2025-07-13
Armi a Kiev, sanzioni, Iran e Turchia: tutte le carte della partita Usa-Russia
Domani l’annuncio di Trump, che potrebbe imporre dazi sul petrolio di Mosca, colpendo però pure l’amica India. Lo zar è decisivo per le relazioni con gli ayatollah: non a caso, ieri li ha esortati a rinunciare all’uranio.Si registra una notevole attesa per l’annuncio sulla Russia che Donald Trump ha in programma di fare domani. «Sono deluso dalla Russia, ma vedremo cosa accadrà nelle prossime due settimane», ha dichiarato giovedì il presidente americano, parlando con Nbc News. «Penso che lunedì farò una dichiarazione importante sulla Russia», ha aggiunto. Non è un mistero che, negli scorsi giorni, Trump abbia mostrato irritazione per il comportamento di Vladimir Putin sul dossier ucraino. «Se volete sapere la verità, Putin ci dice un sacco di stronzate. È sempre molto gentile, ma alla fine si rivela inutile», aveva dichiarato martedì, riferendosi al processo diplomatico in stallo sulla crisi ucraina. Il giorno prima, Trump aveva inoltre revocato la sospensione, decisa dal Pentagono, della fornitura di alcuni missili a Kiev. Non solo. Nei giorni scorsi, il presidente Usa si è anche detto aperto a sostenere il Sanctioning Russia Act of 2025: un disegno di legge introdotto al Senato che, se approvato, imporrebbe dazi del 500% a quei Paesi che acquistano prodotti energetici russi. Insomma, pare registrarsi al momento un certo gelo tra Trump e Putin. Ciò non significa però che i canali di comunicazione siano interrotti. Giovedì, il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha infatti avuto un incontro in Malesia con il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Nonostante abbia espresso «frustrazione» nei confronti di Mosca, Rubio ha anche detto di aver discusso con il suo omologo di un non meglio precisato «approccio nuovo» al processo diplomatico. «Non lo definirei qualcosa che garantisce la pace, ma è un concetto che, sapete, sottoporrò al presidente», ha specificato. Dall’altra parte, Mosca continua a intensificare gli attacchi militari: nella notte tra venerdì e sabato, ha lanciato 597 droni e 26 missili da crociera contro l’Ucraina. Tutto questo, mentre, ieri, Lavrov ha incontrato a Wonsan Kim Jong-un: nell’occasione, il regime di Pyongyang ha espresso «fermo sostegno per tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale» russa. Vale allora le pena di chiedersi in che cosa consisterà l’annuncio di Trump previsto per domani. Una prima possibilità è che il presidente americano formalizzi il proprio sostegno alle sanzioni secondarie del 500%. Nonostante il Cremlino abbia detto di considerarle gestibili, potrebbero rivelarsi un duro colpo per l’economia russa. Il che potrebbe rappresentare uno strumento di pressione per spingere lo zar ad ammorbidire la linea sull’Ucraina. Ieri Reuters riferiva del resto che, nell’ultima settimana, i lavori parlamentari sul Sanctioning Russia Act of 2025 avrebbero subito un’accelerazione. Dall’altra parte, una tale misura avrebbe impatti negativi per l’India, che acquista prodotti energetici da Mosca: quella stessa India con cui Trump sta da tempo cercando di concludere un accordo commerciale. In secondo luogo, non è escluso che il presidente americano possa decidere di fornire ulteriori armamenti a Kiev: secondo Politico, la Casa Bianca starebbe infatti considerando «un nuovo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina del valore di centinaia di milioni di dollari». Una terza opzione per il presidente americano sarebbe quella di rafforzare la propria sponda con Damasco e Ankara per indebolire ulteriormente l’influenza russa sullo scacchiere mediorientale: un’influenza notevolmente ridottasi dopo l’instaurazione in Siria del regime filoturco di Ahmad al-Shara. Anche in questo caso, Trump dovrebbe fare comunque attenzione a eventuali contraccolpi: Washington e Mosca hanno infatti giocato sotterraneamente di sponda sull’Iran, visto che entrambe non soltanto vogliono evitare la chiusura dello Stretto di Hormuz ma puntano anche a una ripresa della cooperazione tra Teheran e l’Aiea. Non a caso, secondo Axios, lo zar avrebbe esortato il regime khomeinista ad accettare di rinunciare all’arricchimento dell’uranio, come richiesto dalla Casa Bianca. «Putin sosterrebbe l’arricchimento zero. Ha incoraggiato gli iraniani a impegnarsi in tal senso per rendere più favorevoli i negoziati con gli americani», ha detto un funzionario europeo alla testata. Non è improbabile che il capo del Cremlino stia tendendo la mano alla Casa Bianca sull’Iran proprio per cercare di smorzare eventuali pressioni statunitensi in riferimento al dossier ucraino.Va poi ricordato che, stando a quanto riportato dalla Cnn, l’anno scorso Trump, durante un evento elettorale di raccolta fondi, ha raccontato di aver minacciato Putin di bombardare Mosca, qualora la Russia avesse invaso l’Ucraina. Ora, è al momento assai improbabile che il presidente americano stia ipotizzando un attacco diretto sul suolo russo. Non è tuttavia escludibile che la recente operazione militare americana contro i siti nucleari iraniani possa aver impensierito il capo del Cremlino, che si ritrova a dover affrontare un inquilino della Casa Bianca storicamente a suo agio con la «teoria del pazzo» di nixoniana memoria. Più in generale, nel rapporto politico tra Trump e Putin il convitato di pietra si chiama Pechino. L’asse tra il Cremlino e la Cina resta per ora abbastanza saldo, mentre, a inizio luglio, la Cnn ha riferito che il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, avrebbe fatto sapere all’Ue che «Pechino non può accettare che la Russia perda la guerra contro l’Ucraina, perché ciò potrebbe consentire agli Usa di rivolgere tutta la loro attenzione sulla Cina». Il destino della relazione politica tra Trump e Putin dipenderà quindi molto dalla capacità della Casa Bianca di incunearsi nella sponda tra Mosca e Pechino.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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