2025-08-19
Lodo Nato, asse Roma-Berlino-Londra. Macron rosica: vuole truppe al fronte
L'incontro del 18 agosto a Washington tra i leader europei, Donald Trump e Volodymyr Zelensky (Ansa)
Meloni e Starmer: articolo 5 per Kiev. Donald: «C’è l’ok di Mosca». Tedeschi cauti sul peacekeeping. Il «Ft»: «L’Ucraina comprerà 100 miliardi di armi Usa coi soldi Ue». L’Eliseo: «L’Europa stia al tavolo con lo zar».«Un grande giorno alla Casa Bianca. Non abbiamo mai avuto così tanti leader europei nello stesso momento. Un grande onore per l’America. Vediamo quali saranno i risultati». Donald Trump era apparso di ottimo umore, ieri mattina, mentre si preparava ad accogliere a Washington Volodymyr Zelensky e la delegazione giunta dal Vecchio continente: il presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, il premier britannico, Keir Starmer, il primo ministro finlandese, Alexander Stubb, il presidente francese, Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, e Ursula von der Leyen, la numero uno della Commissione Ue. Innumerevoli cortesie per gli ospiti, almeno finché il tycoon - l’ha riferito la Bild - non ha interrotto il summit notturno per telefonare a Vladimir Putin. I big d’Europa, appena prima del bilaterale Trump-Zelensky nello Studio ovale, si erano visti con il presidente-attore in una sala dell’ambasciata ucraina. Dopo il colloquio a due, è iniziato il meeting allargato, nel quale si è parlato delle garanzie di sicurezza da offrire a Kiev. «L’Europa è in prima linea di difesa perché sono lì», aveva spiegato il tycoon, «ma anche noi li aiuteremo, saremo coinvolti». Ne ha preso atto, con soddisfazione, Rutte: «È un grande passo». Ma su questo argomento - il tipo di assistenza da offrire alla nazione aggredita e la misura dell’impegno statunitense - si è consumato l’ennesimo attrito tra Roma e Parigi.La Meloni ha insistito perché sia estesa al Paese invaso la clausola di mutua assistenza, prevista dall’articolo 5 del Trattato Nato, senza che l’Ucraina entri nell’Alleanza. È l’ipotesi che, parlando di «passo storico», ha promosso anche Starmer, in quanto è «in linea con ciò su cui la coalizione dei volenterosi sta lavorando da mesi». Su di essa, stando a Trump, ci sarebbe persino l’assenso russo. Alla faccia dell’unità europea, secondo Macron, quella promessa invece non basta. Meglio spedire al fronte una forza di interposizione - magari a guida francese? - sostenuta dalla tecnologia e dall’intelligence americane. Tuttavia, Mosca si oppone: è «inaccettabile», ha protestato ieri la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. «Comporterebbe una escalation incontrollata».La frattura tra Italia e Francia sarebbe già emersa durante il vertice di domenica, dove il nostro presidente del Consiglio avrebbe sottolineato la penuria di soldati a disposizione, rispetto al «milione e 300.000» uomini che i russi possono schierare. Inoltre, c’è il rischio di un incidente - un militare ucciso nel Donbass - dinanzi al quale poi bisognerebbe decidere se fare «finta di niente», oppure «reagire» come Nato. «E allora» - sono le parole che il Corriere le ha attribuito - «tanto vale attivare subito la clausola», qualora il nemico attaccasse nuovamente.Trump, prima del raduno di stanotte nello Studio ovale, che secondo i funzionari è stato un felice imprevisto, visto che tutto doveva svolgersi nella sola East room, ha coperto di elogi la Meloni: «È davvero una grande leader e una fonte di ispirazione. È stata in carica a lungo, anche se è molto giovane, rispetto agli altri che non durano molto. Tu sei durata a lungo, rimarrai ancora a lungo». Il premier ha ricambiato ringraziando The Donald, nonché lo «stallo sul campo»: «Oggi inizia una nuova fase dopo tre anni», ha commentato, ribadendo la necessità garanzie di sicurezza «per fare in modo che non succeda mai più» qualcosa come l’invasione del febbraio 2022. «Sono lieta che partiremo da una proposta, che è il modello dell’articolo 5, che era italiana all’inizio». «Ora la strada è aperta a negoziati complicati», le ha fatto eco Merz, mentre Stubb ha rimarcato che «nelle ultime due settimane abbiamo probabilmente compiuto più progressi nel porre fine a questa guerra che negli ultimi tre anni e mezzo». «Se vogliamo garantire la pace», ha osservato Meloni, «dobbiamo farlo insieme, uniti. Potete contare sull’Italia», ha aggiunto rivolta a Trump. «Siamo dalla parte dell’Ucraina e sosteniamo con risolutezza i tuoi sforzi verso la pace». Von der Leyen, dal canto suo, ha sposato la battaglia della First lady Melania: riportare a casa i bimbi ucraini rapiti. La tedesca ha auspicato «una pace duratura» e «solide garanzie» per l’ucraina e il Pentagono ha fatto sapere di essere all’opera per metterle a punto. Kiev - riportava il Financial Times - avrebbe offerto 100 miliardi di dollari di acquisti di armi, pagate dall’Ue, pur di vincolare Washington a proteggerla da future offensive. Per gli Usa, sarebbe un ulteriore incentivo a rispettare l’articolo 5 nella versione estesa.A mettere un freno alla megalomania francese ci aveva pensato, in mattinata, la Germania. Il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, intervenuto al podcast Table.Today, aveva definito «un onere eccessivo» la partecipazione al contingente vagheggiato da Macron, ricordando che Berlino ha già «dispiegato una brigata di combattimento in Lituania». Dopodiché, aveva liquidato lo scenario dell’invio di truppe come una «questione remota». Così il capo dell’Eliseo, tradendo una stizza puerile, ha preferito disertare il colloquio informale degli europei con Zelensky. È stato anche protagonista di un curioso retroscena. I microfoni hanno intercettato Trump intento a catechizzarlo sulla buona reputazione di cui gode presso lo zar: «Credo che voglia fare un accordo per me. Capisci? Per quanto possa sembrare folle». Il capo dell’Eliseo ha poi piantato altre due grane: la prima, sulla quale i tedeschi lo seguono, è la richiesta di un cessate il fuoco immediato, idea che «tutti i leader», a suo avviso, «sostengono», laddove il presidente Usa preferisce una pace definitiva; la seconda, sull’opportunità di una riunione a quattro, cioè con gli europei presenti al tavolo, dopo il trilaterale Trump-Putin-Zelensky. Il tycoon, in ogni caso, era in vena di carinerie: «Ora mi piace sempre di più», ha detto di Macron. La seduta è stata sciolta poco dopo le 23, ora italiana, ed è ripresa verso la mezzanotte. Non c’è la parola fine su un massacro che va avanti da tre anni e mezzo, ma The Donald si è dato una scadenza: «Tra una o due settimane sapremo se possiamo risolvere questa guerra». Comunque vada, nessuno era arrivato fin qui.