2023-11-23
Tregua in cambio di ostaggi. Israele riavrà 50 persone. «Ma poi riprendiamo i raid»
Oggi alle 10 il cessate il fuoco tra Hamas e Gerusalemme, che durerà 4 giorni, salvo proroghe. Hezbollah: «Anche noi lo rispetteremo». Netanyahu libererà 150 prigionieri.Alla fine Benjamin Netanyahu ha dovuto cedere alle pressioni e approvare l’accordo con Hamas per il rilascio di 50 ostaggi, tra donne e bambini, in cambio di 150 prigionieri palestinesi e una tregua dai combattimenti di quattro giorni, salvo proroga. È questo il contenuto del documento di sei pagine steso il 18 novembre a Doha, frutto di una trattativa durata cinque settimane e conclusasi in maniera positiva. Ieri finalmente l’annuncio dal Qatar: «Il cessate il fuoco permetterà l’ingresso di un numero maggiore di convogli e aiuti, compreso il carburante destinato ai bisogni umanitari» si legge nella nota. «Lo Stato del Qatar afferma il proprio impegno negli sforzi diplomatici in corso per allentare le tensioni, fermare gli spargimenti di sangue e proteggere i civili. A questo proposito, apprezza gli sforzi della Repubblica araba d’Egitto e degli Stati Uniti». Un comunicato che racconta come sia stato fondamentale il lavoro diplomatico svolto dal Paese del Golfo, ma anche quanto abbia inciso il rapporto americano con Doha e la continua pressione della Casa Bianca esercitata su Netanyahu, che più volte si era detto contrario a scendere a patti coi terroristi, preferendo la via militare. Facendo un passo indietro, va ricordato come già il 14 novembre sembrava essere vicini a un accordo, ma la trattativa subì una brusca frenata, dovuta - secondo la stampa israeliana - ad alcune condizioni poste da Hamas e ritenute inaccettabili da Tel Aviv. Pochi giorni dopo, il 17, c’è stata una telefonata tra Joe Biden e Tamim bin Hamad Al-Thani, in cui il presidente americano chiedeva all’emiro del Qatar di chiudere la trattativa. Chiusura arrivata il 18 e annunciata nella notte tra martedì e mercoledì dall’esecutivo israeliano: «Siamo obbligati a riportare a casa tutti gli ostaggi e abbiamo approvato lo schema della prima fase per raggiungere questo obiettivo» si legge nella nota dell’ufficio del primo ministro. «Il governo di Israele, l’esercito e i servizi di sicurezza continueranno la guerra per riportare a casa tutti gli ostaggi, completare l’eliminazione di Hamas e garantire che non vi sia alcuna nuova minaccia per lo Stato di Israele da Gaza». Stando a quanto riportato dal quotidiano Haaretz, per far entrare in vigore l’accordo si attendeva nella giornata di ieri la pronuncia, arrivata in serata, da parte della Corte suprema israeliana sul ricorso presentato da alcuni cittadini che chiedevano di bloccare il rilascio dei prigionieri palestinesi. Ricorso che è stato respinto e che ha dato quindi il via libera per la prima fase dell’intesa, che scatta alle 10 locali di questa mattina, 23 novembre, con la tregua militare e prosegue con il rilascio di circa dieci ostaggi al giorno a partire dalle 12. Nel documento del negoziato si parla di un’eventuale proroga dei giorni di tregua, che potrebbero aumentare qualora Hamas decidesse di liberare altri ostaggi. Un alto funzionario americano ha spiegato che «non è chiaro se questa pausa porterà a un cessate il fuoco più duraturo». Per procedere a una fase successiva a questo accordo, da Tel Aviv si aspettano che Hamas compia passi importanti per localizzare tutti gli altri ostaggi rimasti al di fuori dello scambio. «Il rilascio di ogni dieci rapiti aggiuntivi comporterà un ulteriore giorno di cessate il fuoco» fanno sapere dall’ufficio di Netanyahu. Il premier israeliano ha commentato il raggiungimento dell’intesa con Hamas dicendo che si tratta di «una decisione difficile, ma giusta». Il ministro degli Esteri Eli Cohen, però, ha precisato come «Israele non si sia impegnato a un cessate il fuoco, bensì a una pausa di 4 giorni», spiegando che «la differenza è enorme: il significato del cessate il fuoco è che dopo il fuoco non c’è una sua ripresa». Intanto dal Libano fonti vicine a Hezbollah hanno detto che, pur non essendo coinvolto nel negoziato, anche il Partito di Dio rispetterà la pausa e sospenderà il lancio di razzi dal Paese dei Cedri.Tutta la diplomazia internazionale nella giornata di ieri è ruotata attorno alla notizia del raggiungimento dell’accordo tra Hamas e Israele. L’accordo della tregua è stato accolto con favore da più parti: Cina, Russia, Emirati Arabi, Ue hanno inviato messaggi positivi. Dall’Italia Giorgia Meloni si è detta sollevata. Per il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres «è un passo nella giusta direzione, ma molto altro deve essere fatto». Negli Stati Uniti Biden si è detto straordinariamente gratificato e soddisfatto» per l’esito dei negoziati che prevede il rilascio di tre cittadini americani, tra cui Abigail Mor Idan, una bimba di tre anni rimasta orfana di entrambi i genitori nel massacro operato da Hamas il 7 ottobre nel kibbutz di Kfar Aza. Il presidente Usa, dopo aver ringraziato Al-Thani e il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, ha sottolineato come questo accordo sia «un chiaro segnale che la sua strategia verso il conflitto tra Israele e Hamas sta funzionando» e che «l’accordo è la dimostrazione dell’instancabile diplomazia e determinazione di molti esponenti del governo statunitense impegnati a far tornare gli americani a casa». La prossima settimana, a tal proposito, è previsto un nuovo viaggio a Tel Aviv - il quarto dall’inizio del conflitto - del segretario di Stato americano Antony Blinken. Nel frattempo, Hamas ieri ha diffuso l’ultimo bilancio delle vittime dal 7 ottobre: 14.532 morti, di cui oltre 6.000 bambini e 4.000 donne, più circa 7.000 dispersi. Numeri che al momento non è possibile verificare in maniera indipendente.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)