2018-08-02
Donald Trump caccia Soros dai Balcani
Con la scusa del referendum sul nome Macedonia, il magnate finanzia i filo islamici e i partiti di sinistra che vogliono le frontiere aperte. The Donald lo stoppa, apre un'inchiesta sull'ambasciata e fa dimettere il consigliere vicino a Barack Obama e a Open society.Il premier socialista Zoran Zaev ha deciso di dare al voto valore puramente consultivo e chiede aiuto a Lady Pesc, Federica Mogherini.Anche il Regno Unito entra nella partita: in cambio di consigli da parte di esperti di comunicazione on line ottiene dal governo macedone lo sfruttamento delle miniere d'oro nel Sud del Paese.Lo speciale contiene tre articoliIn Macedonia è in atto da diversi anni un forte conflitto politico che vede contrapposti i due maggiori partiti, quello socialista (l'Unione socialdemocratico) e quello conservatore (Partito democratico per l'unità nazionale macedone), ma che con il tempo è divenuto anche lo specchio delle faglie di tensione che si registrano a livello internazionale. Il leader socialista, Zoran Zaev, sostenuto dal magnate americano George Soros, dall'ambasciata statunitense di osservazione obamiana, dal capo della diplomazia europea Federica Mogherini e da una miriade di organizzazioni non governative finanziate dalla sorosiana Open society, è riuscito a prendere il potere nel 2017. Ne hanno beneficiato anche le associazioni filo albanesi e filo islamiche. Proprio Zaev è colui che a giugno ha firmato con il governo greco di Alexis Tsipras l'accordo con il quale la Macedonia dovrebbe cambiare il proprio nome (da Repubblica jugoslava di Macedonia in Repubblica della Macedonia del Nord) per ricevere in cambio il nulla osta alla Nato e all'Unione europea da parte di Atene. Viste le circoscritte capacità di manovra dell'opposizione a difesa dell'identità macedone è intervenuto il presidente della Repubblica Gjorge Ivanov, che si è rifiutato di firmare l'accordo internazionale anche qualora passasse il referendum del prossimo 30 settembre. Egli ritiene l'accordo incostituzionale in quanto costringerebbe a riscrivere metà della Costituzione e cancellerebbe la Chiesa ortodossa macedone. Non solo, per legge l'unico titolato a firmare gli accordi internazionali è proprio il capo delloStato. La Macedonia è l'unico Paese al mondo a non poter aver un proprio nome e per questo da tre settimane a questa parte a dar man forte alle posizioni di Ivanov si è aggiunto il gruppo di hacker che nel 2016 favorì la campagna elettorale di Donald Trump sui social network. La Verità ha potuto incontrare in esclusiva questo gruppo di persone che dopo aver studiato le tecniche di propaganda negli Usa, proprio a spese delle organizzazioni finanziate da Soros, hanno deciso di utilizzare le loro conoscenze contro le idee del magnate americano in quanto convinti della loro dannosità per una struttura sociale tanto complessa come quella europea e nordamericana. Visto che i cittadini macedoni ormai rifuggono la lettura dei media tradizionali in quanto considerati del tutto proni al potere politico, questo gruppo di cinque ragazzi ha lanciato sui social media la campagna Boicotto a favore dell'astensione al referendum sul nome del Paese, basandola sulla satira e non sull'utilizzo di notizie false. In meno di tre settimane i sondaggi hanno iniziato a dargli ragione: il 75% dei macedoni sembra intenzionato a boicottare la consultazione. Per aver pensato indipendentemente ed essersi messi contro i piani della Open society sono stati accusati dai media internazionali di essere finanziati dalla Russia. Nel colloquio concessoci hanno voluto provare che fanno tutto da soli nelle ore libere dal lavoro e che con ciò desiderano dimostrare al mondo intero che Soros può essere battuto con i suoi stessi mezzi, anche in assenza di un sostegno internazionale. Basta che un popolo creda in sé stesso. Ancora oggi la Macedonia rappresenta la barriera alle migrazioni illegali che minacciano l'Unione europea. Secondo gli hacker, senza l'intervento della Casa Bianca, Soros continuerebbe