
Il grande Lev Tolstoj ha scritto nell’incipit di Anna Karenina: «Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo». E siamo certi che sia così anche per la storia che vede coinvolti i giornalisti Nello Trocchia (Domani) e Sara Giudice (Piazzapulita), accusati di violenza sessuale di gruppo aggravata ai danni di una collega giornalista. E, davanti a famiglie che soffrono - tutte: quelle degli indagati e quella della vittima - servono delicatezza e rispetto nel racconto delle risultanze investigative della Procura di Roma che saranno sottoposte al vaglio del gip il prossimo 10 dicembre.
I ricordi, le convinzioni, le autorappresentazioni sono però un’altra cosa: legittimi, per carità, ma portatori solo di caos. È utile dunque analizzare l’intervista pubblicata dal Fatto Quotidiano alla Giudice rispetto a quel che finora sappiamo della vicenda da come emerge dagli atti giudiziari disponibili.
La Giudice premette: «Tutti eravamo euforici, ma lucidi». Scrive, invece, il pm Barbara Trotta nella richiesta d’archiviazione che «[...] i tre erano […] ubriachi» e che la vittima non era «in grado di determinarsi». Il tassista che li accompagna a casa è ancor più netto: «La ragazza (denunciante, ndr) era “ubriachella” come tutti e tre del resto, e un po’ scossa perché tremava. [...] Ho percepito che erano brilli […]; non vedevo l’ora che scendessero dal taxi perché erano su di giri». In particolare, aggiunge l’autista Patrizio F., la parte offesa «biascicava» e stava per pagare due volte la corsa perché «si era dimenticata di averla già pagata». Difficile definire lucida una persona in queste condizioni.
La Giudice attribuisce all’amica le avances e la proposta di passare la notte insieme. Sara prima dice al giornale: «Lei scende (dal taxi, ndr). Mi stupisco. Nello paga [...]. Ci appoggiamo alla saracinesca sotto casa e continuiamo a baciarci». Poi cambia versione: «Il taxi sarà rimasto neppure un minuto tra Nello che pagava e l’incertezza sul da farsi». Le due si sono baciate o c’è stata «incertezza sul da farsi»? A verbale il conducente ricorda: «Tutti sono scesi, io ho aspettato un secondo in più perché ho creduto fosse una situazione un po’ strana e poi ho riportato la ragazza a casa perché è risalita dopo trenta secondi sul taxi». Dunque, la vittima è tornata a bordo subito e il testimone non parla di effusioni tra le due. Perché la Giudice fa riferimento a un bacio che non ci sarebbe stato?
L’inviata di Piazzapulita prosegue: «Avevo la bambina a casa, il giorno dopo dovevo partire, dico a Nello: omissis (nell’articolo è stato inserito il nome della vittima che noi non ripeteremo, ndr) va via. Risale in taxi e se ne va». Davvero c’era la loro figlioletta nell’appartamento? La difesa della giovane sostiene che in un messaggio audio di 9 secondi, risalente a poche ore prima della festa di compleanno di Sara, quest’ultima faccia chiaramente intendere all’amica di esseri liberi per quell’occasione: «Abbiamo appena lasciato (il nome della piccola, ndr)», dice Sara. Il messaggio è agli atti.
La Giudice si dice convinta che lei e il compagno Trocchia siano stati «puniti» dal nostro giornale per motivi politici (si evocano addirittura un «mandante» e una «trama, qualcosa più grande di noi») e, addirittura, come rappresaglia al suo lavoro nella trasmissione di Corrado Formigli e alle inchieste del marito. «La violenza di quelle parole (il riferimento all’accusa di violenza sessuale di gruppo aggravata riportata dal nostro titolo, ndr) verrà ripulita dalla verità», sentenzia lei. Dimenticando di aggiungere che quello è il capo di incolpazione formulato dal pm, non la nostra interpretazione giuridica. Quanto alla strumentalizzazione politica, abbiamo solo dato conto dei contenuti dei documenti sottolineando sempre il principio di presunzione d’innocenza per gli indagati e chiarendo, fin da subito, che era pendente una richiesta d’archiviazione. Allo stesso modo non avremmo potuto nascondere l’opposizione presentata dall’avvocato della giovane, il penalista Alessandro Gentiloni Silveri, che illumina alcune zone d’ombra dell’inchiesta suggerendo letture alternative dei fatti. A quale punto della filiera sarebbe intervenuto il mandante politico? Chissà. Non è un mistero che gli indagati siano due riconoscibili giornalisti di sinistra, ma questo non ha impedito anche a testate notoriamente progressiste di raccontare nel dettaglio l’inchiesta perché, appunto, si tratta di una notizia (seppur dolorosa). O dobbiamo presumere si tratti di un mandante politico bipartisan?
