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2023-02-06
La truffa dei medicinali venduti online
È un business che rende più della cocaina. Il fatturato è 25 volte più redditizio con un livello di rischio più basso, per via delle difficoltà nell’accertamento e nel perseguimento del reato. Diffusa in tutto il mondo, la contraffazione dei medicinali ha avuto un’esplosione durante la pandemia ma continua a crescere favorita dal rapporto sempre più stretto tra i pazienti e il Web e dall’allentamento di quello con il medico di base. L’intermediazione digitale, con l’uso massiccio di messaggi Whatsapp, mail e sms, ha preso il sopravvento e i pazienti sono portati a trovare risposte e poi farmaci sulla Rete. Si calcola che almeno una ricerca su 20, tramite Google, riguarda l’ambito della salute. Non sempre l’obiettivo è «di consumo», in larga parte le persone cercano solo risposte alle esigenze di cura, proprie o di familiari e amici. Ma il rischio inizia qui perché, se le fonti e i contenuti di qualità non mancano, ad abbondare sono anche i santoni e le fake news. Secondo l’Ocse, nel mercato della contraffazione, il settore medico è al secondo posto dopo l’abbigliamento.
Le medicine richieste sono di diverse tipologie, di marca o generiche. Si va, infatti, dai falsi steroidi per gli atleti ai farmaci salvavita, come i trattamenti antitumorali, fino a quelli che promettono miracolose perdite di peso o il trattamento delle disfunzioni erettili. I farmaci più contraffatti sono quelli per l’impotenza e altre problematiche della sfera sessuale maschile: principalmente viagra e integratori. E la richiesta maggiore non viene da adulti ma dai ragazzi, quindi i più vulnerabili alla pubblicità ingannevole. Secondo l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), i rimedi farmaceutici più «imitati» rappresentano il 60-70% del totale dei farmaci falsi.
L’Aifa ha stimato anche che circa la metà dei medicinali venduti online è contraffatta. Molti non contengono alcun principio attivo o ne contengono in quantità sbagliate o addirittura hanno alti livelli di impurità e contaminanti. In alcuni stock sequestrati sono stati rinvenuti perfino gesso e vernice. La normativa italiana è stringente: la vendita sul Web «è ammessa solo per i medicinali a uso umano non soggetti a obbligo di prescrizione medica», ovvero quelli di «automedicazione». Inoltre «può essere effettuata unicamente dalle farmacie e dagli esercizi» riconosciuti dalla legge, in forza di un’autorizzazione scritta che va resa ben visibile sullo stesso sito, inclusa l’autorità che l’ha rilasciata.
Ma questo steccato può essere facilmente scavalcato quando si entra nella giungla del Web dove prospera l’illegalità. Il consumatore spesso è attratto dal costo contenuto. La legge è chiara: «Il prezzo dei farmaci venduti online non può essere diverso da quello praticato nella sede fisica della farmacia o della parafarmacia». Pochi però lo sanno e si fanno ingannare da chi offre prodotti a prezzi stracciati e dalla promessa di risultati miracolistici. In cima ai farmaci ricercati sul Web risultano presunti dimagranti, anabolizzanti, stimolatori sessuali, ansiolitici, antidepressivi, rispetto ai quali il Web sembra avere la virtù di «proteggere» la propria privacy, rispetto all’acquisto in farmacia. Non c’è però alcuna «protezione», bensì solo rischi sanitari.
Il crimine farmaceutico è in grado di strutturare e consolidare reti distributive ad hoc per la diffusione di prodotti rubati e manipolati e vanta, ormai, migliaia di siti internet non autorizzati che promuovono e vendono medicine non controllate.
L’ultima maxi operazione internazionale, effettuata a dicembre con il coinvolgimento di 19 Paesi Ue e 9 Stati terzi, sotto la direzione di Europol e la partecipazione del comando carabinieri per la tutela della salute, ha portato a oscurare 93 siti, a 23 arresti e a 123 denunce. Sono stati sequestrati migliaia di medicinali, dagli antibiotici agli antinfiammatori e anabolizzanti nonché confezioni di integratori e dispositivi medici per il trattamento del Covid, materie prime e prodotti dopanti di vario genere, per un totale di oltre 10 milioni di unità, in varie forme farmaceutiche per un valore commerciale di 40 milioni di euro. Inoltre sono stati individuati 10 laboratori clandestini.
