2022-03-08
Ucraina neutrale per fermare la mattanza
(Emin Sansar/Anadolu Agency via Getty Images)
Dodici giorni di guerra, migliaia di morti. Le sanzioni danneggiano noi senza fermare Vladimir Putin e la resistenza non potrà che aggravare il bilancio delle vittime. Volodymyr Zelensky accetti una soluzione «finlandese»: no alla Nato e (se serve) cessione allo zar dei territori contesi.Fare gli eroi seduti nel proprio salotto di casa è facile. Più difficile è guardare in faccia la realtà, che è fatta di sangue e paura, di interessi economici e di calcolo. Perché la guerra, se ci vogliamo dire la verità, è questo: morte e cinismo, lacrime e affari. Ogni giorno piangiamo le vittime ucraine, ma nella sostanza, oltre a spedire a Kiev un po’ di armi per lavarci la coscienza, non abbiamo fatto nulla, perché nulla, a meno di non essere pronti a entrare in guerra contro Putin, si può fare. Siamo giunti al dodicesimo giorno del conflitto e il risultato si conta in migliaia di morti. Le sanzioni che l’Europa e l’America hanno varato non sono servite a fermare le truppe di Mosca. E limitare le transazioni internazionali delle aziende in mano al Cremlino ha danneggiato l’economia russa, ma anche quella Occidentale, che è costretta a fare i conti con i prezzi del petrolio e del gas alle stelle, con il rincaro di materie prime come nichel, alluminio, rame e con la penuria di mais, frumento e semi oleosi. Sì, dopo quasi due settimane di guerra, siamo al punto di partenza, ovvero alla constatazione della nostra impotenza. Dopo la solidarietà e le dichiarazioni bellicose, ci rendiamo conto che l’Armata rossa continua la sua lenta ma inesorabile avanzata e che le bombe continuano a cadere nonostante le nostre promesse di «pesantissime reazioni». Ursula von der Leyen minaccia di inasprire le sanzioni, Antony Blinken, sottosegretario americano, di inviare i caccia americani per concederli in battaglia ai piloti ucraini. Ma l’una e l’altro sanno che tutto ciò non servirà a fermare Putin.Per giorni la grande stampa ci ha raccontato della straordinaria mobilitazione dei soldati di Kiev, cui con sprezzo del pericolo si sono uniti i volontari. Tuttavia, nessuno ha avuto il coraggio di dire che molto probabilmente la resistenza non servirà a niente, se non ad amplificare il numero delle vittime. Sì, è facile fare l’eroe mandando gli altri a morire. Più difficile è riconoscere che nessuno ha intenzione di morire per l’Ucraina. Opporsi alla Russia, per davvero e non solo con il codice swift, significa entrare in guerra e nessuno ha intenzione di farlo. Joe Biden, che pare aver rifornito di armi Zelensky già mesi fa, ha detto e ridetto che non ha intenzione di inviare un solo militare. Ovvio, mandare i soldati significa iniziare la terza guerra mondiale e dunque per ora la guerra si fa a parole o, appunto, bloccando i conti bancari, con il risultato che, oltre a Mosca, a subirne le conseguenze siamo tutti noi, che da Mosca in qualche modo dipendiamo. Sanzioni che, è meglio chiarirlo, rischiano di non essere per nulla decisive, nel senso che la Russia potrebbe lo stesso vincere la guerra, spalleggiata com’è da alcuni Paesi che al momento non si sono schierati, ma che, come la Cina, sono pronti a trarre il maggior profitto possibile da questa crisi. Già, perché sangue e soldi, viaggiano di pari passo e a volte il primo è indispensabile per fare i secondi. Sono troppo cinico? No, sono semplicemente realista e invece di fare l’eroe da salotto preferisco guardare in faccia la realtà, che è brutta, sporca e cattiva.Se vogliamo dirci la verità e non raccontarci le solite balle sventolando la bandiera della pace, qui la pace si ottiene soltanto trattando la resa. L’Ucraina non può resistere se non a prezzo di un massacro. Dunque, l’unica soluzione è negoziare un accordo che accontenti (in parte) le mire espansionistiche di Putin e preservi la popolazione civile. A che cosa penso? A una soluzione come quella finlandese. Nel 1939 l’Unione sovietica dichiarò guerra a Helsinki, invadendola. Centinaia di carri armati e migliaia di cannoni con al seguito 120.000 soldati oltrepassarono la frontiera. La guerra durò alcuni mesi, poi la Finlandia, dopo aver respinto diversi assalti, accettò un accordo, cedendo parte del proprio territorio a Stalin. Nonostante le reazioni internazionali e l’espulsione dell’Unione sovietica dalla Società delle nazioni, la rinuncia alla Carelia, alle isole del golfo di Finlandia e alla penisola dei pescatori, oltre che la dichiarazione di neutralità, furono il prezzo da pagare per la fine della guerra. Certo, parliamo più di ottant’anni fa, con l’Europa dominata dalla Germania. Ma anche se oggi tutto è cambiato, la realtà non è molto diversa. Le guerre si vincono con le armi o si finiscono con la diplomazia. Ho la sensazione che quella in Ucraina, con le armi non si possa vincere a meno che non si sia disposti a contare centinaia di migliaia di morti. Dunque, non resta che la seconda opzione: un’Ucraina neutrale e forse amputata di una parte del proprio territorio. Mi manca il sacro fuoco dell’eroe? Può darsi. Di sicuro ho il sacro fuoco della concretezza. Come è noto, alle balle preferisco la verità.