L’intervista alla reporter televisiva (parrebbe in procinto di sbarcare in Rai) è chiaramente una versione di una parte e, come tale, dev'essere valutata. Pur tuttavia risultando di difficile comprensione quando la professionista prova a spiegare i motivi che avrebbero portato la vittima a tagliare i ponti con lei dopo quella serata: «Ho pensato fosse un momento di imbarazzo, di crisi di coscienza perché era fidanzata. […] ho un approccio liberale alla vita, mi sembrava assurda questa crisi di conformismo»; o quando ammette: «Paghiamo l’eccesso di vita forse». Quale sarebbe il «conformismo»? E che cosa significa «eccesso di vita»?
Serve una precisazione: il nostro resoconto non ha mai lambito i confini della morale o del pudore ma si è mosso entro il perimetro disegnato dal procedimento penale per fattispecie di reato previste dal codice. E il procedimento penale è e resta l’unico ancoraggio rispetto a versioni (legittimamente) discordanti di accusa e difesa.
La Giudice insiste su un punto: lei e il compagno si sono scambiati un bacio consensuale con la ragazza in taxi. Null’altro. E giura: «Ma se Nello mi avesse dato l’impressione di fare un gesto di troppo nei confronti di una donna l’avrei fermato, anzi l’avrei pestato». La Procura disegna, invece, un altro scenario: «Gli elementi di segno contrario […] consentono di nutrire un ragionevole dubbio non tanto sulla materialità del fatto (appare assodato che gli indagati abbiano baciato la parte offesa sul taxi e che il Trocchia l’abbia anche palpeggiata, posto che gli indagati lo ammettono in sede di interrogatorio) ma sul suo concreto dispiegarsi con violenza o minaccia e nella piena consapevolezza da parte degli indagati dell’assenza di consenso». Qual è quindi il concetto di «gesto di troppo» per la Giudice nei confronti di un’altra donna?
Peraltro, la denuncia della vittima del 2 febbraio 2023 tratteggia proprio tutt’altra atmosfera: «Appena si sono chiuse le portiere me li sono ritrovati addosso, prima una poi l’altro, ricordo che mentre mi baciava, Sara diceva “quanto sei bella”», si legge nell’esposto. «[...] non riuscivo a reagire, a muovermi... Lui dava ordini, diceva “tu stasera non puoi tornare a casa, devi venire su da noi”. […] mi baciava e poi ha preso la mia mano, l’ha messa sulle sue parti intime e ho sentito l’erezione. Sono rimasta spiazzata».
Sull’inchiesta si è voluto esibire pure Giandomenico Caiazza, presidente delle Camere penali italiane e già candidato (non eletto) alle ultime europee con la lista Stati Uniti d’Europa di Matteo Renzi, di cui è avvocato difensore. Pur non conoscendo le carte, il legale ha già concluso le sue personalissime indagini commettendo lo stesso errore che egli imputa a chi sui giornali, in tv o sui social sputa sentenze. Per Caiazza si tratta di «un bacio chiesto ed ottenuto». Insomma, una storiella di «tre amici» sorpresi a «cazzeggiare in modo un po’ trasgressivo». Però il penalista scivola su una insinuazione: «Se gli indagati sono avversari politici [...], il garantismo si dissolve e […] si mette su la forca». Avvocato, di chi sarebbero avversari politici Trocchia e la Giudice?






