
La nomina di David Ermini al Csm, in una posizione molto ascoltata anche da Sergio Mattarella, dimostra che il potere dell'ex premier è ancora forte. Tra istituzioni e aziende pubbliche, l'ex sindaco di Firenze ha piazzato i suoi uomini in molti ruoli chiave.Certo, sarà anche il semplice «senatore di Firenze», come si è presentato su Linkedin con insospettabile understatement, però Matteo Renzi maneggia ancora una fitta rete di potere. Il segretario ombra del Pd, forte di un controllo largamente maggioritario delle truppe parlamentari, ha piazzato un fedelissimo come David Ermini vicepresidente del Csm, ma nel suo arco ha molte frecce ancora ben appuntite, tra istituzioni e aziende pubbliche. Un Renzi-power incredibilmente sopravvissuto alla doppia catastrofe personale del referendum costituzionale e delle elezioni politiche. Ermini è il caso di questi giorni, il colpo gobbo che non t'aspetti se non conosci uno come Renzi, che è di quelli che arretra (poco) solo per avanzare, come insegna anche la storia delle prime elezioni primarie perse nel dicembre del 2012. Certo, Ermini è di Figline Valdarno, una dozzina di chilometri da Rignano, è un vecchio amico di Babbo Tiziano, un avanzo di scudo crociato che sa come si naviga nella politica e da avvocato ha difeso i renziani nello scandalo Consip. Vederlo a Palazzo dei Marescialli in quota Renzi non sorprende, ma comunque fa un certo effetto. Dovrà mettere in riga le toghe, che hanno così «maltrattato» la famiglia Renzi? Non è questo il solo aspetto che lascia perplessi dell'ascesa di Ermini. Il vicepresidente del Csm è anche altro. Avendo come «superiore» diretto il capo dello Stato, storicamente ne diventa uno dei principali e più ascoltati consiglieri, nonché ambasciatore del Colle presso governo e partiti. Tutto informale, tutta «moral suasion», per carità, ma da sempre funziona così. Ecco allora che Ermini diventerà un asset importante per il suo «inventore» di Firenze, capace di aprire un altro canale con il Quirinale e di garantirgli informazioni di prima mano. Poi, certo, ci sono anche informazioni di altro genere, non meno riservate. Anzi. Sono quelle che arrivano dai servizi segreti della Repubblica e che hanno un filtro, prima di arrivare alla politica dal governo, nel comitato di controllo parlamentare. Ed ecco che alla presidenza del Copasir troviamo un altro pasdaran del Bulletto di Rignano come Lorenzo Guerini, il cinquantaduenne ex sindaco di Lodi che Renzi ha trasformato in un capo piddino di prima fascia, facendolo in rapida successione portavoce, vicesegretario e coordinatore. Giglio magico che più magico non si può. Il Copasir è stato nel tempo guidato da personaggi come Francesco Rutelli, Beppe Pisanu e Franco Frattini e ha il dono di rendere coloro che lo hanno gestito più intoccabili di una reliquia. E se c'è tanta saggezza democristiana nel presidiare cadreghe del genere anche solo per pararsi le spalle quando ci si ritira, ecco che Renzi ha raccolto la lezione scudocrociata del babbo Tiziano anche per quanto riguarda il potere economico. Un esempio? Al vertice dell'Acri, l'associazione delle casse di risparmio guidata dall'ottuagenario Giuseppe Guzzetti (ex avvocato della Dc comasca) che tra le mille cose è anche socio di minoranza della Cassa depositi e prestiti, lo statista di Rignano può contare su Umberto Tombari. Eletto vicepresidente ad aprile, Tombari è dal 2014 presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, è professore di diritto commerciale all'ateneo fiorentino e nel suo studio si sono formati Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, e Maria Elena Boschi, entrambi poi regalati alla nazione. La Cassa di Firenze ha in pancia una partecipazione d'oro, ovvero un pacchetto del 3,2% di Intesa Sanpaolo. E già