La falsificazione dei farmaci ha caratteristiche diverse: mentre nei Paesi in via di sviluppo il commercio illegale riguarda prodotti essenziali come vaccini e antibiotici, in quelli occidentali la richiesta è per i farmaci utili al mantenimento dello stile di vita («lifestyle»), come quelli per le disfunzioni erettili e per le diete dimagranti o quelli salvavita. La diffusione del fenomeno è favorita dalla mancanza di una legislazione specifica e si continua a gestire il crimine farmaceutico ricorrendo alla normativa per i reati contro la proprietà intellettuale, o alle legge su stupefacenti o frodi.
Nel 2011 con la convenzione del Consiglio d’Europa Medicrime, è stato definito uno strumento per perseguire sul piano penale attività illegali specifiche, come la falsificazione dei farmaci, il traffico e la promozione di prodotti medicinali contraffatti, però in molti Paesi non è stato recepito. C’è poi la direttiva europea 2011/62 che vuole prevenire la falsificazione dei medicinali attraverso l’uso di identificativi (codici del prodotto, numeri seriali e di lotto, scadenze) e di sistemi anti manomissione per i farmaci ritenuti a rischio contraffazione.
In Italia il problema è stato affrontato con la creazione di tavoli di cooperazione gestiti dall’Aifa a livello internazionale, con il progetto Fakeshare e con la Conferenza nazionale dei servizi sulle e-pharmacies che, attraverso il sistema di tracciabilità del farmaco, permette di controllare i medicinali in tutto il loro percorso, dal produttore alla farmacia, alla distribuzione. Inoltre, è stata realizzata la task force Impact Italia che riunisce Aifa, ministero della Salute, Istituto superiore di sanità, Nas, Agenzia delle dogane, i ministeri dell’Interno e dello Sviluppo economico e altre amministrazioni per casi sospetti di medicinali contraffatti. Il fenomeno però è favorito dalla scarsa consapevolezza dei consumatori sui rischi dell’assunzione di farmaci acquistati online a poco prezzo e senza la garanzia della qualità o che contengono componenti e dosaggi sbagliati.
«Corsa ai rimedi anti impotenza»
Due terzi dei farmaci falsi venduti online sono contro l’impotenza. Si può dire che rappresentano il business maggiore della contraffazione farmaceutica del Web. La Società italiana di urologia ha lanciato una campagna contro il mercato illegale online. «Dietro al fenomeno si nasconde un business miliardario. Un pusher di fake viagra guadagna molto più di uno spacciatore di cocaina. È un fenomeno dilagante non solo tra gli over 50, ma anche tra giovani e giovanissimi. I prezzi vantaggiosi, l’anonimato e la facilità di acquisto sono i fari che attraggono gli utenti del Web», commenta Vincenzo Mirone, ordinario di urologia all’università Federico II di Napoli e responsabile comunicazione della Società Italiana di urologia.
Come mai c’è questa tendenza crescente tra gli uomini a rivolgersi al Web, con i rischi che questo comporta, piuttosto che affidarsi allo specialista?
«L’uomo è notoriamente reticente nel prendersi cura di sé: per ogni uomo che inizia a fare prevenzione, già 30 donne la fanno regolarmente. Gli uomini, storicamente definiti il sesso forte, spesso rimandano le visite fino a quando il problema non è troppo grave. Alcune volte sono le compagne o le madri a spingerli e accompagnarli. L’acquisto online dei farmaci evita gli imbarazzi, ma espone ai pericoli nell’assumere un prodotto che spesso non è quello che si pensa».
In quali rischi incorre il paziente?
«Il principale è che, nella migliore delle ipotesi, il prodotto non funzioni. O non contiene i principi attivi (32,1%), o questi sono presenti in quantità non corrette (20,2%), oppure è composto da ingredienti sbagliati (21,4%), o contiene alti livelli di impurità e contaminanti (8,5%). In altre situazioni si tratta di prodotti contaminati da sostanze talvolta tossiche, quali arsenico, veleno per topi, acido borico, polveri di cemento, mattoni, gesso o talco. Sono stati trovati ipoglicemizzanti in alcune pillole che, in India, hanno causato diversi decessi. Infine, 15,6% ha un packaging falso».
