2019-09-23
Tremano i vertici di Anas. Il Pd vuole cambiare le nomine di Lega e 5 Stelle
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Il nuovo dicastero gestito da Paola De Micheli mette nel mirino l'amministratore delegato Massimo Simonini e Claudio Andrea Gemme. Il primo fu scelto dall'ex ministro Danilo Toninelli, il secondo è espressione del Carroccio di Matteo Salvini. Si parla già di Luciano D'Alfonso, ex presidente dell'Abruzzo, ora senatore dem, in aspettativa come dirigente della società che gestisce 30.000 chilometri di strade e autostrade in Italia.Tre dirigente Anas sono stati arrestati per corruzione a Catania. Avrebbero incassato tangenti dalle aziende appaltatrici che non finivano i lavori mettendo persino a repentaglio la sicurezza. Il giallo del comunicato stoppato dalla procura di Carmelo Zuccaro: c'era il rischio di inquinare le indagini. Lo speciale contiene due articoli.Con l'avvento del nuovo governo giallorosso è ricominciata la caccia per occupare le aziende partecipate statali. Nel mirino ci sono quelle in scadenza nel 2020, ma il Conte bis, formato da Partito democratico e 5 Stelle, ha già messo nel mirino le autorità garanti e alcune aziende della galassia di Cassa depositi e prestiti. Non sono in scadenza i vertici di Anas - la stazione appaltante più importante in Italia da poco passata sotto il cappello di Ferrovie dello Stato -, ma a quanto pare in via Monzambano hanno incominciato già a tremare le poltrone. Il motivo è ovvio. La società controllata del ministero dell'Economia, con in gestione di quasi 30.000 chilometri di strade, ha bisogno di un governo vicino per poter muoversi liberamente nei gangli della politica e della burocrazia. Anas in questi anni ha accumulato poi una quantità sempre più ingente di debiti nei confronti delle grandi società di costruzioni statali, in crisi e in difficoltà in attesa della nascita di Progetto Italia di Pietro Salini. Per di più i suoi conti pesano su quelli di Fs, non senza polemiche. A fine dicembre dello scorso anno, dopo una battaglia senza esclusioni di colpi, il governo gialloblu era riuscito a nominare un nuovo amministratore delegato e un nuovo presidente. Il primo è Massimo Simonini, un interno, scelto dall'ex ministro ai Trasporti Danilo Toninelli. La scelta fu di rottura rispetto al passato. Il politico pentastellato ha provato a raddrizzare un mondo, quello di via Monzambano, caratterizzato da anni da episodi di corruzione e scandali. Il caso della Dama Nera, Antonella Accroglianò, la vecchia gestione del boiardo Pietro Ciucci, come il caos sulle concessioni autostradali, sono ferite che si sentono ancora nel mondo Anas. Come presidente fu invece indicato Claudio Andrea Gemme, espressione questa volta della Lega di Matteo Salvini. Gemme è un genovese, già dirigente di Finmeccanica e Fincantieri, è stato nominato anche commissario per la costruzione del Ponte Morandi. La posizione di entrambi è sotto la lente d'ingrandimento dell'esecutivo. Perché di fondo in questi 14 mesi poco è cambiato. In Sicilia comanda sempre Vito Bonsignore, ex europarlamentare, ex europarlamentare Udc e socio Carige, che ha in mano i project financing della Catania-Ragusa e della Orte-Mestre. Sono due tratte da centinaia di milioni di euro, la seconda da 10 miliardi, che la Silec -Mec della famiglia Bonsignore non ha possibilità economiche di finanziare di tasca sua. Per questo chiede aiuto allo Stato che sarebbe disposto a concederlo. Insomma poco è cambiato. Ma è soprattutto lo stanziamento delle vecchie leve all'interno dell'azienda ad aver reso la situazione sempre più o meno la stessa. Certo, Simonini aveva annunciato di voler stroncare il poltronificio e la galassia di società partecipate, ma c'è riuscito solo in parte. Secondo gli esperti del settore per nulla. Anas è un elefante difficile da smantellare. Così c'è chi al Nazareno starebbe spingendo per un cambio dell'amministratore delegato, magari piazando un nome gradito al Partito Democratico. L'identikit del nuovo numero uno di via Monzambano è Luciano D'Alfonso, senatore dem, storico quadro dirigente di Anas in Molise e in aspettativa continua ormai da anni, dove ha svolto comunque il suo mestiere di politico, tra cui anche il presidente della regione Abruzzo. Tra i papabili c'è anche Ugo Dibennardo, ex Anas Sicilia, già candidato ai vertici di Anas l'anno scorso, ora Concessioni Autostradali Venete Spa (Cav). Il problema per lui è che ormai è considerato un fedelissimo del governatore del Veneto Luca Zaia, un leghista di ferro, visto però come il fumo negli occhi dal governo giallorosso. Paola De Micheli, la nuova plenipotenziaria delle Infrastrutture, sta già facendo il giro delle sette chiese, incontrando i sindaci sul territorio per capire quali interventi dovrà affrontare Anas nel breve periodo. E nel frattempo ricominciano le inchieste della magistratura. