2023-03-09
Piano Ue in tre fasi per armare Kiev. Borrell conferma il modello Covid
Josep Borrell a Stoccolma (Ansa)
Incontro tra i ministri della Difesa a Stoccolma. I punti del programma: munizioni subito, ordini congiunti come per i vaccini e aumento della capacità militari. Intanto pure Washington ha svuotato gli arsenali.«Le forze armate ucraine hanno bisogno del nostro continuo supporto, in particolare per quanto riguarda l’artiglieria e le munizioni. Dobbiamo inviare più armamenti, e dobbiamo inviarli presto». L’alto rappresentante della politica estera Ue Josep Borrell è stato molto chiaro alla conferenza stampa che chiudeva l’incontro informale che si è tenuto ieri a Stoccolma tra i ministri della Difesa europei. «Siamo in tempo di guerra e dobbiamo avere, mi spiace dirlo, una mentalità di guerra». Ha chiosato «Preferirei parlare di pace. Preferirei parlare di negoziati, ma purtroppo devo parlare di munizioni, perché la guerra continua a infuriare». Anche il commissario per il Mercato interno, il francese Thierry Breton, prima del vertice ha detto: «È assolutamente obbligatorio che ci si muova in una sorta di economia di guerra per l’industria della difesa, dobbiamo fare “whatever it takes” per fornire l’Ucraina di munizioni». Per raggiungere questo obiettivo le istituzioni Ue hanno messo sul tavolo un piano in tre fasi. Tre parti che vanno «prese insieme» ha spiegato Borrell, «non si possono spacchettare. Il primo passo è quello di donare a Kiev le munizioni di artiglieria da 155mm o da 152mm, di standard sovietico, ed essere rimborsati dallo European Peace Facility. Qui mettiamo un miliardo. Il secondo punto prevede di coordinare la domanda per gli ordini di altre munizioni attraverso l’Eda, che ha messo in campo una procedura veloce se ci muoviamo insieme riduciamo il prezzo e il tempo di consegna. Propongo di mobilitare attraverso l’Epf un altro miliardo. Il terzo punto, ha concluso Borrell, è «aumentare la capacità di difesa e di produzione europea, per soddisfare la massiccia domanda dei nostri eserciti. I nostri eserciti forniscono parte delle loro scorte all’Ucraina perché si aspettano di essere in grado di rifornire queste scorte e di poter aumentare la capacità della nostra industria della difesa. Per questo dobbiamo sostenere un aumento delle nostre capacità produttive e ridurre i tempi di produzione». Insomma tutto chiaro: la Ue vuole andare avanti con il piano di acquisti congiunto che già si era ipotizzato dopo la proposta arrivata dal premier estone Kaja Kallas dopo un vertice Ue all’inizio di febbraio, quando ha chiesto a Bruxelles di mettere in comune le risorse nel tentativo di accelerare la produzione e le consegne di munizioni all’Ucraina, in un meccanismo simile a quello utilizzato durante la pandemia Covid-19 per l’acquisto congiunto di vaccini. Come già scritto dalla Verità, si auspica però che l’acquisto congiunto di armi avvenga in maniera più limpida e trasparente rispetto a come avvenne l’acquisto di vaccini. Operazione portata avanti dal presidente della Commissione Ursula von der Leyen tramite messaggini telefonici con Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer. In quell’occasione nessuno ha mai potuto visionare quello scambio di messaggi. Von der Leyen insomma ha speso miliardi di euro senza mai rendere conto a nessuno. Adesso si tratta di nuovo di moltissimi soldi europei, con la differenza che la scelta di come portare avanti l’acquisto di armi congiunte influirà anche sulle economie dei Paesi maggiori produttori che oggi si possono individuare già in Francia e Germania. Per l’Italia in ogni caso questa può essere un’occasione per orientarsi verso un rafforzamento della Difesa. Inoltre Leonardo, nella classifica dei 100 produttori mondiali di armi per ricavi, si piazza al dodicesimo posto; al primo se si considera la sola Ue. L’azienda opera in quattro settori: elicotteri, aeronautica, elettronica per la Difesa e sicurezza e spazio. Quindi la vera partita si giocherà quando si passerà dall’acquisto di munizioni a quello di elicotteri e droni.Ad ogni modo il quadro degli acquisti deve ancora essere delineato. «Oggi abbiamo raggiunto un’intesa in linea generale, ma ci sono ancora questioni da discutere: spero che al prossimo consiglio esteri-difesa si raggiunga un accordo formale». Ha precisato Borrell. Altro capitolo è quello dei soldati: entro la fine di questo mese, la missione europea di assistenza militare avrà addestrato più di 11.000 militari ucraini. «Entro la fine dell’anno, prevediamo di aver addestrato 30.000 soldati». Così l’alto rappresentante che ha aggiunto: «Tutti gli Stati membri hanno espresso la loro soddisfazione per i risultati raggiunti da questa missione di addestramento e si sono impegnati a fare di più», ha detto. «I carri armati stanno arrivando in Ucraina e gli equipaggi devono essere addestrati, non solo individualmente per ogni carro armato, ma in modo che tutti siano in grado di combattere». Durante il vertice i ministri della Difesa infatti hanno ascoltato le parole del ministro della Difesa ucraino Reznikof che li ha aggiornati sulla situazione militare sul campo e ha spiegato che le prossime settimane saranno critiche perché la situazione militare sul terreno rimane molto difficile. In particolare a Bakhmut.E mentre l’Europa decide quindi di riarmarsi, oltreoceano le cose cominciano a farsi difficili. Dei più di 50 miliardi in aiuti militari arrivati a Kiev, oltre 30 sono statunitensi. Le fabbriche Usa sono quindi state travolte dagli ordini ucraini e faticano a star dietro alla produzione. Tema che si fa preoccupante soprattutto considerato che lo stesso Pentagono considera sempre più probabile e sempre più vicino un conflitto nello stretto di Taiwan. A quel punto gli stati Uniti, secondo gli esperti, «con ogni probabilità» esaurirebbero alcune munizioni essenziali - quali quelle a lungo raggio, guidate e di precisione - «in meno di una settimana».
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