Quale è l’età prevalente dell’uomo che compra online?
«Un tempo erano gli over 50 a cercare online questi farmaci, oggi il fenomeno è in costante crescita soprattutto tra i giovani e giovanissimi vittime di una cultura sessuale sbagliata. Un altro pericolo è che spesso queste sostanze vengono assunte con alcol o droghe, che possono peggiorare i danni».
La diffusione tra i giovanissimi di simil Viagra è quindi un problema culturale?
«I ragazzi sono fuorviati dal Web e dalla pornografia. Tutto questo si trasforma in distorsione della realtà e in ansia, legata alla paura di sbagliare, di essere giudicati, di non essere all’altezza di inseguire una performance eccezionale. Il vero problema è la misinformazione che domina nei giovani su temi come la mancata conoscenza del corpo, l’alterazione della realtà e non ultima la mancanza di dialogo con i padri. I giovani dovrebbero avere fonti di informazioni che non sono gli amici o il Web, dove si trova tutto e il contrario di tutto».
Si possono verificare danni irreversibili da farmaci contraffatti, anche con il rischio di decesso?
«I problemi possono essere diversi, dalle intossicazioni a danni a vari organi e apparati indotti dalle sostanze tossiche che si trovano in questi farmaci. In alcuni casi sono stati riportati anche decessi. Altro aspetto da non sottovalutare è che spesso le persone possono diventare addirittura psicodipendenti da queste sostanze, incorrendo in una sorta di sconforto e abbandono quando non le possono utilizzare».
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Steroidi, farmaci salvavita, pillole per la virilità: business enorme che rende più della cocaina e con meno pericoli. Secondo l’Aifa metà sono contraffatti. Consumatori attirati dai prezzi al ribasso.L’urologo Vincenzo Mirone: «Il fenomeno dilaga anche tra i giovani per evitare visite imbarazzanti. Ma tre prodotti su quattro sono elaborati male. E c’è l’ombra della psicodipendenza».Lo speciale contiene due articoli.È un business che rende più della cocaina. Il fatturato è 25 volte più redditizio con un livello di rischio più basso, per via delle difficoltà nell’accertamento e nel perseguimento del reato. Diffusa in tutto il mondo, la contraffazione dei medicinali ha avuto un’esplosione durante la pandemia ma continua a crescere favorita dal rapporto sempre più stretto tra i pazienti e il Web e dall’allentamento di quello con il medico di base. L’intermediazione digitale, con l’uso massiccio di messaggi Whatsapp, mail e sms, ha preso il sopravvento e i pazienti sono portati a trovare risposte e poi farmaci sulla Rete. Si calcola che almeno una ricerca su 20, tramite Google, riguarda l’ambito della salute. Non sempre l’obiettivo è «di consumo», in larga parte le persone cercano solo risposte alle esigenze di cura, proprie o di familiari e amici. Ma il rischio inizia qui perché, se le fonti e i contenuti di qualità non mancano, ad abbondare sono anche i santoni e le fake news. Secondo l’Ocse, nel mercato della contraffazione, il settore medico è al secondo posto dopo l’abbigliamento.Le medicine richieste sono di diverse tipologie, di marca o generiche. Si va, infatti, dai falsi steroidi per gli atleti ai farmaci salvavita, come i trattamenti antitumorali, fino a quelli che promettono miracolose perdite di peso o il trattamento delle disfunzioni erettili. I farmaci più contraffatti sono quelli per l’impotenza e altre problematiche della sfera sessuale maschile: principalmente viagra e integratori. E la richiesta maggiore non viene da adulti ma dai ragazzi, quindi i più vulnerabili alla pubblicità ingannevole. Secondo l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), i rimedi farmaceutici più «imitati» rappresentano il 60-70% del totale dei farmaci falsi. L’Aifa ha stimato anche che circa la metà dei medicinali venduti online è contraffatta. Molti non contengono alcun principio attivo o ne contengono in quantità sbagliate o addirittura hanno alti livelli di impurità e contaminanti. In alcuni stock sequestrati sono stati rinvenuti perfino gesso e vernice. La normativa italiana è stringente: la vendita sul Web «è