nell'esperimento di destrutturazione dell'identità nazionale macedone, nella formazione di uno Stato multietnico e aperto alle migrazioni in maniera da erigerlo a esempio della società globale e multiculturale da lui propugnata per l'Europa. Secondo i calcoli fatti dal giornalista dell'agenzia stampa macedone Cvetin Chilimanov, dal 1991 a oggi, Soros avrebbe investito nella società macedone ben 110 milioni di euro a cui si aggiungerebbero altri 40 milioni di dollari elargiti alle organizzazioni non governative della galassia di Open society da parte dell'ambasciata statunitense, a partire dal 2001. Conscio del fatto che la battaglia in Macedonia potrebbe risultare decisiva nella disfatta di Soros, il presidente Trump ha messo sotto indagine interna del dipartimento di Stato le attività svolte negli ultimi anni dall'ambasciata a Skopje, portando alle dimissioni il consigliere politico, David Stephenson, responsabile agli occhi dei macedoni del coordinamento della strategia sorosiana. Questi, tuttavia, è rimasto a Skopje come consulente di una società privata e viene accusato dagli hacker di continuare la sua attività di destabilizzazione della nazione. A dar manforte al filone conservatore e pro Trump è intervenuto anche il premier ungherese Viktor Orbán, che ha fatto acquistare da alcune società di fiducia in Macedonia un portale informativo, un giornale e una televisione privata. La strana, ma naturale alleanza d'intenti tra Trump, Orbán, Ivanov e i giovani hacker probabilmente porterà al fallimento del referendum, ma la battaglia per la Macedonia continuerà, visto che ad aprile del 2019 scade il mandato del presidente della Repubblica e l'ultimo ostacolo al grande esperimento potrebbe essere rimosso.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/trump-caccia-soros-per-ora-solo-dai-balcani-2591837510.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-piazza-protesta-contro-le-ingerenze-di-soros-e-delle-ong" data-post-id="2591837510" data-published-at="1757860655" data-use-pagination="False"> La piazza protesta contro le ingerenze di Soros e delle Ong Sotto la pressione dell'opinione pubblica e delle continue critiche del presidente della Repubblica nei confronti del governo che continuerebbe a non rispettare lo stato di diritto, lunedì il Parlamento macedone ha deciso che il referendum sull'accordo con la Grecia sul nome dello Stato abbia valore puramente consultativo. Il premier socialista Zoran Zaev, preoccupato del continuo invito all'astensione propagandato da parte degli attivisti della rete e delle ancora forti capacità di mobilitazione dell'opposizione di destra, ha preferito non rischiare di perdere il referendum e di rimandare la vera decisione a un'ulteriore fase di negoziazione parlamentare prima della fine dell'anno.Tuttavia, prima del referendum, che dovrebbe tenersi alla fine di settembre, le varie organizzazioni non governative finanziate nella quasi totalità dall'Open society di George Soros tenteranno di mobilitare la cittadinanza spingendola al voto in modo che il Paese possa cambiare il proprio nome in Macedonia settentrionale e rivoluzionare la Costituzione. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha cercato di fermare l'attività di sostegno garantita alle attività di Soros negli ultimi anni in Macedonia dall'ambasciata di Skopje richiedendo un controllo amministrativo da parte del dipartimento di Stato. Per tale motivo, l'uomo che tutti in Macedonia indicano come lo stratega di tale collaborazione, ovvero l'oramai ex consigliere politico dell'ambasciata David Stephenson, il 5 giugno scorso ha dato le dimissioni dal dipartimento alla fine del suo mandato e ha pensato bene di rimanere in Macedonia al servizio di un'azienda privata americana. Prima di abbandonare la sua posizione, Stephenson ha comunque facilitato la preparazione di un tender da parte dell'Usaid per finanziare con 30.000 dollari le organizzazioni non governative, che in Macedonia appartengono alla costellazione dell'Open society, capaci di convincere i cittadini macedoni a partecipare al voto referendario. L'opposizione macedone e gran parte della società civile hanno protestato per questa ennesima ingerenza negli affari interni di un Paese teoricamente sovrano e lunedì, al voto sul referendum, tutti i parlamentari dell'opposizione hanno lasciato l'aula. