2019-08-02
Ubriaco, ribaltò lo scuolabus. Patente ridata
Un autista romeno finì fuori strada nel Padovano mentre guidava in stato di ebbrezza il pullmino con a bordo 13 ragazzini, alcuni dei quali rimasero feriti. Scappò ma fu arrestato. Dopo una manciata di settimane, un giudice ha deciso che può tornare a guidare.Guidi uno scuolabus ubriaco? Lo scuolabus va fuori strada con tredici bambini a bordo? I bambini restano feriti? Tu li lasci lì, accanto allo scuolabus nel fosso e scappi in mezzo ai campi? Ti trovano mentre stai vagando per le campagne, sempre un po' brillo? Ti giustifichi dicendo: «Embeh ma i ragazzini li ho aiutati a scendere»? Benissimo. Sei pronto per riavere subito la patente. Ma subito subito. Immediatamente. Parola del giudice di pace. E a questo punto c'è da chiedersi perché il medesimo giudice di pace non abbia stabilito, per l'eroe imbriaco, anche una laurea ad honorem in Asfalto alcolico comparato. Laurea con bacio accademico. Bacio al rhum, ovviamente. L'episodio in questione, forse, ve lo ricordate. È successo ad Arquà, in provincia di Padova, lo scorso 17 maggio. Un autista romeno, Deniss Panduru, finì fuori strada mentre guidava lo scuolabus con a bordo, per l'appunto, tredici ragazzini. Alcuni di questi rimasero feriti. L'episodio suscitò particolare clamore anche perché poco prima a Milano un altro scuolabus era stato sequestrato e incendiato da un autista senegalese con precedenti per abusi sui minori e guida in stato di ebrezza. Tutti in quei giorni si chiedevano: ma come diavolo vengono scelti questi autisti degli scuolabus? Se non alzano il gomito non li assumono? Per affidare i nostri figli nelle loro mani dobbiamo prima assicurarci che abbiano per forza un tasso alcolemico fuori norma? Ovviamente sull'onda dell'emozione, come sempre avviene, furono fatti proclami e annunci di massima severità. «Saranno riviste le norme». «Pagheranno caro». «Useremo il pugno di ferro». Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli chiese l'immediato licenziamento del romeno cin-cin, il quale fu anche arrestato con l'accusa di omissione di soccorso. Dopo tre giorni, però, fu liberato. E oggi, nella disattenzione generale e nel silenzio di tutti, gli viene pure restituita la patente. Operazione Sobrietà completata. La Prefettura aveva deciso una sospensione per 30 mesi. Ma il giudice di pace ha deciso che 30 mesi sono troppi. Deniss Panduru può tornare subito a guidare. Evviva. Che dite? Organizziamo un brindisi? Ma sì, così poi l'autista romeno potrà rimettersi al volante nelle migliori condizioni. Prosit. E a questo punto mi chiedo che cosa diavolo ci voglia, al giorno d'oggi, per farsi togliere la patente. Che cosa bisogna fare più che guidare uno scuolabus da ubriaco. Più che finire fuori strada mettendo in pericolo la vita dei bambini. Allontanandosi poi da loro, per di più. Se uno che si comporta in questo modo, dopo una manciata di settimane, può tornare a guidare, io dico: che cosa doveva fare per farsi sospendere la patente? Doveva entrare in tribunale guidando un pullman a zig zag, mentre cantava «osteria numero otto, il giudice lo metto sotto» e mentre innaffiava di Tavernello il cancelliere? O forse anche in quel caso la sentenza sarebbe stata egualmente clemente? Vi confesso la verità. Io sarò un tipo strano, forse troppo cattivista, ma penso se uno guida ubriaco uno scuolabus la patente, come minimo, bisognerebbe togliergliela per sempre. Non mi interessa se sia romeno, italiano, senegalese o venusiano: se è così irresponsabile da mettere a repentaglio la vita dei bambini per un'ombra di bianchetto, beh, a casa mia al massimo gli consento di guidare un triciclo. O una carriola. E magari gli faccio anche passare qualche giorno in più al gabbio, in modo che Panduru non sia solo un cognome, ma, eventualmente, anche una dieta. Acqua e Panduru. Però, ecco, io evidentemente sono strano. Perché in Italia le leggi pare dicano il contrario. E i giudici pure. Per cui siamo noi che sbagliamo a pensare queste cose brutte e cattive. Formalmente, è ovvio, è tutto ineccepibile, dal punto di vista legale hanno ragione l'avvocato, il tribunale, i giudici, i bollinatori di sentenza. Eppure, non so perché, a me resta un'amarezza profonda a pensare che da oggi quell'autista al barbaresco può tornare condurre mezzi pesanti sulle nostre strade. È come se mi si fosse fermata una toga strozzata in mezzo alla gola. Non riesco a digerirla. Non so come mandarla giù. Finirà che ci proverò con una bella bottiglia di vino. Mi ubriaco per dimenticare. E chissà che così, poi, non diano da guidare un autobus pure a me.