2025-03-19
Trump fa la pace con Putin. Ursula prepara la guerra
Donald Trump e Vladimir Putin (Ansa)
Tre ore di telefonata tra i due leader: cessate il fuoco parziale e immediato avvio di negoziati per l’assetto permanente. Mosca chiede lo stop alle forniture belliche a Kiev, Macron e Scholz: no, si continua. Von der Leyen insiste: «Bisogna attrezzarci per combattere». Dribblando la democrazia con un blitz, Berlino cambia la Costituzione e avvia il riarmo.Trump prova a fare la pace, Ursula von der Leyen la guerra. Sembra incredibile, ma mentre il presidente americano ieri si preparava a parlare con Putin per convincerlo a negoziare una tregua, la presidente della Ue arringava i cadetti dell’Accademia militare reale danese a Copenaghen, invitandoli a prepararsi alla guerra.«Dobbiamo colmare le nostre lacune. E dobbiamo farlo entro il 2030. Abbiamo bisogno di una rete funzionante di corridoi terrestri, aeroporti e porti marittimi in tutta la Ue che facilitino il trasporto rapido di truppe e di equipaggiamento militare». A sentire le parole della Von der Leyen non siamo ancora all’entrata in guerra, ma quasi. Manco fossimo alla vigilia di un’invasione, la presidente della Commissione ha insistito sulla necessità «di investire in difesa aerea e missilistica, sistemi di artiglieria, munizioni e missili. E dobbiamo imparare le lezioni sul campo di battaglia e dalla natura mutevole dei conflitti».Insomma, Ursula fa rullare i tamburi. La proclamazione della legge marziale si avvicina e probabilmente anche l’arruolamento forzoso. Il che ovviamente contrasta con l’aria che si respira a Washington e a Mosca, dopo il colloquio tra il presidente degli Stati Uniti e quello della Russia. Mentre le informazioni trapelate parlano di un colloquio molto positivo, durato circa tre ore, che avrebbe fatto fare un passo avanti alle trattative, a Bruxelles incombe un clima da tregenda. E siccome nulla al momento lascia pensare a un’estensione del conflitto, che coinvolga Paesi dell’Unione - come invece insistono a dire Bruxelles e dintorni - viene il sospetto che una tregua o una fine della guerra, più che allarmare l’Europa, la renda una specie di vedova inconsolabile. O meglio: la privi di un nemico, restituendocela per quello che è, ovvero un progetto burocratico fallito, che nonostante disponga di una popolazione superiore a quella degli Stati Uniti e anche a quella della Russia, e abbia industrie e colossi finanziari, non è riuscita ad assurgere al ruolo di grande potenza mondiale. Non lo è dal punto di vista economico (mentre il Pil americano è cresciuto nel corso degli anni, quello del Vecchio continente è calato), non lo è dal punto di vista del peso geopolitico, ma non ha neppure la forza militare per imporsi contro un ipotetico nemico. E dunque, l’idea di un accordo fra Trump e Putin che la tagli fuori e getti le basi di un nuovo equilibrio mondiale è ritenuta insopportabile e induce a una chiamata alle armi. Del resto, già nel giorno dell’approvazione delle risoluzioni del Parlamento europeo si percepiva il disappunto delle grandi famiglie politiche che governano la Ue di fronte a un’intesa tra America e Russia. In una delle mozioni approvate a maggioranza si parlava di «sgomento» di fronte al tentativo di rappacificazione tra le due potenze mondiali. Perché si dovrebbe provare turbamento se due Paesi che a lungo si sono combattuti raggiungessero un accordo? Solo perché a farlo è Trump? La mano di Putin l’hanno stretta in passato molti «statisti» democratici e anche se l’invasione dell’Ucraina non c’era ancora stata, le truppe di Mosca erano già entrate in Cecenia e Georgia, mentre gli agenti del Kgb avevano già avvelenato gli oppositori, anche in alcune capitali europee. Eppure, ai tempi il gas russo era sufficiente a placare ogni indignazione e anche la sensibilità europea. Nell’altra risoluzione votata dal Parlamento di Bruxelles si sostiene che il futuro dell’Europa passa dai campi di battaglia dell’Ucraina e si esorta la Commissione (e i Paesi europei) a rifornire di armi Kiev prima che scatti la tregua. Un disperato tentativo di consentire la prosecuzione della guerra. Anzi, una vergognosa manovra per alimentare il conflitto, magari facendo leva su qualche fazione, militare o politica, vicina a Zelensky. La fretta con cui Von der Leyen, spalleggiata da Francia, Germania e Gran Bretagna, cerca di far approvare un piano di riarmo e invita la Ue a prepararsi alla guerra fa temere le più fosche previsioni. I leader in crisi di alcuni Paesi europei forse sperano in questo modo di salvare la loro poltrona. Statisti sulla via del tramonto, come Emmanuel Macron, sognano di risorgere. Altri, che non sono mai sorti, come Friedrich Merz, forse si augurano di ergersi grazie ai venti di guerra. Dunque, la notizia di una tregua di un mese, accompagnata da uno stop ai rifornimenti bellici occidentali in favore di Kiev immaginiamo che getterà alcuni capetti europei nel più cupo sconforto. Ma siccome a noi, più che il potere, premono le vite delle persone, non possiamo che guardare con favore a un’intesa. E che a farla siano Trump o Putin, poco ci importa.
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