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trump-caccia-soros-per-ora-solo-dai-balcani-2591837510.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="gli-inglesi-accondiscendenti-con-zaev-sono-interessati-alle-miniere-d-oro" data-post-id="2591837510" data-published-at="1757860655" data-use-pagination="False"> Gli inglesi, accondiscendenti con Zaev, sono interessati alle miniere d'oro Le continue interferenze di George Soros, di Federica Mogherini e dell'amministrazione statunitense di stampo obamiano nelle vicende interne della Macedonia e il loro continuo sostegno alla Grecia, che dal 1991 s'oppone a uno Stato indipendente chiamato Macedonia osteggiandone l'entrata nell'Unione europea e nella Nato, sono le cause della sempre più grande disaffezione della popolazione nei confronti di queste istituzioni. Viste in passato quale compimento finale di un processo d'indipendenza nazionale appaiono oggi quali antagonisti coinvolti nella continua destabilizzazione del Paese.Poiché Donald Trump ha lentamente iniziato a riprendere il controllo dell'ambasciata Usa a Skopje e si attende a breve un suo nuovo inviato, i personaggi vicini a George Soros pare abbiano passato il controllo e la realizzazione dei loro piani agli inglesi. La riuscita del referendum che approvi il nome di Macedonia settentrionale è per Soros di fondamentale importanza per dimostrare che è possibile costruire una società senza identità. Resosi conto che il governo del socialista Zoran Zaev fatica a impostare una propaganda efficacie ha chiesto di intervenire alle istituzioni di Londra. Poche settimane addietro l'ambasciata britannica ha proposto un contratto mensile di collaborazione al gruppo di giovani hacker che mobilitano i cittadini al boicottaggio del referendum, qualora fossero disposti a disqualificare, attraverso la satira, il partito di opposizione. Al loro rifiuto dall'Irlanda sono stati fatti venire due esperti di strategia comunicativa e guerra cognitiva, Quintin Oliver e Ryan Gawn, della società Stratagem nota per aver preparato il referendum sull'accordo di Belfast con cui l'Ira cessò alla fine degli anni Novanta le sue attività. Durante la loro permanenza a Skopje, alloggiando all'hotel Marriott, i due hanno cercato di prendere contatto con l'opposizione civile preparando una strategia che dovrebbe essere ora al vaglio del governo locale e secondo le fonti vicine alla Verità prevede strategie comunicative assai simili a quelle utilizzate per il caso irlandese.La contropartita per i britannici è stata quella di ricevere la settimana scorsa per Eldorado gold, società del Canada (Paese di cui la regina Elisabetta II è il capo di Stato), le concessioni di sfruttamento delle miniere di oro nel Sud della Macedonia. Per assicurarsi la chiusura dell'affare tempo dietro ha fatto visita ha fato visita ai siti e alla capitale Skopje in maniera completamente riservata perfino un membro della famiglia reale di Windsor, il principe Michael di Kent. Ora la diplomazia britannica ha avuto il compito di convincere definitivamente Zaev della bontà di tale scelta dopo che il primo ministro macedone, all'epoca in cui era all'opposizione, s'era battuto per la chiusura delle miniere. La Eldorado gold aveva disperatamente bisogno delle miniere macedoni dopo essersi vista costretta ad abbandonare la Grecia a causa delle difficili relazioni con le autorità di Atene. I continui giochi internazionali sulla pelle dello Stato macedone denotano una totale mancanza di comprensione delle pericolose dinamiche geopolitiche della regione. Una nuova questione balcanica è di nuovo all'ordine del giorno e a risolverla non potranno certo essere quelli che l'hanno ricreata negli ultimi vent'anni.
Manifestazione a Roma di Ultima Generazione (Ansa)