2022-10-21
La Truss getta la spugna, ci riprova BoJo
Si era insediata come premier del Regno Unito solo il 6 settembre, definendosi «una che combatte e non una che molla». Ma una gestione incerta della cosa pubblica e scelte impopolari l’hanno costretta alle dimissioni. E si ritorna a parlare di Boris Johnson.Quando il 6 settembre si è insediata a Downing Street, terza primo ministro donna nella storia della Gran Bretagna, Liz Truss si è presentata come una vincente. Una donna determinata, che si è definita «una che combatte e non una che molla», pronta a dare il meglio per il Paese. Dopo 44 giorni, però, ha dovuto rassegnare le sue dimissioni. Lo ha fatto ieri mattina, con un breve discorso pronunciato di fronte ai giornalisti. «Sono stata eletta dai Conservatori per ridare stabilità economica al Paese, che viveva un periodo difficile per via della scarsa crescita economica», ha detto, «ma non posso portare a termine questo compito». Quindi meglio cedere il passo e affidare ad altri l’impegno di ridare stabilità al Paese. Un passo indietro che Liz Truss ha comunicato prima a re Carlo III e poi a sir Graham Brady, che sovrintende il partito. Toccherà a lui adesso riunire i grandi elettori e valutare i possibili candidati. Saranno solo tre, ha reso noto il comitato 1922. Le candidature si chiuderanno lunedì alle 14 (le 15 in Italia): il nuovo leader sarà scelto entro la prossima settimana. Ma per la verità qualche calcolo sul futuro successore della Truss si sta facendo già da giorni, da quando la sua gestione della cosa pubblica si è fatta incerta e le sue risposte alle conferenze stampa evasive. Anche perché il suo governo non ha grandi meriti da ascriversi, se non quello dell’incarico più breve per un primo ministro.Dopo l’annuncio ufficiale di ieri mattina in Gran Bretagna si sta riflettendo e scommettendo sul futuro. La domanda evidente riguarda i papabili successori. Alle «primarie» di quest’estate la Truss l’aveva spuntata sull’ex cancelliere Rishi Sunak, che ora appare come il suo successore naturale. Peccato che molti dei Tory non lo amino, un po’ per il ruolo che ha avuto nella defenestrazione di Johnson, un po’ perché appare loro come un tecnocrate arrogante, che con le sue scelte passate ha contribuito alla crisi economica in cui il Paese adesso è impantanato. Il suo profilo non sembra indicato per un periodo così complicato, visto che attira divisioni di cui il partito davvero non ha bisogno. L’altra concorrente della sfida estiva era Penny Mordaunt, che ha capacità e dedizione al partito, ma secondo alcuni manca di autorevolezza ed esperienza. Potrebbe rimettersi in gioco, ma non ci sono conferme. Un nome che circola in queste ore è anche quello di Ben Wallace, che però non sembra interessato al ruolo. A completare la lista dei potenziali contendenti è Suella Braverman, che è stata molto critica nei confronti di Liz Truss, ma non sembra avere consensi sufficienti per affermarsi.Da ieri pomeriggio, però, il vero nome che ricorre quando si parla di successione è quello di Boris Johnson. In vacanza ai Caraibi, Bojo non ha voluto fare commenti rispetto a quanto è accaduto, ma molti deputati a lui vicini sostengono che sarebbe pronto a riprendere l’incarico, da cui era stato estromesso solo sei settimane fa, dopo una ridda di polemiche create da comportamenti non conformi alle regole tenuti da lui e dal suo entourage durante la pandemia. In fondo, Johnson non ha mai fatto mistero di voler tornare nella sala dei bottoni e ieri l’ex segretario di Stato per la Cultura, Nadine Dorries, ha detto che i deputati dovrebbero richiedere il suo ritorno. Boris Johnson ci sta pensando e qualcuno sostiene che veda questo incarico come una «questione di interesse nazionale». Come dire, una scelta di servizio, per il bene del Paese che ama e che ha guidato attraverso l’intero processo della Brexit e nel periodo travagliato della pandemia. Alcuni osservatori non sono convinti che abbia davvero voglia di farlo, visto che attualmente è molto richiesto e anche molto ben pagato per fare conferenze e seminari in giro per il mondo. Una parte dei conservatori più tradizionalisti poi lo considera inadeguato per via della sua mancanza di integrità, ma dopo i pasticci perpetrati da Liz Truss forse anche questi integralisti potrebbero essere disposti ad accettarlo. Perché il vero problema è che nei giorni di governo attivo, che sono davvero pochi se si considera il periodo di lutto per la morte della Regina durante il quale le faccende governative sono andate a rilento, Liz Truss è riuscita ad inanellare scelte impopolari come se fossero grani di un rosario. Qualche esempio? La sua manovra economica con drastici tagli alle tasse, finanziati a debito, che è stata bocciata dai mercati internazionali. La dichiarazione che avrebbe proceduto comunque e poi la rapida marcia indietro, quando anche i suoi hanno cominciato a voltarle le spalle; la conseguente perdita di credibilità di fronte agli elettori. Non solo: si aggiungano i cambi nell’esecutivo, con la sostituzione del cancelliere Kwasi Kwarteng, che pure era un suo grande alleato. Di due giorni fa, infine, la rocambolesca seduta in Parlamento in cui si discuteva di concessioni petrolifere ed escavazioni, conclusa con un flop. Errori ripetuti, culminati nel passo indietro che porta Londra verso il terzo primo ministro nel giro di poco più di tre mesi. Con l’opposizione che protesta e chiede invece le elezioni generali.