che siamo in zona banche, come non dimenticare Marco Morelli, amministratore delegato di quel Monte dei Paschi di Siena che, si tende sempre a dimenticare è ormai di tutti noi, visto che per salvarlo l'ex ministro Pier Carlo Padoan (poi candidato con scarso stile proprio a Siena) ne ha rilevato con soldi pubblici il 68%. Per mettere Morelli come capo azienda, consigliato dagli amici di Jp Morgan, Renzi junior due anni fa fece fuori senza tanti complimenti un altro banchiere rosso come Fabrizio Viola. E a proposito di società quotate a Piazza Affari, ma a saldo controllo di Stato, se il blitz di Luigi Di Maio e Matteo Salvini ha scardinato il cuore del potere renziano su treni e trenini sostituendo l'ad Renato Mazzoncini con Gianfranco Battisti e il presidente Gioia Ghezzi con Gianluigi Castelli, nelle altre big di Stato ancora ci sono vari fedelisssimi dell'ex premier. In Enel, ad esempio, alla presidenza c'è la manager Patrizia Grieco e in consiglio di amministrazione siede un altro avvocato del Giglio magico come Alberto Bianchi, nel cui studio legale di Firenze nacquero le fondazioni Big Bang e Open, ovvero le casseforti del renzismo duro e (diversamente) puro. «Dietro all'attacco giudiziario sul caso Consip c'è un disegno che punta a eliminare Renzi», ebbe a lamentarsi Bianchi nel marzo 2017 parlando con Il Foglio. Foderato in varie poltrone di pregio, l'avvocato fiorentino non percepì che là sotto, in strada, chi puntava a eliminare l'amico Renzi era, più semplicemente, l'elettorato. Ma il «senatore di Firenze» ha almeno altre due simpatizzanti anche nel consiglio dell'Eni: si tratta della presidente Emma Marcegaglia e del consigliere indipendente Diva Moriani, in quota Enzo Manes, il finanziere messo da Renzi alla guida del non profit. In Leonardo-Finmeccanica, invece, ci s'imbatte in Fabrizio Landi, consigliere e renziano della prima ora. Mentre all'Enav, quotata in Borsa nel 2016 e incaricata di controllare il traffico aereo civile, Renzi ha messo personalmente come amministratore delegato Roberto Scaramella. Il giorno che dovesse abbandonare il Paese, saprà trovargli lo slot giusto.
Gianni Tessari, presidente del consorzio uva Durella
Il presidente Gianni Tessari: «Abbiamo creato una nuova Doc per valorizzare meglio il territorio. Avremo due etichette, una per i vini rifermentati in autoclave e l’altra per quelli prodotti con metodo classico».
Si è tenuto la settimana scorsa all’Hotel Crowne Plaza di Verona Durello & Friends, la manifestazione, giunta alla sua 23esima edizione, organizzata dal Consorzio di Tutela Vini Lessini Durello, nato giusto 25 anni fa, nel novembre del 2000, per valorizzare le denominazioni da esso gestite insieme con altri vini amici. L’area di pertinenza del Consorzio è di circa 600 ettari, vitati a uva Durella, distribuiti sulla fascia pedemontana dei suggestivi monti della Lessinia, tra Verona e Vicenza, in Veneto; attualmente, le aziende associate al Consorzio di tutela sono 34.
Lo scorso 25 novembre è stata presentata alla Fao la campagna promossa da Focsiv e Centro sportivo italiano: un percorso di 18 mesi con eventi e iniziative per sostenere 58 progetti attivi in 26 Paesi. Testimonianze dal Perù, dalla Tanzania e da Haiti e l’invito a trasformare gesti sportivi in aiuti concreti alle comunità più vulnerabili.
In un momento storico in cui la fame torna a crescere in diverse aree del pianeta e le crisi internazionali rendono sempre più fragile l’accesso al cibo, una parte del mondo dello sport prova a mettere in gioco le proprie energie per sostenere le comunità più vulnerabili. È l’obiettivo della campagna Sport contro la fame, che punta a trasformare gesti atletici, eventi e iniziative locali in un supporto concreto per chi vive in condizioni di insicurezza alimentare.
