2020-07-04
Un paziente zero in fuga nel Veneto. Zaia furibondo: «Ci vuole il Tso»
Uomo rientra dalla Serbia con i sintomi, ma lavora e va a feste e innesca un focolaio. Il governatore: carcere e ricovero coatto.Luca Zaia, governatore del Veneto, ieri ha chiesto al governo «uno strumento normativo per il ricovero coatto dei sintomatici positivi al Covid-19» e ha invocato «tolleranza zero per i positivi in isolamento». In una conferenza stampa dai toni accesi, il presidente leghista ha dichiarato che per contenere i comportamenti irresponsabili «serve un Tso, cioè un Trattamento sanitario obbligatorio». Ha quindi spiegato che «procedere in questo modo non è dittatura, ma ricerca della tutela collettiva attraverso un piano di salute pubblica». Zaia ha poi annunciato per lunedì una nuova ordinanza regionale restrittiva, che servirà a «inasprire le regole». La situazione in Veneto, che con i suoi 4,9 milioni di abitanti è una delle regioni italiane che fin dall'inizio della pandemia ha meglio affrontato il virus, è stabile ma non eccellente: le statistiche sanitarie più aggiornate dicono che ieri i veneti costretti all'isolamento erano ancora 390, 19 dei quali in ospedale e gli altri 371 in isolamento domiciliare, e che nelle ultime 24 ore la regione ha registrato cinque «positivi» in più. In totale, i contagiati dall'inizio della pandemia sono stati 19.314, per un totale di 2.023 morti, uno in più rispetto al 2 luglio. Il dato più preoccupante riguarda però l'«indice di contagio» Rt: che sarebbe cresciuto di quattro volte nell'ultima settimana di giugno, passando da 0,43 a 1,63.L'innalzamento è paradossalmente dovuto agli ottimi risultati precedenti (meno casi ci sono, meno ne bastano di nuovi per innalzare l'indice), ma ieri Zaia ha chiesto ad alta voce uno strumento brutale come mezzo per contenere il virus: il Tso e il «carcere». Lo ha fatto a partire da una vicenda che ha dell'incredibile, per gli elementi esposti ieri dal governatore. Introdotto nel nostro ordinamento nel 1978 dalla controversa legge Basaglia, che ha abolito gli ospedali psichiatrici, il Trattamento sanitario obbligatorio è un provvedimento amministrativo che impone una limitazione totale della libertà personale: nella stragrande maggioranza dei casi, consiste nel ricovero forzato di pazienti affetti da problemi psichiatrici così gravi da renderli pericolosi per sé stessi e anche per gli altri. Non per nulla, viene adottato con un'ordinanza del sindaco del Comune del luogo in cui risiede il soggetto «pericoloso», ma deve essere convalidato dal giudice cautelare al più tardi entro 48 ore dal ricovero.Zaia ieri è parso giustamente contrariato da quelli che ha definito i «comportamenti sconsiderati», emersi negli ultimi giorni. Al centro delle preoccupazioni della Regione è un nuovo focolaio a Vicenza, e Zaia ieri ne ha ricostruito minuziosamente la storia. Tutto è partito da un «paziente zero» che, rientrato in Veneto da un viaggio in Serbia il 25 giugno, quello stesso giorno ha iniziato a manifestare i primi sintomi del Covid-19, ma nelle 72 ore successive ha comunque avuto «diversi contatti lavorativi ed extra lavorativi, tra cui una festa privata e un funerale». Solamente il 28 giugno, sempre secondo il racconto del governatore, il contagiato si è presentato al pronto soccorso, sottoponendosi al tampone e risultando positivo, ma ha comunque rifiutato il ricovero. Pur sapendo di essere contagioso, dunque, il 30 giugno il «paziente zero» vicentino ha incontrato altre persone. Oggi, suo malgrado, si trova in sala di rianimazione. Ma è stato ricoverato soltanto il 1° luglio, quando la sua situazione si è aggravata. Intanto avrebbe fatto danni. «Se uno è padrone della sua vita», ha concluso il governatore, «non deve poter mettere a repentaglio quella degli altri: ecco perché dico che il Parlamento ci deve dare gli strumenti adeguati».In effetti dall'analisi dei movimenti del «paziente zero», oltre che la potente irritazione di Zaia, emerge la lunga lista di contatti che costui ha avuto prima e soprattutto dopo la consapevolezza di essere contagiato. Una lista lunga e preoccupante. Perché il 30 giugno è risultato positivo al Covid-19 (anche se asintomatico) un collega del «paziente zero», che l'aveva accompagnato in Serbia viaggiando nella sua stessa auto. Poi è emerso che a bordo c'era un terzo uomo, che però si è presentato alle autorità sanitarie soltanto il 1° luglio, e anche lui è risultato positivo. Quindi, il 3 luglio, l'Usl di Verona ha informato la Regione della positività di un quarto passeggero, un dipendente del primo, che non era stato dichiarato dagli altri tre. Infine è emerso un ultimo caso: una donna, risultata positiva a Schiavonia (Padova), che a sua volta ha dichiarato di avere avuto contatti con il «paziente zero». «Insomma», ha concluso Zaia, «il primo contagiato è stato in contatto con 37 persone, tra cui cinque bambini. Meglio che non continui a leggere, altrimenti m'incazzo davvero».Giustificatissima, quindi, la contrarietà del governatore. Certo, imporre camicia di forza e sedativi a chi si comporta da irresponsabile con il coronavirus, è un'ipotesi che fa discutere.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson
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