2025-04-28
Mosca apre a Trump: «Condividiamo molti punti». Ma l’Ue soffia sul fuoco
Il commissario Ue per la Difesa, Andrius Kubilius (Ansa)
Il commissario Ue per la Difesa, Andrius Kubilius attacca la Russia: «Non vuole Kiev nella Nato per invaderla ancora».L’incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e quello ucraino, Volodymyr Zelensky, dopo il funerale di papa Francesco, ha ridisegnato la scala delle priorità dei dossier da affrontare a livello internazionali. Mentre sui dazi sembra essere arrivati ad uno stallo, complici i 90 giorni di sospensione imposti dalla Casa Bianca, in Ucraina non si è mai stati così vicini ad una vera tregua. È dunque iniziata la settimana decisiva, almeno secondo il segretario di Stato Marco Rubio: «Cercheremo di determinare se Russia e Ucraina vogliono veramente la pace e quanto sono ancora vicine o lontane dopo circa 90 giorni di tentativi. Al momento l’unico che può portare le due parti insieme per mettere fine alla guerra è Donald Trump» ha spiegato prima di aggiungere: «Dobbiamo decidere se questa è un’impresa in cui vogliamo continuare a essere coinvolti». Infine sulle sanzioni: «Il presidente non ne ha imposte di nuove alla Russia perché ciò potrebbe significare una guerra in Ucraina per altri due anni».Le parole dei più alti vertici del Cremlino hanno assunto un tono accogliente che mai si era udito fin qui: «Nella posizione Usa sulla soluzione del conflitto ci sono molti elementi realmente in linea con la nostra posizione» ha spiegato il portavoce Dmitry Peskov commentando un’altra dichiarazione di Trump secondo cui il possibile ingresso di Kiev nella Nato sarebbe stato la causa della guerra. Peskov tuttavia ha sottolineato un elemento importante: «Il lavoro sull’Ucraina di Russia e Stati Uniti prosegue, ma non può essere reso pubblico, può essere fatto solo in modo discreto». Peskov ha voluto rammentare quella che a molti potrebbe sembrare un’ovvietà, ma nell’era dei social e con leader come il presidente francese Emmanuel Macron, torna essenziale ricordare che la diplomazia si fa in silenzio, a telecamere spente e che la trattativa per la pace in Ucraina non può essere usata per fini elettorali propri. Ma sono molti, troppi, gli interessi che si intrecciano e si moltiplicano intorno al conflitto russo-ucraino e certo non manca chi veste i panni del falco. Come il commissario Ue per la Difesa, Andrius Kubilius che in un commento su X, in riferimento alle garanzie di sicurezza a lungo termine per l’Ucraina, ha scritto: «La Russia chiede “niente Nato” per l’Ucraina. Non perché tema un’offensiva Nato anti-russa dal territorio ucraino, ma perché teme che la Nato difenda l’Ucraina dalla prossima aggressione russa. Impedire l’ingresso di Kiev nell’Alleanza rende più facile per Mosca pianificare la sua prossima aggressione». Parole che certo non contribuiscono al clima distensivo che si sta faticosamente cercando di mettere in piedi. Sul ruolo di Kiev e Bruxelles, esprime preoccupazione anche il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov: «Kaja Kallas e Mark Rutte sul cessate il fuoco hanno affermato di poter sostenere solo un’intesa che renderà l’Ucraina più forte. Ma se questo è lo scopo del cessate il fuoco, non credo che sia ciò che vuole il presidente Trump. Questo è ciò che gli europei, con Zelensky, vogliono ottenere dall’iniziativa statunitense». Falchi da un lato, ma anche dall’altro. Sergey Markov, ex consigliere di Vladimir Putin per la politica estera ha detto: «Oggi esiste al massimo un trenta per cento di probabilità che si giunga a un accordo serio e non di facciata. Troppa distanza ancora tra le due parti». Lo stesso Zelensky appare ancora scettico: «L'attuale pressione globale sulla Russia non è sufficiente a porre fine a questa guerra». Giorgia Meloni, che come scritto su queste colonne, per tutta la settimana ha cercato di favorire l’incontro distensivo poi avvenuto tra i due presidenti, intanto continua a lavorare dietro le quinte per raggiungere la pace. Il giorno del funerale, in tarda serata, un’ulteriore telefonata con il presidente della Commissione Ursula von der Leyen per parlare di Ucraina, ma anche di dazi. Mentre domani a Roma si terrà il IV Vertice Italia-Turchia, lì Meloni riceverà il presidente turco Recep Tayyp Erdogan.
Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico.
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
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Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)
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