2018-05-19
Ecco la verità sul contratto di governo
Abbiamo letto la versione definitiva del «patto gialloblù» e ci abbiamo trovato molte cose di centrodestra. Una serie di proposte sensate, con un unico problema: le coperture. Diteci dove sono i soldi e poi fate il solo esecutivo reso possibile dal Rosatellum.Se fino a oggi ci siamo astenuti dal commentare il Contratto per il governo di cambiamento non lo abbiamo fatto per pigrizia o imbarazzo, ma solo perché non ne valeva la pena. Che senso aveva infatti commentare una bozza non definitiva che nessuno aveva ancora approvato e dove erano sostenute tesi che nel contratto finale poi non ci sarebbero state? L'unico senso era che commentando documenti parziali, frutto di programmi diversi che inevitabilmente poi avrebbero dovuto essere integrati e modificati, la fuga di notizie avrebbe sollevato un polverone preventivo, un fuoco di sbarramento pregiudiziale contro la nascita di un governo Salvini-Di Maio. Per quanto ci riguarda noi non abbiamo pregiudizi e pur non essendo fan dell'alleanza fra Lega e 5 stelle, ma anzi guardandola con rigore, non ci prestiamo al gioco, preferendo i fatti più che le chiacchiere.A questo punto però il contratto c'è, è firmato, e allora cerchiamo di capire che cosa ci si debba attendere dall'alleanza gialloblù (al momento il primo risultato del governo di cambiamento è infatti una variazione cromatica: la Lega dal verde padano passa a un blu nazionale, più glamour perché va bene su tutto, al Nord come al Sud), a partire da quel comitato di conciliazione che ha già suscitato i lamenti di costituzionalisti da passeggio, secondo i quali un organismo del genere sarebbe fuori da ogni regola. Secondo i critici, il comitato che dovrebbe dirimere le controversie sottrarrebbe potere al Parlamento, rendendo opaca la discussione e anche i conflitti. Ebbene, cosa ci sia di eversivo in una commissione che abbia il compito di appianare i contrasti non è dato sapere. Nel 1997 per salvare la sua maggioranza Romano Prodi portò tutti i ministri in conclave nel convento di Gargonza, aprendo il seminario anche ai leader di partito e a qualche intellettuale. Il miracolo non si verificò e poco dopo fu costretto a gettare la spugna, ma a nessuno parve violata la Costituzione. Silvio Berlusconi, più pratico e più laico, invece di ritirarsi in meditazione dai frati inaugurò la cabina di regia allo scopo di dirimere i conflitti con Gianfranco Fini, ma anche in questo caso non funzionò, perché servì solo a immolare la testa di Giulio Tremonti. Naturalmente non sappiamo se il comitato di conciliazione avrà lo stesso destino del ritiro nell'abbazia di Spineto voluto nel 2013 da Enrico Letta, tuttavia di preoccupante non ci pare di scorgervi nulla se non l'inutile clamore.E ora veniamo all'altra spinosa questione del vincolo di mandato che tanto allarma le anime belle. Al capitolo 20 del contratto si segnala la necessità di introdurre qualche forma che contrasti il sempre crescente fenomeno del trasformismo, ricorrendo nel caso a misure come quelle previste nella Costituzione portoghese o dalla disciplina dei gruppi parlamentari in Spagna. Di che si tratta? Nel primo caso di un comma che prevede la perdita del seggio nel caso si cambi casacca, nel secondo di un ordinamento che impedisce la proliferazione dei gruppi parlamentari. Che c'è di grave nel prevedere una clausola che faccia fuori i voltagabbana? In un Parlamento che nella scorsa legislatura ha visto 500 salti della quaglia, con un andirivieni di onorevoli sotto ogni bandiera, ci sembra il minimo. Più che contro l'indipendenza di deputati e senatori, il proposito pare a difesa del voto degli italiani da tempo oltraggiato oltre ogni decenza.Si è poi scritto - e lo stesso Berlusconi si è detto allarmato - di un contratto troppo giustizialista, con molte concessioni alla magistratura. In realtà a leggere il capitolo dedicato alla giustizia non si ha questa sensazione. Il patto di governo infatti prevede una revisione del sistema di elezione delle toghe, troppo legato a «logiche spartitorie e correntizie», che proibisca le porte girevoli che spesso hanno consentito ai giudici di far carriera politica e poi di ritornare ad amministrare la legge. Embè, che c'è di sbagliato? Sono anni che raccontiamo di come il Csm più che un organo di autogoverno sia un organo di autolottizzazione, dove i magistrati di dividono gli incarichi e si coprono a vicenda, evitando le sanzioni disciplinari. Non si deve