2024-06-28
Trump accende il fuoco del dibattito: «Biden è un pericolo per il Paese»
Il tycoon e il presidente in carica nel primo faccia a faccia. I sondaggi premiano The Donald, rafforzato dalla condanna e dalla gogna giudiziaria. Tutto pronto per l’ufficializzazione del nome del vice repubblicano.La campagna elettorale americana sta entrando nella sua fase decisamente più calda. Nella tarda notte italiana, quando La Verità era già andata in stampa, si è tenuto il primo confronto televisivo tra Joe Biden e Donald Trump. Un dibattito a cui il candidato repubblicano è arrivato significativamente rafforzato. Guardiamo innanzitutto ai sondaggi. Secondo una rilevazione del New York Times e del Siena College, pubblicata mercoledì, l’ex presidente otterrebbe il 48% dei consensi tra i potenziali elettori a fronte del 44% raccolto invece da Biden. Ma non è tutto. Secondo il famoso sondaggista Nate Silver, Trump avrebbe al momento il 65,7% delle probabilità di conquistare la Casa Bianca il prossimo 5 novembre. Sempre mercoledì scorso, è inoltre stato diffuso un sondaggio della Quinnipiac University, secondo cui il tycoon godrebbe del 49% dei consensi contro il 45% dell’avversario dem. Era invece lo scorso 20 giugno, quando una rilevazione Ipsos ha registrato che Trump sarebbe lievemente avanti a Biden in tutti gli Stati chiave, vale a dire Michigan, Pennsylvania, Wisconsin, Georgia, North Carolina, Arizona e Nevada.Ma l’ex presidente, che ha bollato ieri il rivale come «una minaccia per la democrazia e una minaccia per la sopravvivenza e per l’esistenza del nostro stesso Paese», non appare solido soltanto nei sondaggi. Nel mese di maggio, la sua campagna ha raccolto 141 milioni di dollari: una cifra considerevolmente più alta rispetto agli 85 milioni di Biden. Ricordiamo che, per tutti i primi mesi dell’anno, l’inquilino della Casa Bianca si era mostrato molto più forte del tycoon in materia di fundraising. Un aspetto significativo è che Trump si è rafforzato nei consensi e nei finanziamenti proprio a seguito della condanna penale che ha subito a Manhattan alla fine del mese scorso. Secondo il sondaggio della Quinnipiac University, il 55% degli americani ritiene che l’ex presidente non dovrebbe andare in prigione a fronte di un 40% che invece auspica questa eventualità. Il medesimo sondaggio ha invece riportato che per il 51% degli americani Hunter Biden, condannato poche settimane fa per possesso illecito d’arma da fuoco, dovrebbe finire dietro le sbarre, mentre il 38% dei rispondenti si è detto contrario a un simile scenario. Inoltre, il Siena College ha rilevato che per il 68% degli elettori la condanna di Trump non avrà un impatto sul proprio voto. Insomma, come prevedibile, il verdetto di Manhattan ha fortificato l’ex presidente sul piano elettorale. D’altronde, non era difficile capirlo. L’anno scorso, il diretto interessato iniziò a guadagnare terreno nei sondaggi proprio a seguito delle varie incriminazioni.Come se non bastasse, gli altri procedimenti giudiziari stanno arrancando. L’avvio del processo sui documenti classificati è stato posticipato a data da definirsi. Situazione in parte simile riguarda l’avvio di quello in Georgia, dove sta avendo luogo un ricorso di Trump volto a ricusare la procuratrice distrettuale di Fulton County, Fani Willis. C’è poi il procedimento sul presunto tentativo di ribaltare i risultati elettorali del 2020: anche lì è tutto fermo, in attesa che la Corte Suprema si pronunci sull’immunità dello stesso Trump. La decisione, che potrebbe arrivare teoricamente anche oggi, è dirimente. Nel caso i supremi giudici dovessero rimandare la questione ai tribunali di grado inferiore, per l’ex presidente si tratterebbe di una vittoria de facto, visto che il processo non inizierebbe probabilmente prima del 5 novembre.Ricordiamo, a tal proposito, che le incriminazioni sui fatti del 2020 e sui documenti classificati sono di natura federale. E che quindi, qualora tornasse alla Casa Bianca, Trump potrebbe cassarle, invocando il perdono presidenziale.Nel frattempo, ieri la Corte Suprema si è espressa su un caso tanto spinoso quanto interessante. La maggioranza dei giudici ha infatti cassato un accordo fallimentare che avrebbe protetto la famiglia Sackler, proprietaria di Purdue Pharma, da future cause legali per le sue responsabilità nell’aver contribuito a determinare la crisi degli oppioidi negli Stati Uniti a causa dell’Oxycontin: un antidolorifico in grado di creare dipendenza, prodotto proprio da Purdue Pharma. In particolare, i Sackler avevano accettato di pagare sei miliardi di dollari ai famigliari delle vittime. Il problema, secondo la maggioranza dei togati, risiede nel fatto che, differentemente dalla loro azienda farmaceutica, la famiglia Sackler non avrebbe dichiarato a sua volta bancarotta. «I Sackler non hanno accettato di mettere sul tavolo qualcosa che si avvicini al loro intero patrimonio per le vittime degli oppioidi. Tuttavia chiedono un ordine giudiziario che estinguerebbe praticamente tutte le azioni legali contro di loro per frode, lesioni intenzionali e persino omicidio colposo», recita la sentenza. «I Sackler», si legge ancora, «cercano di pagare meno di quanto il codice normalmente richiede e di ricevere più di quanto normalmente consente».Tornando alla campagna elettorale, è possibile che Trump abbia intenzione di anticipare l’annuncio del suo candidato vice. Originariamente aveva fatto sapere di volerne rendere noto il nome alla Convention nazionale di luglio a Milwaukee. Negli ultimi giorni, è invece trapelata la notizia secondo cui l’identità del running mate potrebbe essere svelata più o meno in coincidenza del primo dibattito televisivo con Biden. La strada verso la Casa Bianca è ancora lunga, sia chiaro. Ma in pochi, un anno e mezzo fa, avrebbero scommesso sul fatto che l’ex presidente si sarebbe rivelato così competitivo.
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.