2020-06-25
La violenza della polizia di Macron non fa male
In Francia la polizia è violenta come negli Stati Uniti eppure dal caso Benalla in poi nessuno contesta monsieur le president.Prima di affrontare l'ennesimo «doppiopesismo» - riflettori sulle violenze dei cops americani, silenzio su quelle dei poliziotti francesi - devo fare una premessa per fatto personale. Sono figlio di un cosiddetto «servitore dello Stato». Che ha ricevuto medaglie e encomi. Ho convissuto per anni con una donna che oggi è brillante commissario di polizia. In polizia lavora mio cognato. Uno dei miei più cari amici, nonché mio avvocato, è un ex ufficiale dei carabinieri, figlio di un prestigioso generale dell'Arma. Persone che non hanno mai visto macchiare il loro stato di servizio da accuse o sanzioni per comportamenti illegittimi o eccessi «muscolari», animati dalla consapevolezza che loro compito è rispettare le leggi, non abusarne. Ma sono il primo a riconoscere che ci sono stati casi in cui quelle stessa divise sono state disonorate: con la «macelleria messicana» alla scuola Diaz e le sevizie nella caserma di Bolzaneto a Genova per il G8 del 2001, o le morti di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi. Condividete l'approccio? Bene. Perdonerete allora la franchezza: l'ipocrisia della vigilanza «democratica e antifascista» a senso unico, con gente che si genuflette nelle piazze, negli stadi, financo negli studi tv - e qui siamo davvero alle comiche - per l'afroamericano George Floyd, è semplicemente intollerabile. Intendiamoci: negli Usa il bollettino è da guerra, con morti sparati alle spalle e feriti gravi. Come quell'anziano di 75 anni che va incontro agli agenti a Buffalo, pare per riconsegnare loro un elmetto, che viene strattonato e buttato a terra, batte la testa e rimane lì, in una pozza di sangue. Ma andrebbe anche sottolineato che non pochi poliziotti hanno mostrato empatia con i manifestanti, addirittura inginocchiandosi (nel loro caso sì che il gesto aveva senso) in memoria di Floyd. E però come non vedere che quella stessa parte di opinione pubblica, pronta alla mobilitazione per una causa «buona e giusta» (riassumibile nello slogan: dagli al Puzzone!, ovviamente Donald Trump), sulla Francia dorme il sonno dei giusti? Una settimana fa una donna, Farida, infermiera cinquantenne scesa in piazza a Parigi, è stata circondata, scaraventata a terra e trascinata per i capelli, quindi ammanettata con modi brutali mentre implorava le venisse dato il suo medicinale per l'asma. «Tirava pietre» si è giustificata la polizia. La figlia, giornalista di France24, ha così commentato le immagini: «Questa donna, alta 1 metro e 55, è mia madre, per 3 mesi ha lavorato dalle 12 alle 14 ore al giorno. Ha avuto il Covid. Oggi manifestava solo per il riconoscimento del suo lavoro», non proprio una sanguinaria Erinni. E che dire di Adama Traoré? Un giovane nero di 24 anni, morto nel 2016 in una caserma due ore dopo il suo fermo, decesso che per i periti della famiglia sarebbe stato causato dalla tecnica di immobilizzazione adottata, il «placcaggio ventrale». In migliaia il 2 giugno scorso, «per non dimenticare», hanno pacificamente assediato il tribunale di Parigi, nonostante il divieto della polizia. Che però non è intervenuta, essendo già sotto tiro per quanto successo una settimana prima in una banlieu, ovvero la grave ferita a un occhio riportato da un 14enne durante un fermo. Il 3 gennaio scorso, poi, c'è stata la morte di un fattorino 42enne, Cedric Chouviat, sposato con cinque figli. Fermato per un controllo l'uomo reagisce male, filma gli agenti, chiede rispetto, uno lo apostrofa volgarmente - «Vuoi che mi metta a quattro zampe e che te lo succhio?» - e poi lo placca schiacciandolo con due colleghi sull'asfalto, tenendolo per il collo mentre gli sono seduti sulla schiena. Nei video che circolano si sente il fermato che per 7 volte ripete: «Sto soffocando», fino a perdere i sensi: allora viene chiamata l'ambulanza e tentato un massaggio cardiaco. L'uomo muore due giorni dopo: i referti certificano la frattura della laringe (si verifica di norma con l'impiccagione) e danni cerebrali per inizio di asfissia. Gli agenti, per la cronaca, non sono neppure stati sospesi. La famiglia si è rivolta direttamente a Emmanuel Macron: «Aspettiamo risposte da lei». Già finito in passato in un tourbillon mediatico, quando è dovuta intervenire Amnesty International per chiedere al governo di sospendere, nei confronti dei gilet gialli, l'uso indiscriminato dei proiettili di gomma (17 persone colpite agli occhi) e delle granate esplosive, con effetto assordante, contenenti gas lacrimogeno. Non solo: Macron si è visto costretto a licenziare Alexandre Benalla, immortalato in un video mentre, il primo maggio 2018, picchiava duramente un paio di manifestanti. Il tutto con casco e fascia della polizia. Peccato solo Benalla non fosse un poliziotto, ma il bodyguard personale di monsieur le President. Cosa sarebbe accaduto a livello planetario se si fosse trattato non di Macron ma del tricotrapiantato inquilino della Casa Bianca? Come minimo si sarebbe riunito il Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ma del resto, perché stupirsi? Nel luglio 2001 rimanemmo tutti basiti dalle violenze che sconvolsero Genova. Con la morte di Carlo Giuliani. Ma anche con le devastazioni - del black bloc e dei loro fiancheggiatori - che riguardarono 7 banche, 2 uffici postali, 51 agenzie di credito, 45 esercizi commerciali, 20 distributori di benzina, 23 uffici pubblici, 90 automobili. Però, che strano: nessuno ricorda che prima di Genova, ci fu Napoli. Solo pochi mesi prima, marzo 2001. Le proteste in occasione del Global Forum. I manifestanti portati alla caserma Raniero, picchiati e umiliati. Una repressione in qualche momento belluina, tanto che furono istruiti processi a poliziotti per violenza e sequestro di persona. Soprattutto nessuno ricorda che se a luglio c'era in carica l'esecutivo «fascista» di Silvio Berlusconi, in marzo al Governo c'era il centrosinistra con presidente del Consiglio Giuliano Amato. E ministro dell'Interno il democraticissimo Enzo Bianco. Porta proprio a stravaganti sbandamenti mnemonico-emotivi, il virus del politicamente corretto.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.