vietare che i giudici vadano e vengano dalle aule dei tribunali a quelle parlamentari? E allora dove sta lo scandalo? Forse nell'area penale? Eppure lì sta scritto che bisogna prevedere una riforma e l'estensione della legittima difesa domiciliare, cioè proprio quello che da anni chiede il centrodestra. In più, per certi reati che prevedono l'ergastolo, è proibito il rito abbreviato con sconto di pena. C'è anche un capitolo dedicato alla punibilità dei minorenni, che non è più assoluta, e un altro che prevede l'inasprimento delle pene per la violenza sessuale, istituendo un equo indennizzo alle vittime di reati violenti. È questo il giustizialismo che spaventa i garantisti? Noi pensiamo che gran parte degli italiani sia invece tranquillizzati all'idea che i delinquenti stiano in galera, soprattutto se, come è previsto nel contratto, reati particolarmente odiosi come il furto in abitazione, gli scippi, le rapine e le truffe agli anziani non consentano di farla franca e di evitare di finire dietro le sbarre. Oppure il giustizialismo è dovuto all'abolizione della depenalizzazione introdotta da Matteo Renzi e compagni che consente l'estinzione del reato anche in assenza del consenso della vittima? Che cosa c'è che non va? Lo stop allo svuota carceri? Tranquilli, nelle celle si cercherà di porre rimedio all'affollamento costruendo nuove galere, come di regola si fa in tutti i Paesi che abbiano abbondanza di delinquenti.Certo, alla voce giustizia si parla anche di prescrizione, aggiungendo che si intende evitarla, ma non allungando i processi, cosicché uno rimanga appeso per anni a una sentenza che non c'è, ma assumendo nuovi giudici, il che ci sembra l'unico modo per risolvere il problema se quelli in servizio non riescono a smaltire l'arretrato. È sbagliato? Non ci pare. Così come non ci sembra che lavorare per rimpatriare mezzo milione di immigrati irregolari invece di lasciarli scorrazzare per la Penisola sia una cosa in sé negativa. Che cosa non funziona? Abbiamo discusso per mesi di immigrazione clandestina e ora che qualcuno dice di voler trattenere in un centro l'extracomunitario fino al giorno dell'espulsione, perché si grida allo scandalo? Non è giusto dare un giro di vite ai ricongiungimenti familiari e ai sussidi sociali al fine di evitare casi fittizi di profughi a spese nostre? Ma non era ciò che chiedeva un governo legge e ordine? Sull'islam non si pretendeva un registro degli imam, la tracciabilità dei finanziamenti per la costruzione delle moschee o dei centri islamici, il controllo e la chiusura immediata di tutte le associazioni islamiche radicali? Beh, è quel che c'è scritto nel contratto.Grande preoccupazione e innumerevoli commenti ha poi suscitato la questione dell'Ilva e di Mps. Per quel che riguarda l'acciaieria si è letto che sarebbe stata chiusa, per il Monte dei Paschi di Siena invece le indiscrezioni davano in arrivo una nazionalizzazione. In realtà secondo il programma di governo non succederà né l'una né l'altra cosa, perché sull'azienda di Taranto stanno scritte frasi di ordinaria banalità, tipo tutela della salute, salvaguardia dei livelli occupazionali e promozione dello sviluppo al Sud, cioè tutto e nulla, mentre della banca si dice bisogna ridefinire la mission e gli obiettivi dell'istituto di credito. Visti i risultati degli ultimi anni, che un governo ripensi il Monte di cui è azionista al 70% sembra normale. O no? Così come pure ci appare il minimo che dopo il disastro di Etruria, Popolare di Vicenza, e così via, qualcuno si prenda la briga di difendere il risparmio, che - sia detto per inciso - è tutelato dalla Costituzione. Nel contratto ci si impegna a inasprire le pene esistenti per i fallimenti dolosi e anche a risarcire i risparmiatori utilizzando, come da legge vigente, conti e polizze dormienti. Non va bene? E perché? Bisogna lasciare impuniti i bancarottieri oppure negare i rimborsi a chi ha perduto i propri soldi fidandosi di una banca truffaldina? C'è poi il capitolo spinoso dell'Unione europea, quello che ha suscitato paura in tutto il continente, spingendo Emmanuel Macron e una pletora di commissari Ue a manifestare tutta la loro preoccupazione. Che intendono fare di tanto eversivo Lega e 5 stelle? Dare piena attuazione agli obiettivi di Maastricht. Non vogliono uscire dalla Ue, ma anzi istituire una cittadinanza dell'Unione che sia espressione della parità e dei diritti e degli interessi dei cittadini europei. È forse una bestemmia? Oppure il sacro