2025-05-18
I giudici Usa fermano le espulsioni. Trump: «L’ex capo Fbi mi minaccia»
Donald Trump. Nel riquadro il post dell'ex direttore Fbi James Comey con il codice 8647 (Ansa)
La Corte suprema boccia l’uso dell’Alien enemies act contro i clandestini ma l’ultima parola tocca al Tribunale d’appello. Comey torchiato dagli 007 per un post col numero 8647: sarebbe un codice per uccidere il presidente.È la White House, ma in quelle stanze l’umore deve essere nero. Donald Trump nelle ultime ore ha dovuto incassare segnali preoccupanti sul piano economico e politico e (forse) oscure minacce che vengono da un personaggio che riemerge nel suo personale odio verso il presidente americano dopo sette anni. Tra queste punture di spillo - perché pare che stiano facendo una macumba a The Donald - la più fastidiosa gliel’ha inferta la Corte suprema che peraltro è di orientamento conservatore. Joe Biden un anno fa aveva tentato una riforma accontentandosi però di nominare Ketanji Brown Jackson la prima donna di colore a diventare giudice supremo. I magistrati hanno stabilito che Trump non può appellarsi all’Alien enemies act - una legge del 1798 - per espellere e deportare i migranti. Il presidente repubblicano ha molto insistito sull’espulsione degli immigrati facendo leva anche su foto e messaggi social. L’esigenza è di rispondere ai latinos - immigrati di vecchia data - che gli hanno dato il voto in cambio della protezione dalla concorrenza di nuove braccia che entrano negli Usa. A chi contestava a Trump il rigore sui migranti lui ha opposto quell’antica legge che la Corte suprema ritiene inapplicabile. Il pronunciamento dei massimi giudici è però temporaneo: sarà una Corte d’appello a emettere la sentenza definitiva. Va registrato che due giudici - Clarence Thomas e Samuel Alito - di orientamento conservatore hanno dichiarato di non essere d’accordo con la sentenza che è stata pronunciata a maggioranza. Punto sul vivo il presidente americano ha replicato duramente: «La Corte suprema degli Stati Uniti non mi permette di fare ciò per cui sono stato eletto, non ci vuole autorizzare a cacciare i criminali dal nostro Paese. Questo è un giorno brutto e pericoloso per l’America!». Da una stiletta all’altra. La seconda gli è arrivata da Moody’s. L’agenzia di rating ha tolto la tripla A ai Tresaury bond declassando il debito Usa ad AA1. La ragione è la traiettoria del debito americano che negli ultimi anni è stata crescente: la cifra è ormai vicina a 30.000 miliardi di dollari e per due terzi si è determinata dal 2000 in poi. Attualmente è al 98% del Pil, ma Trump ha bisogno di rifinanziare i promessi tagli delle tasse - non è un caso che abbia messo in cantiere una riforma dei conti pubblici con risparmi per 880 miliardi con tagli radicali alla spesa sanitaria - e ha affidato una parte dell’aggiustamento dei conti alla «guerra» dei dazi e al riequilibrio della bilancia commerciale, soprattutto con la Cina con cui il saldo è negativo per otre 340 miliardi. Moody’s in parte assolve Trump affermando: «I governi che si sono succeduti non sono riusciti a concordare misure per invertire la tendenza, il che ha portato a un deficit annuale significativo». L’agenzia preconizza che «non si possano ottenere riduzioni di spesa e deficit con la legge di bilancio attualmente in discussione» ed è probabile che il debito crescerà ulteriormente anche se «l’economia Usa resta unica per l’elevato reddito che genera, per il suo forte potenziale di crescita e per la sua capacità di innovare e rafforzare la sua produttività». È certo però che questo declassamento riapre il contenzioso tra Trump che vuole un abbassamento dei tassi per dare stimoli all’economia e indebolire il dollaro per favorire l’export e il presidente della Federal reserve - Trump più volte ha detto di volerlo cacciare salvo fare sempre retromarcia - Jerome Powell che vuole tenere alto il costo del denaro per evitare fuga di capitali e disaffezione verso i Tresaury, il primo strumento di finanziamento del debito. L’ultimo spillone nella bambola woodoo lo ha piantato James Comey, l’ex direttore dell’Fbi. Il presidente americano lo ha esplicitamente accusato di averlo minacciato di morte con uno strano messaggio postato su Instagram. Ci sono tutti gli ingredienti della spy story e in ambienti vicini alla Casa Bianca si parla di messaggi in stile mafioso. Comey ha postato un numero composto con delle conchiglie: 8647. Che nel linguaggio degli 007 vuol dire: uccidi (86) il 47, che sarebbe il quarantasettesimo presidente americano, quindi Trump. In una intervista a Fox News Donald Trump ha affermato: «Sapeva esattamente cosa significava. Anche un bambino lo sa. Se sei il direttore dell’Fbi sai che significa assassinio». Kristi Noem - ministro dell’Interno - ha dato mandato al Secret service di indagare anche se Comey -che ha eliminato il post ed è stato interrogato - ha tentato un’immediata difesa: «Non mi sono reso conto si potessero associare quei numeri alla violenza. Non ci avevo mai pensato. Mi oppongo alla violenza di qualsiasi tipo». Resta il dato che il suo viene interpretato come un messaggio mafioso anche perché Comey ha il dente avvelenato con Trump che nel 2018 lo aveva licenziato dall’Fbi. Allora in una intervista disse: «Trump è un bugiardo seriale, pericoloso come una foresta in fiamme e moralmente inadeguato a guidare la Casa Bianca». Lo 007 paragonò Trump - che sospettava anche di intese con la Russia - a un boss mafioso. Oggi le accuse si ribaltano.
Simona Marchini (Getty Images)