2024-12-08
Trump irrompe sul dossier ucraino. Macron prova a mettersi in scia
A Parigi, incontro tra i due leader e Volodymyr Zelensky. Il tycoon si prende la scena, il francese si aggrega per tentare di restare a galla.Emmanuel Macron sta cercando di ritagliarsi un ruolo centrale nella risoluzione della crisi ucraina. Ma, purtroppo per lui, Donald Trump glielo ha già sfilato. Ieri, il presidente americano in pectore ha partecipato a un trilaterale all’Eliseo insieme al leader francese e a Volodymyr Zelensky. Quest’ultimo ha parlato di un incontro «proficuo», definendo il presidente americano in pectore «risoluto». «Vogliamo tutti che questa guerra finisca il prima possibile e in modo giusto», ha proseguito. «La pace attraverso la forza è possibile», ha concluso, riferendosi al principio reaganiano, che, rispolverato da Trump sulla crisi ucraina, punta a collegare la pace con la deterrenza. «Continuiamo l’azione comune per la pace e la sicurezza», ha aggiunto Macron.Ora, è chiaro che il presidente francese sta tentando di ritagliarsi un ruolo di primo piano sul dossier ucraino con due obiettivi in mente. Primo: distogliere l’attenzione dalla grave crisi interna esplosa a seguito della caduta del governo Barnier. Secondo: recuperare prestigio internazionale, dopo che la Francia, negli ultimi due anni e mezzo, ha perso influenza nel Sahel. Tuttavia, l’ambizione di Macron si scontra con vari problemi. Innanzitutto, la crisi interna lo ha mostrato politicamente debole proprio nel momento in cui Trump si è recato a Parigi. In secondo luogo, Macron provò già a ritagliarsi, senza alcun successo, il ruolo di mediatore con la Russia nel 2022. Tra l’altro, la Francia, ai tempi di François Hollande, era stata tra i Paesi che avevano contribuito a negoziare i fallimentari accordi di Minsk. In terzo luogo, non è detto che Trump apprezzi l’iperattivismo bellicista mostrato da Macron nella prima metà di quest’anno. È vero che il tycoon vuole un maggiore impegno europeo nella crisi ucraina. Ma è altrettanto vero che non vede storicamente di buon occhio l’idea dell’esercito europeo accarezzata dal capo dell’Eliseo.Ricordiamo infatti che, nel 2019, Trump si irritò notevolmente, quando il leader francese definì la Nato «cerebralmente morta». Il presidente americano in pectore auspica che gli alleati aumentino i loro contributi all’Alleanza atlantica, ma non vuole vederla de facto archiviata da un esercito europeo a guida francese. D’altronde, nella prima metà di quest’anno, l’obiettivo di Macron era quello di approfittare della debole leadership di Joe Biden per far sì che la Francia egemonizzasse la difesa in seno all’Ue. Trump, dal canto suo, non ha intenzione di assecondare un simile progetto e probabilmente Macron ricorrerà all’ennesima giravolta. Da questo punto di vista, è interessante notare che all’inaugurazione di Notre-Dame si è recato anche Elon Musk. Ebbene, appena l’altro ieri Bloomberg News ha riportato che il Pentagono ha firmato un contratto con SpaceX, «per estendere l’accesso dell’Ucraina a una versione più sicura e militarizzata della sua rete satellitare Starlink, rafforzando il coinvolgimento dell’azienda nel conflitto».Insomma, è improbabile che l’inquilino dell’Eliseo riuscirà a giocare un ruolo centrale nelle trattative di pace ucraine che probabilmente inizieranno dopo l’insediamento di Trump. È quest’ultimo a essersi preso il centro della scena. E, nonostante tenga le carte ancora coperte, la sua strategia diplomatica inizia a emergere. Da una parte, punta a mettere sotto pressione Vladimir Putin. Non a caso, sia il suo consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, sia il suo inviato per l’Ucraina, Keith Kellogg, non hanno preso le distanze dalle ultime mosse dell’amministrazione Biden a favore di Kiev, a partire dall’ok all’uso dei missili Atacms in territorio russo. Lo zar deve capire, in altre parole, che Trump non è disposto a un accordo a qualsiasi costo: uno scenario di appeasement innescherebbe infatti un effetto domino che il tycoon pagherebbe in altri teatri (come l’Indo-pacifico). È in questo senso che Trump punta al ripristino della deterrenza.Dall’altra parte, il tycoon vuole mettere pressione anche a Zelensky, affinché abbandoni la precondizione da lui storicamente posta per sedersi al tavolo dei negoziati: e cioè che Mosca ritiri unilateralmente le sue truppe. Una richiesta, questa, che il team di Trump considera irrealistica. In una simile ottica, Kellogg ha fatto sapere in passato di voler subordinare l’assistenza militare a Kiev alla sua disponibilità a trattare. Inoltre, Trump si è rifiutato di confermare se la sua presunta telefonata con Putin, riportata il 7 novembre dal Washington Post, si sia tenuta o meno. Un messaggio in codice con cui il tycoon ha fatto capire a Zelensky che, se dovesse rivelarsi troppo rigido, potrebbe decidere di trattare senza di lui. Non a caso, il presidente ucraino ha di recente ammorbidito alcune sue posizioni (pensiamo solo alla Crimea). Nel 1953, Dwight Eisenhower usò la minaccia nucleare per spingere la Cina ad accettare i negoziati sulla guerra di Corea e per spuntare un accordo più vantaggioso. Ma, dall’altra parte, diede l’ok all’armistizio, nonostante l’alleato sudcoreano Syngman Rhee fosse contrario. È probabile che Trump punti a una strategia diplomatica similare.
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