ammessa solo per i medicinali a uso umano non soggetti a obbligo di prescrizione medica», ovvero quelli di «automedicazione». Inoltre «può essere effettuata unicamente dalle farmacie e dagli esercizi» riconosciuti dalla legge, in forza di un’autorizzazione scritta che va resa ben visibile sullo stesso sito, inclusa l’autorità che l’ha rilasciata.Ma questo steccato può essere facilmente scavalcato quando si entra nella giungla del Web dove prospera l’illegalità. Il consumatore spesso è attratto dal costo contenuto. La legge è chiara: «Il prezzo dei farmaci venduti online non può essere diverso da quello praticato nella sede fisica della farmacia o della parafarmacia». Pochi però lo sanno e si fanno ingannare da chi offre prodotti a prezzi stracciati e dalla promessa di risultati miracolistici. In cima ai farmaci ricercati sul Web risultano presunti dimagranti, anabolizzanti, stimolatori sessuali, ansiolitici, antidepressivi, rispetto ai quali il Web sembra avere la virtù di «proteggere» la propria privacy, rispetto all’acquisto in farmacia. Non c’è però alcuna «protezione», bensì solo rischi sanitari.Il crimine farmaceutico è in grado di strutturare e consolidare reti distributive ad hoc per la diffusione di prodotti rubati e manipolati e vanta, ormai, migliaia di siti internet non autorizzati che promuovono e vendono medicine non controllate.L’ultima maxi operazione internazionale, effettuata a dicembre con il coinvolgimento di 19 Paesi Ue e 9 Stati terzi, sotto la direzione di Europol e la partecipazione del comando carabinieri per la tutela della salute, ha portato a oscurare 93 siti, a 23 arresti e a 123 denunce. Sono stati sequestrati migliaia di medicinali, dagli antibiotici agli antinfiammatori e anabolizzanti nonché confezioni di integratori e dispositivi medici per il trattamento del Covid, materie prime e prodotti dopanti di vario genere, per un totale di oltre 10 milioni di unità, in varie forme farmaceutiche per un valore commerciale di 40 milioni di euro. Inoltre sono stati individuati 10 laboratori clandestini. La falsificazione dei farmaci ha caratteristiche diverse: mentre nei Paesi in via di sviluppo il commercio illegale riguarda prodotti essenziali come vaccini e antibiotici, in quelli occidentali la richiesta è per i farmaci utili al mantenimento dello stile di vita («lifestyle»), come quelli per le disfunzioni erettili e per le diete dimagranti o quelli salvavita. La diffusione del fenomeno è favorita dalla mancanza di una legislazione specifica e si continua a gestire il crimine farmaceutico ricorrendo alla normativa per i reati contro la proprietà intellettuale, o alle legge su stupefacenti o frodi.Nel 2011 con la convenzione del Consiglio d’Europa Medicrime, è stato definito uno strumento per perseguire sul piano penale attività illegali specifiche, come la falsificazione dei farmaci, il traffico e la promozione di prodotti medicinali contraffatti, però in molti Paesi non è stato recepito. C’è poi la direttiva europea 2011/62 che vuole prevenire la falsificazione dei medicinali attraverso l’uso di identificativi (codici del prodotto, numeri seriali e di lotto, scadenze) e di sistemi anti manomissione per i farmaci ritenuti a rischio contraffazione.In Italia il problema è stato affrontato con la creazione di tavoli di cooperazione gestiti dall’Aifa a livello internazionale, con il progetto Fakeshare e con la Conferenza nazionale dei servizi sulle e-pharmacies che, attraverso il sistema di tracciabilità del farmaco, permette di controllare i medicinali in tutto il loro percorso, dal produttore alla farmacia, alla distribuzione. Inoltre, è stata realizzata la task force Impact Italia che riunisce Aifa, ministero della Salute, Istituto superiore di sanità, Nas, Agenzia delle dogane, i ministeri dell’Interno e dello Sviluppo economico e altre amministrazioni per casi sospetti di medicinali contraffatti. Il fenomeno però è favorito dalla scarsa consapevolezza dei consumatori sui rischi dell’assunzione di farmaci acquistati online a poco prezzo e senza la garanzia della qualità o che contengono componenti e dosaggi sbagliati.