'area che una volta avremmo chiamato dell'autonomia e oggi viene definita semplicemente antagonista. Sono sinceri democratici, quelli che difendono la libertà e che in genere ritroviamo intruppati nei vari cortei antifascisti, dove tendono a mimetizzarsi per poi spaccare qualche vetrina o scrivere frasi fondamentali sui muri dei palazzi. A dire il vero, ogni tanto la Digos becca anche qualche extracomunitario, le famose risorse che noi accogliamo a braccia aperte e che ricambiano con cortesia. Tra questi un tunisino che a inizio di marzo, a Partinico, ha salutato il ministro urlando «Devi morire sottoterra sgozzato, pezzo di merda», congedandosi poi dal promotore della manifestazione con un gesto inequivocabile: un dito della mano a tagliare il collo.Il dossier leghista non trascura neppure gli episodi dell'anno precedente, ma basta un occhio per capire che dalle poche decine di intimidazioni e aggressioni del 2018 si è passati alle centinaia dei primi mesi del 2019. Ovviamente la rassegna non servirà a placare gli animi. I partigiani (ma quanti sono i partigiani rimasti, quelli veri?) continueranno a marciare compatti contro il nuovo fascismo, senza mai guardare a quello vecchio che è dentro di loro.
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».