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tremano-i-vertici-di-anas-il-pd-vuole-cambiare-le-nomine-di-lega-e-5-stelle-2640466575.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-procura-ferma-un-comunicato-di-anas-sugli-arresti-rischio-di-inquinamento-delle-indagini" data-post-id="2640466575" data-published-at="1758112521" data-use-pagination="False"> La procura ferma un comunicato di Anas sugli arresti: rischio di inquinamento delle indagini C'è un piccolo retroscena da raccontare dietro l'ultima inchiesta della procura di Catania su Anas, con l'arresto dei geometri Riccardo Carmelo Contino, Giuseppe Panzica, entrambi capi centro manutenzione, e un ingegnere, Giuseppe Romano. Le accuse sono di corruzione. In pratica le imprese affidatarie corruttrici eseguivano le opere assegnate senza rispettare i capitolati tecnici e proponendo dei ribassi d'asta notevoli, eseguendo così lavori di qualità inferiore. Su questo si sviluppava un margine fino al 20%, che veniva condiviso con tre funzionari dell'Anas catanese. I tre avrebbero dovuto vigilare sulla corretta esecuzione dei lavori, invece, secondo l'accusa si sarebbe spartiti 10.000 di euro. Il retroscena è questo. Gli arresti sono stati effettuati mercoledì scorso, ma sono stati validati solo venerdì dal gip. Il problema è che le indagini sono continuate nell'assoluto riserbo da parte della procura, mentre la comunicazione Anas avrebbe voluto subito emettere un comunicato di condanna, in modo da prendere immediatamente le distanze. Il tentativo è stato fermato proprio dalla procura di Catania perché avrebbe potuto danneggiare le indagini. Anche perché gli inquirenti sostengono che questo sistema di corruzione sia di «dimensioni molto più ampie», capace di abbassare gli standard della sicurezza sulle autostrade. «Il sistema corruttivo riguarda moltissimi degli interventi di manutenzione effettuati sulle strade della Sicilia Orientale» – ha spiegato il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro -. «Sappiamo che da circa tre anni la loro esecuzione è stata scorretta. Siamo in una fase molto avanzata per individuare tutti i responsabili di questo sistema». Ai funzionari non corrotti e a quei pochi che non si sono fatti corrompere, secondo Zuccaro, «si deve addebitare quantomeno la grave responsabilità di essersi voltati altrove per non vedere quello che era di immediata percezione». Contino e Panzica sono in carcere, Romano è ai domiciliari e avrebbe reso un'ampia confessione sulla rete corruttiva nella quale sarebbero coinvolti anche altri funzionari dell'Anas e numerosi imprenditori. Gli investigatori durante una conferenza stampa hanno parlato di "molti altri indagati" tra cui una decina di imprenditori. Zuccaro ha detto che il sistema «si protrae da alcuni anni e coinvolge i vertici dell'Anas della Sicilia orientale e i funzionari di grado inferiore». Al momento del blitz delle Fiamme Gialle sono stati trovati 3.300 euro nell'ufficio di Contino e 3.700 euro nell'ufficio di Panzica. Romano, che nel frattempo si era allontanato dalla sede dell'Anas, venuto a conoscenza dell'intervento in corso, prima di rientrare nel suo ufficio aveva gettato via da finestrino della sua auto prima di rientrare in ufficio 3.000 euro in contanti che gli erano stati consegnati da Contino. Nell'abitazione di Romano la guardia di finanza ha inoltre trovato 18.200 euro in contanti relativi ad altre tangenti. I tecnici avevano competenza sulle autostrade siciliane. Nel corso di alcune perquisizioni nella sede dell'Anas di Catania sono stati rinvenuti e sequestrati contanti anche 25.000 euro di denaro, probabilmente frutto di tangenti. Anas nel frattempo prende le distanze: «I fatti accaduti sono gravissimi e inaccettabili: siamo un'azienda sana, fortemente impegnata nel contrasto dell'illegalità e in particolare della corruzione. Anas, oltre a condannare in maniera netta l'episodio garantendo che i responsabili saranno perseguiti con assoluto rigore, rafforzerà ulteriormente le misure interne di controllo per evitare il ripetersi di questi episodi».