La nuova iniziativa è stata presentata martedì 25 novembre alla Fao, a Roma, nella cornice del Sheikh Zayed Centre. Qui Focsiv e Centro sportivo italiano hanno annunciato un percorso di 18 mesi che attraverserà l’Italia con eventi sportivi e ricreativi dedicati alla raccolta fondi per 58 progetti attivi in 26 Paesi.
L’apertura della giornata è stata affidata a mons. Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso Fao, Ifad e Wfp, che ha richiamato il carattere universale dello sport, «linguaggio capace di superare barriere linguistiche, culturali e geopolitiche e di riunire popoli e tradizioni attorno a valori condivisi». Subito dopo è intervenuto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, che ha ricordato come il raggiungimento dell’obiettivo fame zero al 2030 sia sempre più lontano. «Se le istituzioni faticano, è la società a doversi organizzare», ha affermato, indicando iniziative come questa come uno dei modi per colmare un vuoto di cooperazione.
A seguire, la presidente Focsiv Ivana Borsotto ha spiegato lo spirito dell’iniziativa: «Vogliamo giocare questa partita contro la fame, non assistervi. Lo sport nutre la speranza e ciascuno può fare la differenza». Il presidente del Csi, Vittorio Bosio, ha invece insistito sulla responsabilità educativa del mondo sportivo: «Lo sport costruisce ponti. In questa campagna, l’altro è un fratello da sostenere. Non possiamo accettare che un bambino non abbia il diritto fondamentale al cibo».
La campagna punta a raggiungere circa 150.000 persone in Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente. Durante la presentazione, tre soci Focsiv hanno portato testimonianze dirette dei progetti sul campo: Chiara Concetta Starita (Auci) ha descritto l’attività delle ollas comunes nella periferia di Lima, dove la Olla común 8 de octubre fornisce pasti quotidiani a bambini e anziani; Ornella Menculini (Ibo Italia) ha raccontato l’esperienza degli orti comunitari realizzati nelle scuole tanzaniane; mentre Maria Emilia Marra (La Salle Foundation) ha illustrato il ruolo dei centri educativi di Haiti, che per molti giovani rappresentano al tempo stesso luogo di apprendimento, rifugio e punto sicuro per ricevere un pasto.
Sul coinvolgimento degli atleti è intervenuto Michele Marchetti, responsabile della segreteria nazionale del Csi, che ha spiegato come gol, canestri e chilometri percorsi nelle gare potranno diventare contributi diretti ai progetti sostenuti. L’identità visiva della campagna accompagnerà questo messaggio attraverso simboli e attrezzi di diverse discipline, come illustrato da Ugo Esposito, Ceo dello studio di comunicazione Kapusons.
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Mark Zuckerberg (Getty Images)
Un mio profilo è stato cancellato quando ho pubblicato dati sanitari sulle pratiche omoerotiche. Un altro è stato bloccato in pandemia e poi eliminato su richiesta dei pro Pal. Ne ho aperto un terzo: parlerò dei miei libri. E, tramite loro, dell’attualità.
Se qualcosa è gratis, il prodotto siamo noi. Facebook è gratis, come Greta è pro Lgbt, pro vax, anzi anti no vax, e pro Pal. Se sgarri, ti abbatte. Il mio primo profilo Facebook con centinaia di migliaia di follower è stato cancellato qualche anno fa, da un giorno all’altro: avevo riportato le statistiche sanitarie delle persone a comportamento omoerotico, erroneamente chiamate omosessuali (la sessualità è una funzione biologica possibile solo tra un maschio e una femmina). In particolare avevo riportato le statistiche sanitarie dei maschi cosiddetti «passivi».
A Fuori dal coro Raffaella Regoli mostra le immagini sconvolgenti di un allontanamento di minori. Un dramma che non vive soltanto la famiglia nel bosco.