terrore è suscitato dal proposito di indurre la Commissione europea allo scorporo degli investimenti produttivi dal deficit corrente in bilancio? Che cos'è ad allarmare? L'intenzione di «ridiscutere i trattati per una programmazione europea volta ad assicurare il finanziamento delle proposte attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato e limitato ricorso al deficit» è folle? Ma questo è ciò che hanno chiesto tutti i governi, centrosinistra compreso. Basterebbe sfogliare le dichiarazioni di Matteo Renzi per rendersene conto. E allora che cosa c'è che spaventa? Il taglio dei vitalizi e dei privilegi di parlamentari, consiglieri regionali e organi costituzionali? Oppure è il taglio delle pensioni d'oro (superiori a 5.000 euro mensili netti) «non giustificate da contributi versati»? È possibile che la riduzione di vitalizi e super pensioni non pagate allarmi la Casta, ma crediamo che non induca alcun brivido negli italiani.Arrivati a questo punto non vorremmo però darvi la sensazione che il contratto sia una favola, anzi un libro dei sogni capace di risolvere come per miracolo i problemi degli italiani. In 50 pagine si leggono tante cose di buon senso condite con altre che di senso ne hanno meno, ma non è questo il punto perché la maggior parte dei programmi di governo sono pieni di buone promesse o per lo meno di buone intenzioni, poi si tratta di vedere come i principi vengano declinati. Il tema vero resta però dove si trovino le risorse per assumere magistrati, professori, costruire nuove carceri, aiutare le famiglie in difficoltà. Ecco, il vero problema sono come sempre i soldi. E fin qui abbiamo parlato di spicci, cioè di pochi investimenti, ma i nodi veri del contratto sono l'abolizione della Fornero, la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, la cancellazione delle accise sulla benzina, la dismissione delle slot machine, cui si aggiungono la flat tax con due aliquote fra il 15 e il 20% e il reddito di cittadinanza con un bell'assegno di 780 euro per chi non abbia lavoro. Dove prende i soldi il governo gialloblù? Nei dettagliati resoconti sulle cose da fare del governo che non c'è non si trova una riga. Certamente è bello poter garantire una pensione da 780 euro a chi oggi ne incassi appena 500 e faccia fatica ad arrivare a fine mese, ma chi paga? E per la deduzione di 3.000 euro alle famiglie come si trovano i fondi? Oh, sì, nel comparto tasse si fa balenare un nuovo patto tra contribuente e fisco e forse addirittura un condono, cose in sé giuste e utili soprattutto in un Paese in cui lo Stato è sempre rapace nei confronti di chi paga le imposte. Tuttavia si sa che ogni patteggiamento fiscale ha portato nelle casse pubbliche pochi miliardi, dunque non sufficienti a consentire di saldare il conto della spesa di un programma tanto impegnativo.Come dicevamo, per quel che ci riguarda non siamo pregiudizialmente contrari a un governo Salvini-Di Maio. Ci rendiamo conto che, pur non essendo il massimo, questa è la sola possibilità di formare un governo, stante una legge elettorale costruita apposta per impedire la vittoria di qualcuno, e dunque realizzare il governo dei perdenti. Tuttavia i leader della Lega e dei 5 stelle hanno l'obbligo di chiedere la fiducia al loro governo spiegando agli italiani come finanzieranno ciò che intendono fare. I soldi arriveranno da nuove tasse, si metterà a rischio la finanza pubblica, ci saranno scrolloni di Borsa e dei mercati a causa di improvvide mosse? Ecco, questo è ciò che chiede il Paese. Che ha bisogno sì di cambiamento, come dicono i vincitori delle elezioni, ma anche di essere tranquillizzato. In questi giorni in ogni casa c'è una persona che si chiede se i propri risparmi siano a rischio, e Salvini e Di Maio devono a questa persona una risposta convincente, perché Palazzo Chigi non è la casetta di Parco delle vittorie. P.s. Un'ultima annotazione. Quando nel 1994 la Casa delle libertà vinse le elezioni, portando al governo la Lega e il Movimento sociale, a molti si rizzarono i capelli sulla testa. In Europa al povero Pinuccio Tatarella, colpevole di essere missino, rifiutarono di stringere la mano e a Roberto Maroni che giurò da ministro dell'Interno la Dc evitò di passare le consegne per non avere la responsabilità di aver messo il Paese nelle mani di un barbaro. Come si sa, i barbari non devastarono il Paese, perché quelli di 24 anni fa erano in larga parte pregiudizi.
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