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/truffa-medicinali-venduti-online-2659373953.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="corsa-ai-rimedi-anti-impotenza" data-post-id="2659373953" data-published-at="1675604715" data-use-pagination="False"> «Corsa ai rimedi anti impotenza» Due terzi dei farmaci falsi venduti online sono contro l’impotenza. Si può dire che rappresentano il business maggiore della contraffazione farmaceutica del Web. La Società italiana di urologia ha lanciato una campagna contro il mercato illegale online. «Dietro al fenomeno si nasconde un business miliardario. Un pusher di fake viagra guadagna molto più di uno spacciatore di cocaina. È un fenomeno dilagante non solo tra gli over 50, ma anche tra giovani e giovanissimi. I prezzi vantaggiosi, l’anonimato e la facilità di acquisto sono i fari che attraggono gli utenti del Web», commenta Vincenzo Mirone, ordinario di urologia all’università Federico II di Napoli e responsabile comunicazione della Società Italiana di urologia. Come mai c’è questa tendenza crescente tra gli uomini a rivolgersi al Web, con i rischi che questo comporta, piuttosto che affidarsi allo specialista? «L’uomo è notoriamente reticente nel prendersi cura di sé: per ogni uomo che inizia a fare prevenzione, già 30 donne la fanno regolarmente. Gli uomini, storicamente definiti il sesso forte, spesso rimandano le visite fino a quando il problema non è troppo grave. Alcune volte sono le compagne o le madri a spingerli e accompagnarli. L’acquisto online dei farmaci evita gli imbarazzi, ma espone ai pericoli nell’assumere un prodotto che spesso non è quello che si pensa». In quali rischi incorre il paziente? «Il principale è che, nella migliore delle ipotesi, il prodotto non funzioni. O non contiene i principi attivi (32,1%), o questi sono presenti in quantità non corrette (20,2%), oppure è composto da ingredienti sbagliati (21,4%), o contiene alti livelli di impurità e contaminanti (8,5%). In altre situazioni si tratta di prodotti contaminati da sostanze talvolta tossiche, quali arsenico, veleno per topi, acido borico, polveri di cemento, mattoni, gesso o talco. Sono stati trovati ipoglicemizzanti in alcune pillole che, in India, hanno causato diversi decessi. Infine, 15,6% ha un packaging falso». Quale è l’età prevalente dell’uomo che compra online? «Un tempo erano gli over 50 a cercare online questi farmaci, oggi il fenomeno è in costante crescita soprattutto tra i giovani e giovanissimi vittime di una cultura sessuale sbagliata. Un altro pericolo è che spesso queste sostanze vengono assunte con alcol o droghe, che possono peggiorare i danni». La diffusione tra i giovanissimi di simil Viagra è quindi un problema culturale? «I ragazzi sono fuorviati dal Web e dalla pornografia. Tutto questo si trasforma in distorsione della realtà e in ansia, legata alla paura di sbagliare, di essere giudicati, di non essere all’altezza di inseguire una performance eccezionale. Il vero problema è la misinformazione che domina nei giovani su temi come la mancata conoscenza del corpo, l’alterazione della realtà e non ultima la mancanza di dialogo con i padri. I giovani dovrebbero avere fonti di informazioni che non sono gli amici o il Web, dove si trova tutto e il contrario di tutto». Si possono verificare danni irreversibili da farmaci contraffatti, anche con il rischio di decesso? «I problemi possono essere diversi, dalle intossicazioni a danni a vari organi e apparati indotti dalle sostanze tossiche che si trovano in questi farmaci. In alcuni casi sono stati riportati anche decessi. Altro aspetto da non sottovalutare è che spesso le persone possono diventare addirittura psicodipendenti da queste sostanze, incorrendo in una sorta di sconforto e abbandono quando non le possono utilizzare».
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
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i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
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Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
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