2022-09-27
Turchia: «Putin pronto a negoziare». Ungheria, referendum sulle sanzioni
Recep Tayyip Erdogan e Vladimir Putin (Ansa)
Lo zar ha rivelato a Erdogan la disponibilità a nuove trattative. Il Cremlino dà la cittadinanza a Snowden, accusato di spionaggio dagli Usa. Orbán annuncia il voto popolare sui dazi contro Mosca, «imposti dall’Ue».La volontà del presidente russo Vladimir Putin di tornare a negoziare con l’Ucraina, più volte emersa dalle dichiarazioni dello stesso capo del Cremlino, viene confermata dall’interlocutore per eccellenza tra le due parti in guerra, la Turchia. Putin ha ammesso, durante i colloqui con l’omologo turco Erdogan a Samarcanda, che la Russia ha questa intenzione, come è tornato a ricordare il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlüt Cavusoglu. Di fronte a tanti indizi di quello che è il pensiero attuale del presidente russo, gli ultimi eventi e dichiarazioni, come il richiamo alle armi dei russi o la minaccia dell’uso del nucleare, apparirebbero una strategia per alzare la posta e ottenere il massimo da un eventuale incontro. Nonostante questo legittimo dubbio, l’amministrazione statunitense continua a sostenere che Vladimir Putin potrebbe usare armi nucleari tattiche in un’azione dimostrativa sul Mar Nero, sull’Oceano Artico o sul territorio dell’Ucraina. Gli esperti ritengono improbabile che la Russia prenda decisioni in merito, vista la reazione dell’Occidente e degli alleati di Mosca, come Cina e India, all’ipotesi ventilata da Putin. Il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, ha dichiarato che comunque Washington è in costante contatto con la Federazione sulla questione delle armi nucleari e il Cremlino ha ammesso che questo dialogo c’è, benché «molto sporadico». Mosca ha in ogni caso sancito ancora una volta la sua distanza dagli Usa, concedendo, per decreto presidenziale, la cittadinanza a Edward Snowden, la «gola profonda» dell’Nsa, l’uomo che ha rivelato al mondo i dettagli dei programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e di quello britannico. Papa Francesco ha a sua volta ritenuto che fosse il caso di «ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune». Anche l’annuncio della mobilitazione, che potrebbe essere parimenti un bluff per «convincere» Kiev a dialogare e le altre parti a sostenere i colloqui, continua a causare conseguenze. Nella città russa di Ust-Ilimsk, nella regione di Irkutsk, un uomo ha aperto il fuoco contro l’ufficio di arruolamento militare. Il responsabile dell’ufficio è stato colpito ma non è ancora chiaro se sia stato solo ferito o abbia perso la vita. Violenti scontri tra polizia e manifestanti si sono verificati inoltre nella regione russa del Dagestan, a maggioranza musulmana, sempre in segno di protesta contro la «mobilitazione parziale». Intanto sulle sanzioni a Mosca l’Occidente è sempre più spaccato. Il premier ungherese Viktor Orbán ha anticipato la convocazione in Ungheria di un referendum sulle sanzioni Ue contro la Russia. «Le sanzioni sono state introdotte in maniera non democratica, perché sono state decise dai burocrati di Bruxelles, ma a pagarne il prezzo sono gli europei. Per la prima volta in Europa, in Ungheria chiederemo l’opinione della gente sulle sanzioni», ha affermato Orbán, precisando di essere favorevole a «colloqui di pace immediati e a un cessate il fuoco» fra Russia e Ucraina. Orbán, del resto, ha espresso la convinzione che le sanzioni imposte da Bruxelles alla Russia siano «la vera causa dei problemi economici dell’Europa». Sempre a proposito di referendum, quello della Russia per l’annessione dei territori occupati in Ucraina incassa bocciature. La Turchia ha ribadito che non li riconoscerà. Lo ha chiarito ancora il portavoce del presidente Erdogan, Ibrahim Kalin, sottolineando che Ankara «riconosce l’integrità territoriale dell’Ucraina e del suo popolo». Anche il Kazakistan prende posizione: il ministero degli Esteri dell’ex repubblica sovietica ha fatto sapere che «non riconoscerà la possibile annessione» del Donbass e degli altri territori occupati. Preoccupa la Ue, intanto, la decisione della Serbia di firmare un accordo con Mosca per «consultazioni» reciproche su questioni di politica estera. «È chiaro che un accordo del genere significa voler stringere i rapporti con la Russia, che sta conducendo una guerra illegale in Ucraina. Prendiamo la cosa molto seriamente: la Serbia ha deciso di voler intraprendere il percorso di accesso in Ue, questo prevede un allineamento sulla nostra politica estera». Un chiaro «avvertimento», dunque: chi è con Putin non entra nell’Unione. Gli Usa continuano, infine, con la loro politica degli aiuti a Kiev, a cui forniranno altri 475,5 milioni di dollari. Lo ha annunciato il segretario di stato Antony Blinken, precisando che la somma è destinata all’assistenza per la sicurezza dei civili e a rafforzare la capacità delle forze dell’ordine e della giustizia penale dell’Ucraina. «Condividiamo il loro impegno ad una Ucraina democratica, indipendente e sovrana», ha spiegato Blinken.
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Ursula von der Leyen (Ansa)