2020-04-04
«Un antimalarico per la terapia precoce»
L'infettivologo Pierluigi Viale del Sant'Orsola di Bologna lancia la strategia per stanare e curare subito il Covid-19: «I pazienti vanno trattati prima che il morbo intacchi i polmoni. I medici di famiglia monitorano gli assistiti e ci spediscono quelli che mostrano sintomi».Da una settimana a Bologna è partita la sperimentazione per «stanare» il coronavirus, come sostiene Pierluigi Viale, direttore del reparto di malattie infettive del Sant'Orsola e componente dell'unità di crisi regionale. Le persone con sintomi, intercettate dai medici di medicina generale, vengono indirizzate ai pronto soccorso del Sant'Orsola e del Maggiore dove un team di infettivologi somministra la profilassi terapeutica precoce con un antimalarico, l'idrossiclorochina, associata ad antivirali ed eventualmente ad antibiotici. La battaglia contro il Covid si fa casa per casa. Sembra una strategia di guerra.«Adesso che l'onda del contagio si attenua vediamo sempre più spesso persone che arrivano all'ospedale già con un'insufficienza respiratoria abbastanza significativa e che hanno alle spalle una storia di febbre di 8-10 giorni. Questo ci ha convinto che bisogna partire prima, uscire dalle trincee e contrattaccare, combattere il virus sulle strade. Andare a stanare i pazienti con la febbre per evitare che stiano giorni e giorni a casa a maturare l'insufficienza respiratoria». Come si gioca d'anticipo?«Abbiamo capito che esiste una gradualità nell'utilizzo dei farmaci in base allo stadio evolutivo della malattia e che gli antivirali devono essere usati molto precocemente, perché se si arriva in ospedale con già la polmonite si rischia di non avere più l'efficace dell'antivirale e di doverci giocare la partita solo con la terapia immunomodulatoria (per esempio con il tocilizumab, il farmaco per l'artrite reumatoide in sperimentazione, ndr).L'approccio è all'opposto di quello applicato, nella stessa Regione Emilia Romagna, a Medicina, il Comune chiuso per l'altissimo numero dei contagi. In una sanità centralizzata, come invocata dal Pd in questi gironi, diventerebbe molto complicato, se non impossibile, prevedere l'autonomia di testare modelli diversi all'interno della stessa Regione. L'Ausl di Bologna ha previsto infatti unità mobili per curare a casa con farmaci antivirali i pazienti positivi al Covid-19, per evitare che peggiorino. La sua strategia è invece di far accedere al pronto soccorso i pazienti segnalati dal medico. «Non sono sicuro che possiamo applicare lo stesso metodo di Medicina in città come Milano e Bologna, sia per i numeri della popolazione, sia per l'incidenza della malattia. A Medicina i casi sono attorno all'1%, a Bologna registriamo poco più dell'1 per mille. Quindi gli interventi non possono essere uguali». Nel concreto, come si intercetta il paziente?«Con uno screening attivo dei medici della sanità pubblica e dei medici di famiglia. Sono 600, pronti a scandagliare la salute dei loro assistiti. In questo modo, possiamo avviare subito la terapia, che è la stessa applicata anche a Medicina, cioè il trattamento con la terapia che noi riteniamo efficace».Quindi sono i medici a chiamare a casa?«Sì. Fanno un'intervista strutturata, ossia con domande già preparate e uguali per tutti, insomma un format. Sulla base delle risposte, definiscono se la persona ha una sintomatologia idonea a definirla un caso sospetto e la inviano alle strutture ospedaliere, dove la aspettiamo».Non si rischia di intasare i pronto soccorso?«Abbiamo un sistema di segnalazione che andrà a regime nei prossimi giorni: i medici, dopo aver individuato le persone sospette, prenotano le visite avendo a disposizione quattro livelli di priorità. Dall'urgenza, quindi subito, se un malato dice “non respiro bene e ho la tosse", e in quel caso il medico invia immediatamente l'ambulanza, a prenotazioni da programmare entro 48 ore. Sono già attivi i percorsi preferenziali per i malati Covid e poi mandiamo tutti gli infettivologi a nostra disposizione a valutarli, grazie al fatto che nei reparti ci aiutano generosamente tutti i colleghi, sia internisti sia chirurghi».E se il sistema mostrasse di non reggere? «Apriremo altri check point nelle case della salute o in altri punti. Siamo in guerra e procediamo ora per ora. Chi pensava due settimane fa che saremmo riusciti ad allestire 350 posti letto Covid e oltre 100 di terapia intensiva negli ospedali bolognesi? Eppure è stato fatto».La terapia precoce rafforza il distanziamento sociale?«Tenere le distanze è fondamentale. Adesso abbiamo meno casi, ma che colpiscono soggetti più giovani e in modo più grave. Il messaggio state a casa e aspettate aveva un senso settimane fa, ma ora bisogna cambiare strategia. Se averte febbre aspettateci perché abbiamo a disposizione alcuni farmaci che, se usati precocemente, come la clorochina, possono cambiare l'evoluzione della malattia. Nel dubbio, prendi cinque giorni la clorochina. È una misura di guerra, ma potrebbe aiutare perché trattare precocemente i pazienti significa non solo salvaguardare la salute del singolo, ma della società perché la somministrazione precoce riduce il tempo di infettività del paziente e agirebbe anche come misura di controllo dell'epidemia».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)